L’incontro sulla tematica “Empatia e prosocialità Vs Bullismo e Cyber Bullismo”, organizzato dall’AIMC sezione di Giarre in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Santa Venerina, svoltosi il 30 maggio 2023, ha suscitato grande interesse tra i numerosi docenti che hanno aderito all'iniziativa.
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di Maria Torrisi
La
Presidente della sezione AIMC di Giarre, Maria Torrisi, ha introdotto la
tematica dell’incontro partendo dalla considerazione della tendenza all’aumento
dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, facilitato anche dal particolare
periodo della pandemia da Covid 19 che ha accentuato l’isolamento e la
difficoltà nelle relazioni sociali.
Tali
fenomeni molto presenti, purtroppo, nelle vite dei ragazzi, specie in ambito
scolastico, rappresentano un serio problema che va ad intaccare l’equilibrio
psico-fisico della persona che viene presa di mira, le cui conseguenze fanno
registrare sempre più casi di vergogna, isolamento, ansia, depressione e
perfino tentativi di suicidio. Pertanto, si rende quanto mai necessaria una
sinergia di forze di tutti gli attori sociali a cominciare dalla famiglia,
dalla scuola, dal gruppo dei pari, dagli specialisti, tale da inseguire
modalità e pratiche educative atte a contrastare detti fenomeni, soprattutto in
chiave preventiva.
A
seguire, i saluti e l’intervento della Dirigente Scolastica Mariangiola
Garraffo, dell’Istituto Comprensivo Santa Venerina che ha riportato la
testimonianza della propria scuola per quanto riguarda le azioni intraprese per
contrastare tali fenomeni, citando la formazione svolta sia per i genitori,
dall’associazione AITF, sulle relazioni familiari, gestione dei conflitti familiari
e sociali, comprensione e valorizzazione dei bisogni psicologici e affettivi
dei minori; sia la formazione per i docenti sulle “Pratiche Riparative”
condotta da esperti dell'Associazione Comunità il Gabbiano, partner del
progetto L’ora di Lezione Non Basta, che la scuola porta avanti da alcuni anni,
riguardante appunto le pratiche riparative da mettere in atto nella gestione
dei conflitti e della violenza, in genere.
I
percorsi citati hanno inteso affrontare la questione di certi comportamenti riconducibili
al bullismo o cyberbullismo o comunque ad atteggiamenti di violenza, di
prevaricazione, di conflitto, prefiggendosi l’obiettivo primario di
approfondire la comprensione delle dinamiche sottese a tali fenomeni, al fine
di trasformarli da distruttivi a costruttivi. Per affrontare queste situazioni
delicate, prendendo in considerazione i vari aspetti che possono aver guidato certe
azioni, continua la Dirigente Garraffo bisogna partire dall’ascolto e dalla comunicazione.
Non è sufficiente sostenere la vittima di bullismo e/o prevedere
"punizioni" per il colpevole di turno, ma è necessario ascoltare
l'autore della violenza, il cosiddetto “carnefice”. Prestare ascolto a quelle
che sono le sue emozioni, i sentimenti, le implicazioni relazionali e sociali
che hanno determinato certi comportamenti, certe azioni. È necessario, conclude
la Dirigente Garraffo, costruire contesti collettivi per far emergere i
bisogni, assegnare significati, rielaborare situazioni, basati su un’effettiva
collaborazione tra docenti, genitori, studenti, psicologi, allo scopo di
analizzare il problema, mettere in discussione i luoghi comuni e dare risposte
e soluzioni adeguate.
L’
intervento di Davide Bennato, Prof. di Sociologia dei processi culturali e
comunicativi, Sociologia dei media digitali e Sociologia Digitale
all’Università agli Studi di Catania, autore di diversi articoli scritti per
Agendadigitale.eu, - una testata giornalistica e scientifica che si avvale di
collaboratori autorevoli e specializzati, per accompagnare l'Italia nella
rivoluzione digitale -, ha posto l’accento sul concetto di “esercizio di
violenza”, quale atto o serie di atti trasgressivi e violenti, verbali, fisici,
psicologici, commessi a danno di coetanei più deboli, denotante i due fenomeni
di bullismo e cyber bullismo.
E
sia che si tratti di bullismo sia che si tratti di cyberbullismo,
fondamentalmente non esiste una grande differenza tra le due forme, in quanto
sia il bullismo che il cyberbullismo sono da intendersi, appunto, come
“esercizio di violenza”; nel primo caso perpetrato “faccia a faccia”, nel
secondo caso attraverso strumenti tecnologici. Così come le tecnologie ancor prima
di essere tecnologie sono spazi sociali, afferma il Prof. Bennato, allo stesso
modo il cyber, ancor prima di essere cyber è bullismo! Affermazioni queste che,
come una cartina da tornasole confermano l’influenza sia del corredo genetico
responsabile di determinati tratti distintivi dell’individuo, sia dell’ambiente
in cui l’individuo nasce, cresce e si sviluppa.
Come
confermato dagli studi di varie scienze, psicologia, neuroscienze, sociologia
..., l'ambiente in cui l'individuo si forma incide molto di più delle
peculiarità distintive innate.
A
determinare detto esercizio, dunque, sono tanti i fattori concorrenti,
riconducibili ad ambiente familiare, contesto sociale di appartenenza, clima
scolastico, caratteristiche individuali; elementi tutti che incidono sui
comportamenti dell’individuo e che possono creare sfumature diverse da un polo
all’altro della linea di condotta che va dal subire al sopraffare.
Pertanto,
un notevole peso assume, nella formazione della personalità, il background socioculturale
in cui il soggetto vive, quale fattore in grado di contribuire allo sviluppo di
certi comportamenti devianti e violenti.
Pensiamo
a questo punto ad una teoria di stampo olistico quale potrebbe essere quella di
Durkheim, che nel suo scritto “Regole del metodo sociologico” , afferma “Quando
ci si accinge a spiegare un fenomeno sociale, bisogna cercare separatamente la
causa efficiente che lo produce e la funzione che esso assolve”.
Appurate,
dunque, le cause che potrebbero essere addebitate a situazioni che il ragazzo vive
quotidianamente perché inserito in una società formata da “fatti sociali” ,
cioè dall’insieme di modi di pensare e agire che si qualificano come entità
esterne all’individuo, in grado, però, di governarlo, di orientarlo a
determinati valori e comportamenti, resta ancora da analizzare la funzione a
cui il fenomeno intende ottemperare.
Spesso
comportamenti aggressivi sia in forma verbale che relazionale sono dettati da
una forma di paura, per cui il bullo cerca in tutti i modi di mettere paura ad
un coetaneo perché è lui stesso ad avere paura, nonostante faccia credere il
contrario. Di solito, viene esibita una forza, un coraggio, che di per sé sono
fittizie; l’autostima che il bullo manifesta, che traspare dalla sua voce, dai suoi
atteggiamenti, cela in sé una forma di egoismo, dettata da un meccanismo di
difesa. Ecco, in questo caso un esempio della funzione cui vuole assolvere un
comportamento violento. Quest’ultimo non vuole far altro che coprire il timore,
di chi compie la violenza, di essere attaccato, di non saper reagire,
innescando così il meccanismo della sua potenza, della sopravvalutazione di sé.
L’esibizione
della forza, nell’ambiente digitale, rispetto all’ambiente fisico, viene di
gran lunga enfatizzato, restituendo, pertanto, una errata percezione della forza
esibita.
Pertanto,
il cyberbullismo non si pone altro che in continuità con il bullismo, la
differenza, continua il Prof. Bennato, sta, dunque, nell’enfasi prodotta dal
contesto digitale, per cui una violenza che si esercita nello spazio fisico
viene continuata nello spazio digitale, dove le tecnologie fungono da
“moltiplicatore”.
Avviandosi
alla conclusione del suo intervento, il Prof Bennato si proclama, comunque, a favore
delle tecnologie, per le opportunità che esse offrono, quali strumenti che rendono
la didattica più accattivante, che riducono distanze, facilitano le
comunicazioni e le informazioni con un tempo flessibile, e condivide quanto
espresso dalla Dirigente Garraffo, a proposito del coinvolgimento di tutte le
componenti interessate, scuola, famiglia, alunni, docenti, per disinnescare i
meccanismi prodotti dai fenomeni analizzati. Un approccio di tipo sistemico,
finalizzato a mettere in atto misure preventive atte a contrastare il fenomeno,
agendo sia sul fronte di una efficace comunicazione, sia promuovendo il
rispetto dell’altro, la relazione interpersonale, sia colmando le lacune legate
a una scarsa conoscenza del funzionamento e dell’utilizzo degli strumenti
tecnologici, attenzionando in modo particolare la cosiddetta “netiquette”, ovvero
l’insieme di regole di condotta per comunicare in Internet in modo rispettoso e
appropriato, che impedisce, tra l’altro, di incorrere in sanzioni, è fondamentale!
La misura, dunque, da adottare per eccellenza, conclude il Prof. Bennato, non
può essere altro che una buona Educazione, perché quando siamo educati fuori,
poi lo siamo anche dentro il digitale!
A
partire da questa frase, che non è solo di effetto, ma che ci parla di
Educazione ai Media, come comprensione critica dei media, che permette di
riconoscerli per ciò che sono, ovvero non solo “strumenti” ma orizzonti
linguistici e culturali, di una realtà dove virtuale e reale si incontrano su
uno stesso piano, ha preso vita la relazione della docente Giusy La Mastra che
ha indicato l’Empatia e la prosocialità quali strategie di prevenzione per
mettere in atto azioni intese ad arginare i fenomeni di bullismo e
cyberbullismo, favorendo sin dall’infanzia, la pro socialità, la relazione
empatica con gli altri, il rispetto di se stessi e dell’Altro, quali abilità
sociali per evitare forme di prevaricazione, sopraffazione, violenza, in
qualsiasi ambiente reale e/o virtuale, in qualsiasi modalità.
Combattere
il bullismo e il cyberbullismo significa aver cura del presente e del futuro
dei ragazzi, continua La Mastra, significa assumersi l’ impegno da parte della
scuola e dei docenti a prevenire questi fenomeni mediante una alleanza tra le
varie componenti e la messa in atto di pratiche educative significative.
Riferisce,
dunque, la testimonianza delle metodologie innovative messe in campo nella scuola
dove presta servizio, l’Istituto Comprensivo di Santa Venerina, che ha aderito,
già da anni al modello di Scuola Senza Zaino. Un modello di scuola che mette
l’alunno al centro, che poggia su tre nuclei fondamentali: ospitalità,
comunità, responsabilità, che si avvale di un approccio globale al curricolo
che pone in primo piano non la trasmissione di contenuti ma l’acquisizione di
conoscenze, abilità e competenze attraverso esperienze significative che vedono
le discipline interessate in modo trasversale; che prevede attività
laboratoriali dentro e fuori l’aula; percorsi di musica, teatro, sport,
attività che permettono agli alunni di coltivare i loro talenti e loro
inclinazioni, mettendo in gioco non solo il cognitivo ma anche emozioni,
sentimenti, affettività.
Attraverso,
soprattutto, la cooperazione, derivante dal setting d’aula adottato, che
facilita la comunicazione e il dialogo, i bambini sono portati ad eliminare
quelle parole, quelle espressioni da cui spesso prende l’avvio la strada per il
bullismo. Questi ambienti di apprendimento si prefiggono di favorire il miglioramento
dei rapporti interpersonali, di recidere sul nascere eventuali atteggiamenti di
bullismo, perché indirizza gli alunni verso la crescita autonoma e
responsabile, verso il saper stare con gli altri, attraverso metodologie innovative
atte a favorire la comunicazione.
L’agorà,
praticata quotidianamente, in modalità circle time, quale spazio in cui ognuno
può esprimere il proprio pensiero su un determinato argomento, dove poter fare
proposte, scambiarsi opinioni, tenendo presenti i vari punta di vista, nel
rispetto della reciproca libertà, si costituisce come una prassi civile e
democratica che promuove la condivisione di idee e la collaborazione in vista
di un bene comune. Tutto questo si svolge in un tempo flessibile e informato,
perché agli alunni viene presentato il planning delle attività programmate, suscettibile
comunque di revisione e cambiamenti, determinati da particolari interessi manifestati
dai bambini per qualche argomento e/o attività in particolare.
Promuovere
la prosocialità e l’empatia come abilità sociali in grado di prevenire fenomeni
come il bullismo e il cyberbullismo, conclude la docente La Mastra, significa
indirizzare gli alunni alla via della gentilezza, della cooperazione, della
condivisione, del rispetto, della cura di sé, degli altri, delle cose, dell’
ambiente naturale; significa indirizzarli verso uno sviluppo sostenibile inteso
a contrastare quella povertà educativa che non si esaurisce nella scarsità di
mezzi economici, ma che auspica di combattere l’analfabetismo emotivo di cui è pregna
la società di oggi, affinché la voce del più forte non possa mai risuonare incontrastata,
non possa mai prendere il sopravvento sul più debole per intimidirlo e ferirlo nel
profondo, ma possa essere risanata dall’ascolto, dalla comprensione, dalla
cura.
A
conclusione degli interventi dei relatori hanno preso la parola la Presidente
AIMC Regione Sicilia, Marina Ciurcina e le socie della sezione AIMC di Giarre,
Cecilia Belfiore e Maria Caserta, che, con analisi accurate e significative
circa la società in cui viviamo, sempre più frammentata, che rende gli
individui incapaci di empatia, di altruismo e di qualsiasi gesto e azione di
solidarietà, hanno confermato la necessità dell'azione a cui la scuola, in
sintonia con le famiglie e altre istituzioni è chiamata, per promuovere una
formazione in grado di far fronte all’inquietudine, alla solitudine diffusa,
alla disattenzione civile, alla invisibilità morale, all’indifferenza dei
segni, espressioni con le quali vari sociologi hanno analizzato i caratteri preminenti
nella società, mettendo in atto pratiche di Ascolto. A tal proposito facciamo nostre
le affermazioni di Serge Moscovici, quanto mai attuali per rispondere alla
complessità della nostra società globalizzata: “Aiutare, condividere e
cooperare, sono tre comportamenti prosociali che non devono mai mancare
nell’educazione dei ragazzi”.
Per
concludere, ringraziando i relatori e i docenti tutti partecipanti
all'incontro, confidiamo in una “rivoluzione culturale” della scuola in ogni
ordine e grado, per costruire nuove forme di aggregazione sociale e culturale e
senza perdere mai la speranza, con la consapevolezza che ogni piccolo seme
genera una nuova pianta, ricordiamo le parole di Baumann “Non dimentichiamo che
ogni maggioranza all’inizio era una minuscola, invisibile e impercettibile minoranza.
E che perfino le querce centenarie provengono da ghiande ridicolmente minuscole.”
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