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giovedì 1 giugno 2023

EMPATIA E PROSOCIALITA'


 L’incontro sulla tematica “Empatia e prosocialità Vs Bullismo e Cyber Bullismo”, organizzato dall’AIMC sezione di Giarre in collaborazione con l’Istituto Comprensivo Santa Venerina, svoltosi il 30 maggio 2023, ha suscitato grande interesse tra i numerosi docenti che hanno aderito all'iniziativa.

-          di Maria Torrisi


La Presidente della sezione AIMC di Giarre, Maria Torrisi, ha introdotto la tematica dell’incontro partendo dalla considerazione della tendenza all’aumento dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo, facilitato anche dal particolare periodo della pandemia da Covid 19 che ha accentuato l’isolamento e la difficoltà nelle relazioni sociali.

Tali fenomeni molto presenti, purtroppo, nelle vite dei ragazzi, specie in ambito scolastico, rappresentano un serio problema che va ad intaccare l’equilibrio psico-fisico della persona che viene presa di mira, le cui conseguenze fanno registrare sempre più casi di vergogna, isolamento, ansia, depressione e perfino tentativi di suicidio. Pertanto, si rende quanto mai necessaria una sinergia di forze di tutti gli attori sociali a cominciare dalla famiglia, dalla scuola, dal gruppo dei pari, dagli specialisti, tale da inseguire modalità e pratiche educative atte a contrastare detti fenomeni, soprattutto in chiave preventiva.

A seguire, i saluti e l’intervento della Dirigente Scolastica Mariangiola Garraffo, dell’Istituto Comprensivo Santa Venerina che ha riportato la testimonianza della propria scuola per quanto riguarda le azioni intraprese per contrastare tali fenomeni, citando la formazione svolta sia per i genitori, dall’associazione AITF, sulle relazioni familiari, gestione dei conflitti familiari e sociali, comprensione e valorizzazione dei bisogni psicologici e affettivi dei minori; sia la formazione per i docenti sulle “Pratiche Riparative” condotta da esperti dell'Associazione Comunità il Gabbiano, partner del progetto L’ora di Lezione Non Basta, che la scuola porta avanti da alcuni anni, riguardante appunto le pratiche riparative da mettere in atto nella gestione dei conflitti e della violenza, in genere.

I percorsi citati hanno inteso affrontare la questione di certi comportamenti riconducibili al bullismo o cyberbullismo o comunque ad atteggiamenti di violenza, di prevaricazione, di conflitto, prefiggendosi l’obiettivo primario di approfondire la comprensione delle dinamiche sottese a tali fenomeni, al fine di trasformarli da distruttivi a costruttivi. Per affrontare queste situazioni delicate, prendendo in considerazione i vari aspetti che possono aver guidato certe azioni, continua la Dirigente Garraffo bisogna partire dall’ascolto e dalla comunicazione. Non è sufficiente sostenere la vittima di bullismo e/o prevedere "punizioni" per il colpevole di turno, ma è necessario ascoltare l'autore della violenza, il cosiddetto “carnefice”. Prestare ascolto a quelle che sono le sue emozioni, i sentimenti, le implicazioni relazionali e sociali che hanno determinato certi comportamenti, certe azioni. È necessario, conclude la Dirigente Garraffo, costruire contesti collettivi per far emergere i bisogni, assegnare significati, rielaborare situazioni, basati su un’effettiva collaborazione tra docenti, genitori, studenti, psicologi, allo scopo di analizzare il problema, mettere in discussione i luoghi comuni e dare risposte e soluzioni adeguate.

L’ intervento di Davide Bennato, Prof. di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, Sociologia dei media digitali e Sociologia Digitale all’Università agli Studi di Catania, autore di diversi articoli scritti per Agendadigitale.eu, - una testata giornalistica e scientifica che si avvale di collaboratori autorevoli e specializzati, per accompagnare l'Italia nella rivoluzione digitale -, ha posto l’accento sul concetto di “esercizio di violenza”, quale atto o serie di atti trasgressivi e violenti, verbali, fisici, psicologici, commessi a danno di coetanei più deboli, denotante i due fenomeni di bullismo e cyber bullismo.

E sia che si tratti di bullismo sia che si tratti di cyberbullismo, fondamentalmente non esiste una grande differenza tra le due forme, in quanto sia il bullismo che il cyberbullismo sono da intendersi, appunto, come “esercizio di violenza”; nel primo caso perpetrato “faccia a faccia”, nel secondo caso attraverso strumenti tecnologici. Così come le tecnologie ancor prima di essere tecnologie sono spazi sociali, afferma il Prof. Bennato, allo stesso modo il cyber, ancor prima di essere cyber è bullismo! Affermazioni queste che, come una cartina da tornasole confermano l’influenza sia del corredo genetico responsabile di determinati tratti distintivi dell’individuo, sia dell’ambiente in cui l’individuo nasce, cresce e si sviluppa.

Come confermato dagli studi di varie scienze, psicologia, neuroscienze, sociologia ..., l'ambiente in cui l'individuo si forma incide molto di più delle peculiarità distintive innate.

A determinare detto esercizio, dunque, sono tanti i fattori concorrenti, riconducibili ad ambiente familiare, contesto sociale di appartenenza, clima scolastico, caratteristiche individuali; elementi tutti che incidono sui comportamenti dell’individuo e che possono creare sfumature diverse da un polo all’altro della linea di condotta che va dal subire al sopraffare.

Pertanto, un notevole peso assume, nella formazione della personalità, il background socioculturale in cui il soggetto vive, quale fattore in grado di contribuire allo sviluppo di certi comportamenti devianti e violenti.

Pensiamo a questo punto ad una teoria di stampo olistico quale potrebbe essere quella di Durkheim, che nel suo scritto “Regole del metodo sociologico” , afferma “Quando ci si accinge a spiegare un fenomeno sociale, bisogna cercare separatamente la causa efficiente che lo produce e la funzione che esso assolve”.

Appurate, dunque, le cause che potrebbero essere addebitate a situazioni che il ragazzo vive quotidianamente perché inserito in una società formata da “fatti sociali” , cioè dall’insieme di modi di pensare e agire che si qualificano come entità esterne all’individuo, in grado, però, di governarlo, di orientarlo a determinati valori e comportamenti, resta ancora da analizzare la funzione a cui il fenomeno intende ottemperare.

Spesso comportamenti aggressivi sia in forma verbale che relazionale sono dettati da una forma di paura, per cui il bullo cerca in tutti i modi di mettere paura ad un coetaneo perché è lui stesso ad avere paura, nonostante faccia credere il contrario. Di solito, viene esibita una forza, un coraggio, che di per sé sono fittizie; l’autostima che il bullo manifesta, che traspare dalla sua voce, dai suoi atteggiamenti, cela in sé una forma di egoismo, dettata da un meccanismo di difesa. Ecco, in questo caso un esempio della funzione cui vuole assolvere un comportamento violento. Quest’ultimo non vuole far altro che coprire il timore, di chi compie la violenza, di essere attaccato, di non saper reagire, innescando così il meccanismo della sua potenza, della sopravvalutazione di sé.

L’esibizione della forza, nell’ambiente digitale, rispetto all’ambiente fisico, viene di gran lunga enfatizzato, restituendo, pertanto, una errata percezione della forza esibita.

Pertanto, il cyberbullismo non si pone altro che in continuità con il bullismo, la differenza, continua il Prof. Bennato, sta, dunque, nell’enfasi prodotta dal contesto digitale, per cui una violenza che si esercita nello spazio fisico viene continuata nello spazio digitale, dove le tecnologie fungono da “moltiplicatore”.

Avviandosi alla conclusione del suo intervento, il Prof Bennato si proclama, comunque, a favore delle tecnologie, per le opportunità che esse offrono, quali strumenti che rendono la didattica più accattivante, che riducono distanze, facilitano le comunicazioni e le informazioni con un tempo flessibile, e condivide quanto espresso dalla Dirigente Garraffo, a proposito del coinvolgimento di tutte le componenti interessate, scuola, famiglia, alunni, docenti, per disinnescare i meccanismi prodotti dai fenomeni analizzati. Un approccio di tipo sistemico, finalizzato a mettere in atto misure preventive atte a contrastare il fenomeno, agendo sia sul fronte di una efficace comunicazione, sia promuovendo il rispetto dell’altro, la relazione interpersonale, sia colmando le lacune legate a una scarsa conoscenza del funzionamento e dell’utilizzo degli strumenti tecnologici, attenzionando in modo particolare la cosiddetta “netiquette”, ovvero l’insieme di regole di condotta per comunicare in Internet in modo rispettoso e appropriato, che impedisce, tra l’altro, di incorrere in sanzioni, è fondamentale! La misura, dunque, da adottare per eccellenza, conclude il Prof. Bennato, non può essere altro che una buona Educazione, perché quando siamo educati fuori, poi lo siamo anche dentro il digitale!

A partire da questa frase, che non è solo di effetto, ma che ci parla di Educazione ai Media, come comprensione critica dei media, che permette di riconoscerli per ciò che sono, ovvero non solo “strumenti” ma orizzonti linguistici e culturali, di una realtà dove virtuale e reale si incontrano su uno stesso piano, ha preso vita la relazione della docente Giusy La Mastra che ha indicato l’Empatia e la prosocialità quali strategie di prevenzione per mettere in atto azioni intese ad arginare i fenomeni di bullismo e cyberbullismo, favorendo sin dall’infanzia, la pro socialità, la relazione empatica con gli altri, il rispetto di se stessi e dell’Altro, quali abilità sociali per evitare forme di prevaricazione, sopraffazione, violenza, in qualsiasi ambiente reale e/o virtuale, in qualsiasi modalità.

Combattere il bullismo e il cyberbullismo significa aver cura del presente e del futuro dei ragazzi, continua La Mastra, significa assumersi l’ impegno da parte della scuola e dei docenti a prevenire questi fenomeni mediante una alleanza tra le varie componenti e la messa in atto di pratiche educative significative.

Riferisce, dunque, la testimonianza delle metodologie innovative messe in campo nella scuola dove presta servizio, l’Istituto Comprensivo di Santa Venerina, che ha aderito, già da anni al modello di Scuola Senza Zaino. Un modello di scuola che mette l’alunno al centro, che poggia su tre nuclei fondamentali: ospitalità, comunità, responsabilità, che si avvale di un approccio globale al curricolo che pone in primo piano non la trasmissione di contenuti ma l’acquisizione di conoscenze, abilità e competenze attraverso esperienze significative che vedono le discipline interessate in modo trasversale; che prevede attività laboratoriali dentro e fuori l’aula; percorsi di musica, teatro, sport, attività che permettono agli alunni di coltivare i loro talenti e loro inclinazioni, mettendo in gioco non solo il cognitivo ma anche emozioni, sentimenti, affettività.

Attraverso, soprattutto, la cooperazione, derivante dal setting d’aula adottato, che facilita la comunicazione e il dialogo, i bambini sono portati ad eliminare quelle parole, quelle espressioni da cui spesso prende l’avvio la strada per il bullismo. Questi ambienti di apprendimento si prefiggono di favorire il miglioramento dei rapporti interpersonali, di recidere sul nascere eventuali atteggiamenti di bullismo, perché indirizza gli alunni verso la crescita autonoma e responsabile, verso il saper stare con gli altri, attraverso metodologie innovative atte a favorire la comunicazione.

L’agorà, praticata quotidianamente, in modalità circle time, quale spazio in cui ognuno può esprimere il proprio pensiero su un determinato argomento, dove poter fare proposte, scambiarsi opinioni, tenendo presenti i vari punta di vista, nel rispetto della reciproca libertà, si costituisce come una prassi civile e democratica che promuove la condivisione di idee e la collaborazione in vista di un bene comune. Tutto questo si svolge in un tempo flessibile e informato, perché agli alunni viene presentato il planning delle attività programmate, suscettibile comunque di revisione e cambiamenti, determinati da particolari interessi manifestati dai bambini per qualche argomento e/o attività in particolare.

Promuovere la prosocialità e l’empatia come abilità sociali in grado di prevenire fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo, conclude la docente La Mastra, significa indirizzare gli alunni alla via della gentilezza, della cooperazione, della condivisione, del rispetto, della cura di sé, degli altri, delle cose, dell’ ambiente naturale; significa indirizzarli verso uno sviluppo sostenibile inteso a contrastare quella povertà educativa che non si esaurisce nella scarsità di mezzi economici, ma che auspica di combattere l’analfabetismo emotivo di cui è pregna la società di oggi, affinché la voce del più forte non possa mai risuonare incontrastata, non possa mai prendere il sopravvento sul più debole per intimidirlo e ferirlo nel profondo, ma possa essere risanata dall’ascolto, dalla comprensione, dalla cura.

A conclusione degli interventi dei relatori hanno preso la parola la Presidente AIMC Regione Sicilia, Marina Ciurcina e le socie della sezione AIMC di Giarre, Cecilia Belfiore e Maria Caserta, che, con analisi accurate e significative circa la società in cui viviamo, sempre più frammentata, che rende gli individui incapaci di empatia, di altruismo e di qualsiasi gesto e azione di solidarietà, hanno confermato la necessità dell'azione a cui la scuola, in sintonia con le famiglie e altre istituzioni è chiamata, per promuovere una formazione in grado di far fronte all’inquietudine, alla solitudine diffusa, alla disattenzione civile, alla invisibilità morale, all’indifferenza dei segni, espressioni con le quali vari sociologi hanno analizzato i caratteri preminenti nella società, mettendo in atto pratiche di Ascolto. A tal proposito facciamo nostre le affermazioni di Serge Moscovici, quanto mai attuali per rispondere alla complessità della nostra società globalizzata: “Aiutare, condividere e cooperare, sono tre comportamenti prosociali che non devono mai mancare nell’educazione dei ragazzi”.

Per concludere, ringraziando i relatori e i docenti tutti partecipanti all'incontro, confidiamo in una “rivoluzione culturale” della scuola in ogni ordine e grado, per costruire nuove forme di aggregazione sociale e culturale e senza perdere mai la speranza, con la consapevolezza che ogni piccolo seme genera una nuova pianta, ricordiamo le parole di Baumann “Non dimentichiamo che ogni maggioranza all’inizio era una minuscola, invisibile e impercettibile minoranza. E che perfino le querce centenarie provengono da ghiande ridicolmente minuscole.”

 

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