martedì 24 settembre 2024

UNA PRESIDENTE CHE LASCIA UNA LUMINOSA TRACCIA

 Mariangela Prioreschi, già presidente nazionale dell’Aimc, è tornata alla Casa del Padre. Nell’associazione ha svolto, con amore, competenza, responsabilità e lungimiranza, vari incarichi, tra i quali la responsabilità della stampa associativa, in particolare della storica rivista “Il Maestro”. Donna di fede, di cultura e di generoso impegno, di umiltà e di spirito di servizio, ha rappresentato degnamente l’associazione nei vari contesti ecclesiastici e civili italiani.

Ha privilegiato l’arte del pensare e del prendersi cura di tutti e di ogni cosa, nella quotidianità e nei grandi eventi. Perciò, lascia una profonda traccia nel cammino associativo e un luminoso esempio   per tutti.


Anna Maria Bianchi, che ha condiviso il suo cammino, nella gestione dell'Associazione, ne fa memoria con una affettuosa e calorosa lettera che le rivolge.

 

Mariangela,

mi è difficile parlare di te e non con te. Mi addolora prendere coscienza che viene spezzato un dialogo costruito in oltre un ventennio dentro e oltre il Clivo.

Giornate intense di lavoro che spesso si prolungavano nel dopocena, eppure c’è sempre stato il tempo per una sosta orante nella penombra silenziosa della Cappella o per “due chiacchiere” al quarto piano prima della buonanotte. Tante parole, scambiate nell’amicizia e nell’affetto sincero.

Del resto, la tua caratteristica è proprio l’amore per la parola, la ricerca faticosa e appassionata di quella giusta, del particolare che può diventare valore aggiunto e cambiare il senso di una situazione, di una realtà, aprendo a un nuovo e più ampio orizzonte. “Piani di studio personalizza(n)ti” e “Professioni (con)divise”, titoli di due Convegni nazionali, ne sono solo due esempi. Un semplice gioco di parole ad effetto? No! Piuttosto uno scavare dentro le parole per rispondere alla domanda di senso che di volta in volta sentivi salire dalla scuola, dalla società, dalla Chiesa. Personalizzato è più pregnante di individualizzato, ma – dicevi - è comunque un participio passato, che dà l’idea di qualcosa di concluso, di un tracciato su misura, ma da fruire più che da costruire e incrementare chiamando in causa il soggetto in formazione. Non andava bene perché la persona ha in sé il carattere dell’inesauribilità, del mai fatto e rifinito, del divenire e progredire.

Ci sento risuonare il “già e non ancora” che definisce la speranza e lo stesso popolo di Dio in cammino.

Gli anni della tua presidenza hanno visto tanti cambiamenti nella scuola, a partire dall’autonomia. Quanta fatica per far capire anche ai professionisti di scuola che l’autonomia non è concessa, attribuita dall’alto, da chi ha potere, ma va semplicemente riconosciuta, perché è qualcosa di costitutivo, che caratterizza la scuola da sempre: se non è autonoma, non è scuola.  Anche qui questione di parole, ma di quale peso!

Amore per la Parola e per le parole. Del resto “Il maestro”, la nostra rivista associativa, può ben definirsi tua creatura, coltivata e perfezionata negli anni spesi come responsabile della stampa e del giornale. Questo, però, non ha mai significato chiusura al nuovo. Proprio nella stagione dell’autonomia ricordo un “paginone “centrale del giornale, il primo tentativo di una sorta di ipertesto cartaceo in forma grafica, costruendo una fitta, forse anche troppo intricata, rete di rimandi e interazioni fra linea temporale, parole chiave, documenti ed eventi. A breve sarebbe venuto il primo vero ipertesto, perché sei sempre stata dentro i processi con volontà costruttiva.

Processi, altra parola che hai tradotto in azione. Basti un solo esempio: la svolta nella costruzione e nella presentazione anche grafica del planning annuale 2007-2008, non una serie cronologica di eventi, ma la valorizzazione dell’intera rete associativa, un processo aperto e mai concluso, declinando le linee direttici dell’anno nel reticolo di primato dell’educativo e benessere associativo. Riflettendoci alla luce dell’oggi, attivare processi è il compito che papa Francesco ci affida nella Evangelii Gaudium.

 E prima di licenziare una iniziativa, Congresso, Convegno, Scuola di formazione o Tavola rotonda che fosse, quanti pomeriggi a cercare con il Gruppo operativo la declinazione migliore, il titolo più adatto, sull’onda del “possiamo fare di meglio” dopo ogni proposta, fino ad essere tutti soddisfatti. Ricercare insieme. Le tue spiccate doti di intuizione, le tue capacità ti avrebbero permesso di fare prima, e forse meglio, da sola; ma l’importante per te era insieme, perché nella condivisione e nella corresponsabilità hai sempre creduto ed hai continuato a crederci anche nelle delusioni.

Questo insieme, come hai avuto modo più volte di esplicitare, si compone di tre elementi: prossimità, cioè, stare al fianco, prendersi cura; progettualità, intesa come capacità/volontà di protendersi verso il futuro, rimanendo però ben ancorati al contesto; partecipazione, cioè volontà di concorrere a una costruzione comune, passando dal prendere parte al sentirsi parte.  

Ci siamo chiesti tante volte che cosa serve per attivare questo processo di partecipazione responsabile da attuare con la “sapienza del cuore” e nella convinzione che l’Aimc esiste per rispondere ad un dovere inderogabile legato al carisma battesimale, in obbedienza alla vocazione laicale.  Scusami, Mariangela, se non trovando parole migliori per dirlo rubo quelle di un tuo editoriale:

“C’è bisogno di senso di realtà ma anche di capacità di sogno; di pragmatismo ma anche di speranza; di azione ma anche di riflessione, per non perdere il gusto di vivere da persone, da professionisti, da cristiani laici. Insieme si può.”  

Era il 2005 e l’Aimc si preparava al suo XVIII Congresso. Sembrano scritte ora, per dare una prospettiva e una speranza in un clima di sempre maggior individualismo e sempre minore solidarietà, in tutti i campi.

Le considero la tua attuale consegna all’Aimc, una bussola perché l’Associazione non si smarrisca.

Mia cara amica, so che sei “nella stanza accanto”; non ti posso vedere, per ora, ma posso sentire la tua presenza e custodirla nel cuore, continuando il dialogo iniziato tanti anni fa.

 

Anna Maria

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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