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venerdì 16 giugno 2023

UNA SCUOLA FATTA DI RELAZIONI UMANE

Alunno delle medie non si presenta all'esame: 
il preside va a prenderlo a casa 

Senza aver sostenuto la prova, l’anno sarebbe andato perso. Il dirigente: "La scuola è fatta di relazioni e non di burocrazia e protocolli da rispettare per essere in regola"

L’emozione che serpeggiava mercoledì mattina tra gli alunni di una scuola media del parmense, in procinto di affrontare la prima prova scritta del loro primo vero esame, era tanta.

 Ma, una volta che tutti gli studenti hanno occupato il loro posto, a spiccare tra le fila dei banchi è uno spazio vuoto: al momento dell’appello, manca Alessandro (il nome è di fantasia).

 I compagni non sanno dire a cosa sia dovuto il ritardo. Forse difficoltà di trasporto, forse l’amico non sta bene.

 "Naturalmente, i docenti che si sono accorti dell’assenza del ragazzo erano preoccupati, si domandavano come mai Alessandro fosse assente proprio nel giorno dello scritto dell’esame di Stato", racconta il dirigente scolastico raggiunto al telefono.

 Dopo qualche minuto di attesa e qualche messaggio inviato sul cellulare di Alessandro da parte dei compagni, la segreteria inizia il giro di chiamate sui cellulari dei genitori: nessuna risposta.

 A questo punto, si potrebbe procedere avviando l’esame: i tentativi che andavano fatti sono stati stati fatti.

 Ma in questa piccola storia, la differenza sta nel fare un passo oltre quanto è dovuto, oltre quanto è previsto da protocolli e burocrazia: il preside (dovremmo scrivere "dirigente", ma "preside" si amalgama meglio a una vicenda che ha il sapore di un tempo in cui il fattore umano era più libero di esprimersi) dopo essersi informato sull’indirizzo dell’alunno, chiede di aspettare ad avviare la prova, prende la macchina e si presenta a casa del ragazzo.

 Sono le otto e mezza quando il dirigente suona al campanello e, ad aprire, arriva proprio Alessandro, ancora in pigiama, chiaramente svegliato dalla inattesa e per lui sorprendente comparsa del suo preside sulla soglia.

 "Giuro che non lo sapevo! Credevo che ci fosse solo la parte orale dell’esame… Mi vesto subito e arrivo!": queste le parole del ragazzino di fronte alla notizia che proprio quella mattina avrebbe dovuto affrontare la prova di Italiano.

 E che insegnanti e compagni lo stavano aspettando, non senza apprensione. "I docenti avevano spiegato più volte come sarebbe stato strutturato l’esame indicando chiaramente le date delle prove, ma Alessandro, che è un ragazzo intelligente e in gamba, non sempre è sintonizzato sulla scuola come priorità. Quando però ha capito che era il giorno d’esame, è venuto volentieri, oltre che di corsa".

 Che cosa sarebbe successo se non lo aveste rintracciato a casa e portato all’esame? "Esistono le sessioni suppletive per sostenere le prove ma si possono attivare solo per assenze giustificate da ragioni serie, non certo perché un alunno si scorda a letto".

 Quindi, senza avere sostenuto l'esame, l’anno sarebbe andato perso. E in un Paese, l’Italia, che ha un tasso di abbandono scolastico tra i più alti in Europa, la storia di un preside che va a prendere a casa un suo alunno assente nel giorno dell’esame, racconta di un senso di cura e di responsabilità che lavorano contro la dispersione: "Ovviamente esistono casi e contesti molto complessi, ma spesso ci scordiamo che la scuola è fatta di relazioni e non di burocrazia e protocolli da rispettare per essere in regola. Il mestiere dell’insegnante è relazionale e questo ognuno di noi dovrebbe scriverlo e appenderlo in un quadro da tenere in salotto".

 Una storia finita bene proprio perché ha funzionato prima di tutto il senso di cura nella relazione e quello di una responsabilità che significa trovare e dare risposte in prima persona.

"Sì, è finita bene e domani, se non viene, lo vado a prendere ancora: Alessandro deve farla la sua terza media", conclude così, sorridendo, il dirigente.

 Reppubblica

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