venerdì 13 settembre 2024

IL BEN VIVERE

 
La forza positiva dell’homo generativus

Riduce le diseguaglianze e si può educare 

Il Rapporto 2024 sul Ben-vivere in Italia invita a investire sulle “persone generative”, capaci di combinare abilità personali e creatività con l’intenzione di agire positivamente sulla vita degli altri

 

- di SERGIO GATTI

 Le disuguaglianze di vario genere, soprattutto quelle di reddito, minano la democrazia sostanziale. È uno dei punti più rilevanti e gravi emersi anche di recente sia nel percorso di preparazione sia nelle giornate di lavoro triestine della 50ma Settima sociale dei cattolici in Italia tenutasi lo scorso luglio. Diverse e originali le analisi proposte. Molte e molto concrete le indicazioni emerse, sia come buone pratiche replicabili sia come proposte di coinvolgimento rivolte a tutti. Non solo ai cattolici. Come si rivolgono a tutti le indicazioni che emergono dal Rapporto 2024 sul Ben-vivere e la Generatività in Italia, promosso dal Festival nazionale dell’Economia civile, sostenuto da Federcasse con il supporto di Fondosviluppo e in partnership con Avvenire.

 Il Rapporto 2024, il sesto della serie, si concentra proprio sull’analisi e sull’interpretazione delle diverse forme di disuguaglianza e giunge ad alcune prime conclusioni. La prima: se si vogliono ridurre le diseguaglianze fra Centro-Nord e Sud e fra Comuni capoluogo e comuni non capoluogo, con particolare attenzione alla questione delle aree interne dove vivono oltre 13 milioni di italiani), occorre investire sulla generatività. «Sono le persone generative che fanno la differenza e non la provenienza geografica o l’essere residenti in una determinata tipologia di comune », precisa il Rapporto che sarà edito da Ecra e che verrà presentato a Firenze il 5 ottobre prossimo in occasione della VI edizione del Festival.

 Ma come si può definire l’homo generativus?

 Quella persona che è in grado di combinare la creatività e le capacità personali con l’abilità e l’intenzione di incidere positivamente sulla vita degli altri. Tale generatività risulta sempre più un fattore decisivo a livello sia individuale (soddisfazione e ricchezza di senso di vivere) sia delle comunità (affrontare e vincere le sfide della transizione).

 Cosa significa allora investire nella generatività? Vuol dire, in sintesi, investire sulle sue cinque dimensioni caratterizzanti: a) la scelta quotidiana - da parte dei cittadini, delle aziende, delle amministrazioni - di consumare e di investire scegliendo consapevolmente il produttore di beni/erogatore di servizi che rispettino le norme della sostenibilità integrale e promuovano uno sviluppo inclusivo (il “voto col portafoglio”); b) il dinamismo familiare e professionale; c) lo spirito imprenditoriale e la creatività cooperativa; d) l’impegno sociale; e) l’impegno ambientale. Ma non basta. Secondo i curatori del Rapporto - Becchetti, Bova, De Rosa, Semplici - questo investimento deve articolarsi seguendo tre strategie fra loro intrecciate e complementari: una, sistemica o istituzionale (“dall’alto”), un’altra a livello personale (“dal basso individuale”), la terza di comunità (“dal basso cooperativa”).

 Mentre si avvicina la scadenza del 20 settembre, entro la quale i governi dei 27 paesi dell’Unione europea dovranno presentare i propri Piani di bilanci strutturali pluriennali, come richiesto dalla riforma della governance fiscale della Ue (il nuovo Patto di stabilità e crescita) è evidente il dilemma che interroga il governo italiano (non solo l’attuale): cosa sacrificare e cosa privilegiare nelle priorità di investimento strategico su tanti fronti. Cominciando proprio dalla necessità di ridurre quanto più possibile le disuguaglianze strutturali in termini di servizi di cittadinanza: istruzione, salute, casa, servizi all’infanzia e le persone non autosufficienti, mobilità e connettività, innovazione e ricerca). I Paesi ad alto indebitamento (e ad alta evasione fiscale) come il nostro, risultano più vulnerabili e maggiormente esposti agli effetti negativi delle crisi di qualsiasi genere. Se non hai abbastanza risorse per investire su nuove frontiere e neanche per fare manutenzione dell’esistente (edilizia scolastica, sanitaria, carceraria; servizi agli anziani; ricerca e innovazione…), il patrimonio materiale e immateriale del paese perde valore e funzionalità.

 Il Rapporto 2024 sul Ben-vivere accentua il proprio connotato di strumento non solo di analisi, ma anche di policy da costruire in modo partecipato e capaci di attivare «lo sviluppo integrale, integrato e integrante dei territori». Policy che hanno necessità di ancorarsi ad un più intenso e pienamente intenzionale impegno educativo di lungo periodo alla democrazia partecipata che è una delle forme più avanzate e sofisticate della fraternità. E qui ancora una volta papa Bergoglio indica la strada: «La fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all’uguaglianza. Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori?» (§103, Fratelli tutti).

 La generatività delle persone può rappresentare l’enzima capace di controbilanciare l’effetto negativo delle diseguaglianze e di avviare percorsi per la loro correzione. E di recente, Paolo Venturi direttore di Aiccon, ha ricordato come la «creazione di valore sociale nasce dall’inclusione e dall’attivazione della persona, dalla sua valorizzazione. È infatti il potenziamento della persona nella sua integralità (desiderio incluso) che permette un cambiamento tanto nei bisogni, quanto nei contesti». La definizione dell’homo generativus contemporaneo sembra in linea con la visione originale di Antonio Genovesi “inventore” a fine ‘700 della Scuola napoletana di Economia civile.

 *Direttore generale Federcasse


www.avvenire.it 

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