Coordinamento Nazionale per le Politiche dell’Infanzia e della sua
Scuola
LA CENTRALITA’ EDUCATIVA DELLA SCUOLA
DA TRE A SEI ANNI PER LO SVILUPPO SOCIALE
INTRODUZIONE
Il Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua
scuola ha avviato questa riflessione allargata dopo tanto tempo e finalmente in
presenza, sul ruolo che la scuola dell’infanzia ricopre nell’ambito del
contrasto alla povertà educativa e come “ponte” per un percorso formativo di qualità
per la realizzazione della persona.
L’evento è
organizzato dall’organismo plurale formato dai rappresentanti delle quattro
maggiori organizzazioni sindacali e FLC- Cgil, Cisl scuola, Federazione
UILSCUOLA RUA e SNALS CONFSAL e dalle cinque storiche associazioni
professionali AIMC, ANDIS, CIDI, MCE e FNISM.
Costituito
da circa trent’anni, dalla sua fondazione si è sempre occupato della
qualificazione della scuola dell’infanzia; dal 2007, con i primi tentativi di
integrazione rappresentati dalle sezioni primavera e da un primo concreto
dibattito sulla costruzione del sistema integrato, il confronto si è arricchito
dei temi di qualificazione del personale, di relazione con le municipalità e la
loro Associazione, attraverso attività di formazione dedicata, audizioni
parlamentari e ministeriali, pubblicazioni, ricerche e approfondimenti
finalizzati al consolidamento di una reale cultura dell’infanzia nel nostro
Paese.
Dal 2011 ha elaborato contributi specifici al dibattito sulla
costituzione del sistema integrato, salvaguardando per la scuola del tre/sei
anni il ruolo di congiunzione tra il sistema dei servizi per l’infanzia e il
proseguimento del percorso scolastico, mantenendo saldamente la sua funzione
all’interno del sistema nazionale dell’istruzione, a partire dalla formazione
iniziale come elemento attualmente qualificante della professionalità dei
docenti di scuola dell’infanzia.
Come avvalorato dalla ricerca psico-pedagogica i due segmenti 0-3 e 3-6 svolgono in questo ambito un ruolo fondamentale. Il Coordinamento ha
realizzato azioni di sensibilizzazione e formazione rivolte al personale
scolastico ed educativo, alle famiglie e a tutti i soggetti che a qualsiasi
titolo sono coinvolti nella rimozione dei gap che pesano, oggi ancor di più,
sull'infanzia.
Professionisti preparati,
accoglienti, pronti a sostenere i piccoli nei passaggi della loro evoluzioni
sono necessari ad una scuola
dell’infanzia che è alla base di ogni azione volta a contrastare la povertà
educativa, l’abbandono precoce, l’insuccesso formativo, temi recentemente
riconosciuti come fondamentali dallo stesso ministro Valditara.
Povertà educativa, esclusione, disagio sociale e culturale, violenza e
discriminazione caratterizzano sempre più la condizione dell'infanzia nel nostro
Paese.
Importanti
indicatori lo testimoniano con effetti drammatici sul futuro dell'intera
comunità sociale in assenza di impegni certi tra cui, la garanzia per
l'esigibilità dei diritti, l’attuazione del sistema integrato, la
generalizzazione piena della scuola dell'infanzia, la qualificazione degli
operatori, la valorizzazione del ruolo delle diverse agenzie educative.
Tutti questi fattori mettono a rischio lo sviluppo, la crescita e il
benessere dei bambini, che politiche per l’infanzia integranti e lungimiranti
dovrebbero invece garantire.
Le politiche dell'infanzia vanno approcciate con continuità e
costantemente implementate con interventi che non possono riguardare solo la
predisposizione di strutture logistiche per l'accoglienza. Non è sufficiente
limitare l’attenzione, come si fa con il PNRR alle strutture edilizie, semmai
queste verranno realizzate viste le allarmanti notizie di questi giorni.
Anche nuove
strutture all’avanguardia resteranno scatole vuote se non ci saranno al
contempo investimenti sugli operatori e sulla professionalità di educatori e
docenti e del personale ausiliario.
Occorre, a nostro avviso, un parallelo impegno per la qualificazione del
personale, la formazione integrata in servizio, in vista del raggiungimento
della soglia di frequenza fissata dall’Europa al 45%.
A questo
fine il Coordinamento reputa che le Sezioni Primavera rappresentino una
positiva esperienza da recuperare e valorizzare in ordine alla continuità tra i
servizi educativi e le scuole dell’infanzia.
Il loro valore si apprezza particolarmente nei territori in cui si
registra la quasi totale assenza di servizi educativi per il segmento 0/3. Si
tratta di un potente e utile strumento per raggiungere e coinvolgere il maggior
numero di bambini possibile, in ambienti dedicati e maggiormente rispettosi dei
loro tempi di sviluppo.
È necessario il superamento della fase sperimentale (la loro istituzione
risale al 2006), della precarietà amministrativa e del personale che vi opera.
La realizzazione di sperimentazioni nazionali di ampio respiro come
ASCANIO, ALICE e ORME ha contribuito ad elevare la qualità dell’offerta
formativa della scuola dell’infanzia. Altre sperimentazioni, pur partendo da
ottime premesse (emblematica quella del RAV Infanzia), hanno poi tradito
aspettative, coinvolgimenti ed opportunità, deludendo e mortificando tutte le
figure coinvolte nella loro realizzazione e vanificando gli sforzi messi in
atto.
La qualità
dei percorsi deve essere un valore condiviso e perseguito, e il ministero
dell’istruzione deve assumere pienamente il ruolo di regia affidatogli dal
Decreto Legislativo 65/2017.
Anche la ricerca in campo accademico dovrebbe rafforzare il proprio
impegno a sostegno di una qualificata politica per l’infanzia. Il nostro Coordinamento ha avviato alcune
considerazioni sull’effetto che la sovraesposizione ai device digitali dei
bambini, fin dall’età del “passeggino” può avere sull’apprendimento la
socializzazione, le fasi di sviluppo e consideriamo il fenomeno bisognoso di un
approfondimento su basi scientifiche.
Qualcosa inizia a muoversi, ma insegnanti e educatori e le educatrici
non possono essere lasciati soli ad indagare
e contenere effetti di fenomeni in continua mutazione.
A fronte di una frequenza che, fino a pochi anni fa si attestava sul 97% dei
bambini/e di 3-6 anni, attualmente vi è stato un calo fino al 92,16%. Giancarlo
Cerini ci ricordava che alcune fasce sociali, ormai, evitano di iscrivere i
bambini alla scuola dell'infanzia pubblica per vari motivi, fra cui, in alcune
realtà, i costi troppo elevati dei servizi afferenti.
È facile predire che alla diminuzione della frequenza della scuola
dell’infanzia cresceranno ancora di più i livelli di abbandono precoce e di
dispersione scolastica, sfociando nell’incremento dei NEET.
È necessario introdurre azioni efficaci per sostenere la domanda da
parte delle famiglie e l’offerta educativa, garantendo la frequenza a tutte le
bambine e i bambini. In questa direzione non vanno certo i tagli che annualmente
si programmano sugli organici. Quest’anno risultano ancor meno giustificabili
rispetto alla restituzione che dovremmo ai bambini degli stimoli e delle opportunità loro
forzatamente sottratte a seguito della pandemia.
Le conseguenze sono già
immaginabili se i dati della Indagine IEA PIRLS 2021 hanno evidenziato un arretramento nelle capacità di lettura dei bambini di 4^ elementare, riportata indietro di 20 anni,
secondo la lettura che ne ha dato l’Invalsi tre giorni fa.
La
Conferenza mondiale sulla cura e l'educazione per la prima infanzia promossa in
Uzbekistan dall'Unesco ha rimarcato che sono proprio i primi 2000 giorni di
vita a sollecitare il maggiore potenziale dei bambini.
La possibilità o meno di partecipare ad attività educative fin dall’età
del nido è determinante per l’intero ciclo di sviluppo e ancor di più quando
questo avviene in un contesto qualificato e ricco di esperienze con i propri
pari.
È inoltre dimostrato dalle ricerche che entro l'ottavo anno di età si registra
il maggiore sviluppo cerebrale, creando, di fatto, la “finestra” cruciale di
opportunità di istruzione.
Appare, secondo noi, necessario che un patrimonio di conoscenze, di
approfondimenti ed una riflessione onesta sulle problematiche che vengono rappresentate
diventino elementi di confronto, sia con i decisori politici, sia con coloro
che si occupano di ricerca in campo educativo.
Le questioni che si frappongono allo sviluppo di una vera cultura
dell’infanzia, che tanto spesso noi abbiamo evidenziato nel corso della nostra
attività permangono e debbono trovare risposte per la comunità educante, per la
società, per le bambine e i bambini e per le famiglie che ne hanno bisogno.
Tali
esigenze sono ben definite anche nei documenti elaborati dalle varie
commissioni di studio e di lavoro insediate all’interno dei diversi ministeri,
cabine di regia, come quelle per la predisposizione del PANGI (Piano Nazionale
di Garanzia Infanzia) e per gli indirizzi pedagogici, in merito alle quali
notiamo spesso una difficoltà di dialogo, ma le cui conclusioni dovrebbero
costituire la base fondante delle decisioni da assumere secondo principi di
coerenza.
Confidiamo nel ruolo della cabina di regia appena insediata presso il
Ministero dell’Istruzione e del Merito, ma auspichiamo soprattutto la
maturazione di una più incisiva e diffusa sensibilità verso i diritti delle
bambine e dei bambini. Il recupero di una buona prassi per il confronto
potrebbe essere rappresentato da una Conferenza nazionale per il sistema integrato,
in cui affrontare a viso aperto le difficoltà e le preoccupazioni dei diversi
soggetti coinvolti e sviluppare una condivisa strategia di attuazione.
Fondamentale
è partire dai documenti di recente elaborazione in cui si sottolinea
chiaramente che la Scuola dell’Infanzia ha un ruolo centrale per lo sviluppo
sociale.
Le Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012, le Indicazioni e i
nuovi scenari del 2018, le Linee pedagogiche per il sistema integrato 0-6 del
2021 mettono in risalto la sua importanza come “parte integrante del percorso
formativo unitario” e sottolineano la rilevanza del suo contributo
nell’elaborazione del curricolo verticale.
Anche le
Linee Pedagogiche sottolineano l’importanza cruciale che la scuola
dell’infanzia assume all’interno del curricolo verticale con “una funzione di
cerniera” che favorisce il dialogo ed il collegamento tra lo 0-6 ed il primo
ciclo.
Le Linee
Pedagogiche non sostituiscono, di fatto, i documenti di riferimento quali:
Orientamenti per i servizi 0-3 e le Indicazioni Nazionali, ma valorizzano
l’identità dei due segmenti 0-3 e 3-6, costituendo una cornice comune di
riferimento di alto profilo pedagogico, nel rispetto della loro specificità,
storia e identità a corredo di tutte le
azioni che prevengono la povertà educativa, l’abbandono precoce, l’insuccesso
formativo.
Tra gli interventi individuati dal decreto legislativo 65/2017, per la
costruzione del sistema integrato e per la realizzazione di “ponti
organizzativi e funzionali tra le strutture, sostenendo la qualità di tutta
l’offerta educativa” troviamo la formazione in servizio di tutto il personale,
l’estensione dei Poli per l’infanzia, il consolidamento e potenziamento delle
sezioni primavera e l’istituzione dei Coordinamenti pedagogici territoriali.
Analizzando lo stato dell’arte della positiva innovazione dei
Coordinamenti, raccogliamo indicazioni di grande disparità nelle diverse
Regioni. Qualcosa si sta muovendo ma molto lentamente, a macchia di leopardo e
ancora poco concretamente. Nella maggior parte delle regioni nulla è stato
fatto. Dove sono stati avviati i primi tavoli di confronto, emergono numerosi
elementi da tenere in considerazione per via delle forti differenze, anche
organizzative, esistenti tra servizi e scuole dell’infanzia.
Spaesamento rispetto alle funzioni e ai compiti dei diversi
protagonisti, linee poco chiare rispetto al cammino da intraprendere.
Pare prioritaria la conoscenza e la costruzione di un dialogo funzionale
tra contesti molto diversi e il tentativo di chiarire ruoli, come ad esempio
quello del coordinatore pedagogico, che viene individuato ed inteso in modalità
differenti all’interno della scuola dell’infanzia e dei nidi d’infanzia.
La costruzione del sistema integrato chiede molta energia, impegno e
desiderio di stare in ricerca. Siamo solo all’inizio, ma forse sarebbe
necessaria più chiarezza e maggior coordinamento.
Una pratica controproducente a tal proposito è risultata, a nostro
avviso, quella di sottrarre dagli organici provinciali un docente di scuola
dell’infanzia in qualità di coordinatore, con l’effetto di ridurre, in caso di
mancata sostituzione, ulteriormente il numero provinciale delle sezioni
attivabili, su cui anche per il prossimo anno scolastico si abbatte un nuovo
taglio. Non può essere il solo fattore
demografico in drammatico calo ad influenzare le decisioni dettate da esigenze
di bilancio, dopo tutto ciò che è stato richiamato fin qui, il taglio delle
sezioni trasforma la possibilità per tante bambine e tanti bambini di
frequentarla nella sua negazione, con pessime conseguenze sull’intero arco
della vita.
Dal punto di vista del Coordinamento non sono in questa fase le risorse
finanziarie a mancare.
I maggiori danni si registrano per l’indifferenza, l’incuria con cui le
politiche per l’infanzia vengono solo annunciate e spesso poco perseguite (le
recenti dimissioni della Presidente della Commissione PANGI rafforzano questo
convincimento), mentre il futuro della nostra società, l’infanzia, richiede
cura, attenzione, impegno e investimenti ad ogni livello.
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