docenti, studenti e genitori
A parlare di crisi del
sistema educativo è stato lo psicoanalista Massimo Recalcati, intervenuto
nella trasmissione radiofonica di RaiRadio 1, Il mondo nuovo.
Recalcati: “i genitori fanno i sindacalisti dei figli. A volte i docenti devono supplire alle loro mancanze educative”
- di Sara Adorno
Nel suo lungo intervento
lo psicoanalista ha parlato anche del rapporto docenti-studenti-genitori,
affermando: “Lo stato di salute della scuola riflette la condizione comatosa
dello stato educativo in generale. La rottura del patto educazionale nella
scuola è un fatto evidente. Come diceva Freud, nella figura dei maestri, degli
insegnanti, dei professori, i figli proiettano le figure primarie genitoriali;
quindi, esisteva una continuità tra la figura del genitore e quella
dell’insegnante. E con l’esistenza del patto educativo, i genitori si
schieravano dalla parte degli insegnanti, condividendo lo stesso obiettivo,
l’educazione e la formazione dei figli. Oggi questa alleanza si è fratturata, i
genitori sono alleati con i figli e l’isolamento degli insegnanti comporta che
qualunque loro azione educativa rivolta agli allievi viene vissuta dalla
famiglia come un abuso di potere, come un’ingerenza, come un esercizio
autoritario del potere. Nel nostro tempo i genitori tendono a fare i
sindacalisti dei figli, in un certo senso. Per un altro verso, invece, gli
insegnanti sono investiti di un compito educativo dagli stessi genitori. Nel
momento in cui quest’ultimi non riesco a esercitare questo ruolo educativo in
famiglia, gli insegnanti si trovano a supplire queste falle nel discorso educativo;
infatti, si dice spesso che la scuola va ad occupare il vuoto educativo
lasciato dalle famiglie. Quindi gli insegnanti si trovano ad avere questa
forbice a doppio taglio, da una parte criticati e dall’altra ritenuti
necessari”.
Crisi educativa attuale:
che sta succedendo?
L’esperto ha affermato:
“Partiamo da una constatazione condivisa e, cioè, dal fatto che oggi c’è una
crisi non solo degli educatori, degli insegnanti, dei genitori, ma più in
generale del discorso educativo in quanto tale, una crisi generalizzata. Perché
c’è questa crisi, questo tramonto dell’autorità simbolica? Per due ragioni
fondamentali, secondo me: la prima, il comandamento sociale che governa le
nostre vite non è più quello di 30-40 anni fa, che passava attraverso
l’imperativo del dovere, devi lavorare, devi fare una famiglia, devi essere un
buon cittadino, al prezzo anche del sacrificio e della rinuncia. Adesso il
comandamento è cambiato e all’imperativo del dovere è stato sostituito quello
del godere. La spinta al godere è una nuova forma della legge. La formula con
cui si può riassumere questa spinta è ‘perché no?, perché rinunciare al godimento
immediato?’ Ciò mette sottosopra ogni discorso educativo che si fonda sul
differimento del godimento”.
E continua ancora:
“Chiunque si occupi di educazione si trova in uno stato di afonia, in cui la
sua parola ha perso peso, ha perso autorità simbolica e questo genera
smarrimento. La definizione del limite non è, però, un’oppressione repressiva
della vita, il limite consente il gioco della vita. C’è stato in passato un
abuso nel porre limiti, ma non è questo il caso. Il termine educazione ha due
etimologie possibili, la prima che deriva da educere, condurre
sulla giusta via, e che rischia di scivolare verso una rappresentazione
autoritaria dell’educazione; ma ce n’è un’altra che riporta educere al
termine seducere, che nel suo significato etimologico significa
condurre in disparte, portare altrove, di fronte al nuovo, al diverso. Ed è
proprio questa immagine di apertura alla vita che dovrebbe essere recuperata,
proprio perché il limite non è sinonimo di reprimere”.
Come si fa ad uscire da
questa situazione attuale? A questo Recalcati risponde che “il nostro tempo
accentua la tendenza nostalgica al recupero dell’autorità. Secondo me per
uscire da questo empasse le vecchie generazioni debbano avere fiducia nelle
nuove generazioni, ma con un’aggiunta: ricostruendo una nuova alleanza tra le
generazioni. Inoltre, la parola del padre, sebbene questa figura non sia più
quella della tradizione del patriarcato, deve continuare ad avere un peso”.
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