RENDERE DIO
una
BUONA NOTIZIA
-di
ENZO BIANCHI
Papa
Francesco sa che è compito della Chiesa portare ovunque l’eu-anghélion, la
buona notizia, anche “alle isole più lontane che sono in attesa di una buona
speranza”.
Dopo
più di dieci anni di pontificato comprendiamo qual è il compito principale che
questo papa si è dato: evangelizzare Dio, cioè, rendere Dio una buona notizia
per i popoli che credono in lui ma sono tentati di venerarlo come un “Dio con
noi” e “contro gli altri”, come un Dio che conduce alla guerra e ispira il
terrorismo.
Tentazione
da cui non sono esenti neppure i cristiani: basta leggere quello che accade in
Ucraina tra gli ortodossi e tra ortodossi e greco-cattolici sempre pronti ad
avanzare pretese. L’opera di Francesco ha questa ampiezza di orizzonti che non
sempre i nostri cattolici riescono a comprendere.
Quest’uomo
ha terminato un lungo e faticoso viaggio alle periferie del mondo: isole
lontane, l’Indonesia dove vive il più numeroso popolo musulmano. Si è spinto
fino a quelle terre per fare un’alleanza di pace che ha firmato con il Grande
imam Nasaruddin Umar, della moschea di Istiqlal a Giacarta: ci sia armonia
religiosa, pace tra le religioni per il bene di tutta l’umanità. Sì, nella
visione di Papa Francesco l’orizzonte è l’umanità intera, non soltanto la
Chiesa!
Il
Papa in questo viaggio non ha parlato di Cristo alle genti in modo esplicito,
ma ogni volta che ha annunciato giustizia, pace, riconciliazione e perdono,
egli non ha fatto che ripetere, senza mai nominarlo, il messaggio di Cristo suo
Signore. D’altronde nella lettera Fratelli tutti già indicava e chiedeva
una fraternità che non si limitasse ai cristiani (tale era la visione
tradizionale della chiesa), ma a tutti, a tutti! E proprio per questo la prima
qualità della chiesa è di essere casa, luogo di accoglienza, non per aumentare
i convertiti, ma per offrire un’umanità rappacificata a quel Signore Dio nel
quale alcuni credono. E il Papa ha insistito ancora una volta sulla sapienza
multicolorata di Dio che vuole non l’uniformità ma la differenza delle culture,
ha ripetuto che le differenze sono una ricchezza, anzi il vero tesoro per
l’Indonesia, ma non devono diventare motivo di conflitto! Per questo ha
inserito nel suo discorso una riflessione sul tunnel che collega a Jakarta la
moschea Istiqlal, la più grande del sud-est asiatico, e la cattedrale
cattolica, l’una di fronte all’altra: “È il ‘Tunnel dell’amicizia’, luogo di
dialogo e di incontro! Per questo non c’è buio ma luce, perché illuminato
dall’amicizia di quei cittadini che incrociano altri cittadini di diversa
confessione e credenza e si inchinano con amicizia”. Ma questa azione pastorale
di Francesco disturba, è poco sentita ed è anche contestata da chi gli ricorda
che suo compito è la predicazione del Vangelo fatta sì in modo aperto, ma senza
l’ossessione del dialogo. E questo significherà un rifiuto perché il Vangelo
scandalizza e per ora guai a chi evangelizza Dio! Gesù è già stato condannato
per aver fatto tale operazione.
E sarà così ancora e sempre...
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