Alunno delle medie non si presenta all'esame: il
preside va a prenderlo a casa
Senza aver sostenuto la prova, l’anno sarebbe andato
perso. Il dirigente: "La scuola è fatta di relazioni e non di burocrazia e
protocolli da rispettare per essere in regola"
L’emozione che serpeggiava mercoledì mattina tra gli
alunni di una scuola media del parmense, in procinto di affrontare la prima
prova scritta del loro primo vero esame, era tanta.
Ma, una volta che tutti gli studenti hanno occupato il
loro posto, a spiccare tra le fila dei banchi è uno spazio vuoto: al momento
dell’appello, manca Alessandro (il nome è di fantasia).
I compagni non sanno dire a cosa sia dovuto il
ritardo. Forse difficoltà di trasporto, forse l’amico non sta bene.
"Naturalmente, i docenti che si sono accorti
dell’assenza del ragazzo erano preoccupati, si domandavano come mai Alessandro
fosse assente proprio nel giorno dello scritto dell’esame di Stato",
racconta il dirigente scolastico raggiunto al telefono.
Dopo qualche minuto di attesa e qualche messaggio
inviato sul cellulare di Alessandro da parte dei compagni, la segreteria inizia
il giro di chiamate sui cellulari dei genitori: nessuna risposta.
A questo punto, si potrebbe procedere avviando
l’esame: i tentativi che andavano fatti sono stati stati fatti.
Ma in questa piccola storia, la differenza sta nel
fare un passo oltre quanto è dovuto, oltre quanto è previsto da protocolli e
burocrazia: il preside (dovremmo scrivere "dirigente", ma
"preside" si amalgama meglio a una vicenda che ha il sapore di un
tempo in cui il fattore umano era più libero di esprimersi) dopo essersi
informato sull’indirizzo dell’alunno, chiede di aspettare ad avviare la prova,
prende la macchina e si presenta a casa del ragazzo.
Sono le otto e mezza quando il dirigente suona al
campanello e, ad aprire, arriva proprio Alessandro, ancora in pigiama,
chiaramente svegliato dalla inattesa e per lui sorprendente comparsa del suo
preside sulla soglia.
"Giuro che non lo sapevo! Credevo che ci fosse
solo la parte orale dell’esame… Mi vesto subito e arrivo!": queste le
parole del ragazzino di fronte alla notizia che proprio quella mattina avrebbe
dovuto affrontare la prova di Italiano.
E che insegnanti e compagni lo stavano aspettando, non
senza apprensione. "I docenti avevano spiegato più volte come sarebbe
stato strutturato l’esame indicando chiaramente le date delle prove, ma
Alessandro, che è un ragazzo intelligente e in gamba, non sempre è sintonizzato
sulla scuola come priorità. Quando però ha capito che era il giorno d’esame, è
venuto volentieri, oltre che di corsa".
Che cosa sarebbe successo se non lo aveste
rintracciato a casa e portato all’esame? "Esistono le sessioni suppletive
per sostenere le prove ma si possono attivare solo per assenze giustificate da
ragioni serie, non certo perché un alunno si scorda a letto".
Quindi, senza avere sostenuto l'esame, l’anno sarebbe
andato perso. E in un Paese, l’Italia, che ha un tasso di abbandono scolastico
tra i più alti in Europa, la storia di un preside che va a prendere a casa un
suo alunno assente nel giorno dell’esame, racconta di un senso di cura e di
responsabilità che lavorano contro la dispersione: "Ovviamente esistono
casi e contesti molto complessi, ma spesso ci scordiamo che la scuola è fatta
di relazioni e non di burocrazia e protocolli da rispettare per essere in regola.
Il mestiere dell’insegnante è relazionale e questo ognuno di noi dovrebbe
scriverlo e appenderlo in un quadro da tenere in salotto".
Una storia finita bene
proprio perché ha funzionato prima di tutto il senso di cura nella relazione e
quello di una responsabilità che significa trovare e dare risposte in prima
persona.
"Sì, è finita bene e
domani, se non viene, lo vado a prendere ancora: Alessandro deve farla la sua
terza media", conclude così, sorridendo, il dirigente.
Reppubblica
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