e il loro contesto
- di Giuseppe Savagnone*
«Non possiamo arrenderci all’idea
della sostituzione etnica. Gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo
con qualcun altro. Non è quella la strada». Sono le parole pronunciate dal
ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, parlando, qualche giorno fa,
al congresso nazionale della Cisal.
Gli ha fatto eco, nel discorso tenuto
alla Fiera del mobile, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Noi abbiamo
sempre più persone da mantenere e sempre meno persone che lavorano (…). Questo
problema si risolve in vari modi e il modo in cui lavora il governo non è
risolverlo con i migranti: è risolverlo con quella grande riserva inutilizzata
che è il lavoro femminile (…) e lavorando sulla demografia e quindi
sull’incentivazione della possibilità delle famiglie di mettere al mondo
figli».
I due interventi non si capiscono
appieno se non si guarda al contesto in cui sono stati fatti. Il ministro
aveva certamente presente la pressante richiesta di lavoratori stranieri da
parte degli imprenditori italiani e la loro aperta insoddisfazione per i numeri
ristretti che il governo prevede di far entrare legalmente nei prossimi mesi.
Da qui il monito di Lollobrigida sul pericolo che una maggiore apertura
comporterebbe per l’identità nazionale.
La Meloni, a sua volta, rispondeva,
senza nominarlo, al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che il giorno
prima, in una intervista su «La Stampa», aveva affermato chiaramente che, per
quanto riguarda il rapporto tra lavoratori e pensionati, con l’attuale
andamento demografico «dopo il 2040 arriviamo alla soglia dell’uno a uno, un
numero che definirei davvero critico» e aveva indicato come unica soluzione
l’apertura all’ingresso degli stranieri: «Le economie ricche», spiegava il
presidente dell’Inps, «hanno tutte molti migranti.
«Anche noi abbiamo l’esigenza di
coprire lavori medio-bassi da Nord a Sud con gli stranieri. La soluzione non
può che essere l’accesso di immigrazione regolare e fluida». E aveva aggiunto,
citando il premio Nobel americano Paul Krugman: «Krugman segnala come negli
Stati Uniti gli immigrati siano stati la leva più dinamica nel contributo alla
crescita dell’economia».
In un momento in cui il governo,
sotto la spinta della Lega, sta varando una serie di provvedimenti volti a
rendere ancora più difficile di quanto sia già l’inserimento dei migranti nella
società italiana, è chiaro che queste parole, pronunziate da un tecnico
autorevole, sono state una doccia fredda, a cui la premier si è sentita
obbligata a rispondere indicando un’alternativa.
Una linea politica inaccettabile dal
punto di vista etico…
Le aspre polemiche suscitate
soprattutto dal primo intervento, trovando una inaspettata sponda negli alleati
di governo di Fratelli d’Italia – il leghista Centinaio ha definito le parole
di Lollobrigida «veramente brutte» – sono state dovute al collegamento ideologico
che spontaneamente richiamano alla mente. Era il fascismo a enfatizzare il
problema della “purezza della razza” e a insistere sul tema della natalità in
vista del sempre maggiore prestigio della nazione.
Incalzato dalle accuse di razzismo,
il ministro si è scusato spiegando che non era al corrente della triste storia
che stava dietro l’espressione da lui usata – “sostituzione etnica”. Non è una
risposta rassicurante: un ministro ignorante del passato – a cui viene
spontaneo, per interpretare il presente, utilizzare non tanto delle parole,
quanto un concetto di casa negli ambienti del suprematismo bianco – , non
sembra l’uomo più adatto a capire e governare il fenomeno migratorio.
Certo, è del tutto condivisibile
l’esigenza di far uscire l’Italia dall’inverno demografico in cui si trova,
incentivando la natalità con opportune misure, che il governo dice di stare
studiando. Si parla, a questo proposito, di una riduzione delle tasse per ogni
figli.
Vedremo, perché fino ad oggi ha realizzato ben poco di quanto aveva promesso.
Ma, se procederà su questa strada, si potrà solo essergli grati di stare
affrontando finalmente un problema gravissimo che finora in Italia è stato
sempre trascurato, rendendola fanalino di coda, rispetto agli altri paesi
europei, nelle politiche a favore della famiglia.
Quello che è inaccettabile è che
questa prospettiva venga proposta come giustificazione dell’assurda politica
anti-migranti che il governo, sotto l’impulso prevalente della Lega, sta
conducendo fin dal suo insediamento e che ora sta conoscendo una ulteriore
“stretta”.
Inaccettabile eticamente, soprattutto
da parte di una destra che ha sempre preteso di difendere valori cristiani (vi
ricordate quando Salvini si presentava ai comizi col vangelo e con il
rosario?). La giustificazione spesso ripetuta secondo cui il prossimo di cui
parla Gesù sono le persone a noi più vicine – i familiari e i connazionali – e
non gli africani, rivela la scarsa familiarità con il testo sacro da parte di
chi la sbandiera.
Quando Cristo enuncia quello che per
lui è il cuore del suo messaggio, l’amore per Dio e per il prossimo, e un
interlocutore gli chiede: «Chi è il mio prossimo?», la risposta del Signore è
un racconto in cui si parla di un ebreo ferito ai margini della strada e di un
samaritano che si ferma a soccorrerlo e se ne prende cura. Ora, ebrei e
samaritani erano di stirpi diverse e avevano una lunga storia di inimicizia
reciproca. Questa caduta dei muri che dividono i popoli è inscindibile
dall’annuncio evangelico, che Salvini e la Meloni lo sappiano o no.
… E dal punto di vista economico
Ma la politica del governo è
inaccettabile anche sotto il profilo utilitaristico. Le nostre imprese hanno
bisogno di lavoratori oggi. Il sistema pensionistico andrà in tilt nel 2040 e
già adesso è sempre più in affanno. Non possono certo aspettare che gli
italiani e le italiane raccolgano l’appello del governo e si mettano a fare
figli, che entreranno nel mercato del lavoro, nella migliore delle ipotesi, fra
vent’anni. In ogni caso è molto improbabile che questo appello venga raccolto
prima cambi davvero qualcosa, a livello legislativo, in favore della natalità.
Senza dire che alla radice della
denatalità ci sono due fattori che né Lollobrigida né Meloni sembrano tenere in
considerazione. La prima è una cultura individualista che subordina la
generatività all’autorealizzazione e, soprattutto nelle nuove generazioni,
porta le coppie – le donne in particolare – a limitare le gravidanze. Non
sembra siano le esortazioni del governo a poter cambiare la situazione, almeno
a breve. Si tratta di un costume radicato nella maggioranza.
A cominciare dalla Meloni, che punta
sul rilancio dei valori della famiglia e sulla crescita demografica, ma nella
sua vita privata convive senza esser sposata e ha voluto una sola figlia. Come
Salvini, del resto, che è divorziato, con una figlia, e attualmente è solo
“fidanzato” dell’ultima fiamma. Gli antichi dicevano: «Da che pulpito viene la
predica!».
Il secondo fattore è la mancanza, nel
nostro paese, di quella rete di servizi e di sostegni che altrove consentono
alle future madri di guardare con fiducia alla possibilità di procreare. Per
questo non basterà certo l’esenzione fiscale di cui si parla in questi giorni.
E da queste carenze è inficiata anche
la carta del maggiore impiego delle donne nel mercato del lavoro. In mancanza
di quei sostegni, così come quelle che lavorano non riescono a fare figli,
quelle che fanno figli non riescono a lavorare.
La pretesa di fare a meno dei
migranti è dunque infondata sia eticamente sia in una prospettiva meramente
utilitaristica. Né questa ostilità può essere, in extremis, motivata almeno dal
rispetto delle leggi, violate da chi entra come “clandestino”, perché le leggi
– a cominciare dalla famigerata Bossi-Fini – le hanno fatte i partiti della
destra, in nome di una pura ideologia.
Hanno creato i clandestini e ora si
indignano perché la maggior parte dei migranti finisce per essere in questa
situazione di illegalità. Ma la vera legalità è inscindibile dalla giustizia.
Durante il nazismo era illegale nascondere un ebreo, ma chi in quegli anni
tristi violò la legge, rispettò la propria umanità.
Alla fine, la realtà travolge le
ideologie e prima o poi anche questa si rivelerà nella sua inconsistenza.
Dispiace che essa stia finendo per distrarre il paese da problemi reali e molto
più urgenti e che buona parte dell’opinione pubblica e ne lasci ipnotizzare. Ma
la storia insegna che prima o poi tutti i muri sono destinati a cadere.
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