sono servizio,
no a ministri pieni di sé
Dopo
il saluto del prefetto del dicastero, il cardinale Kevin Joseph Farrell,
Francesco ringrazia i suoi membri per il lavoro e l’impegno di questi anni, in
aree che riguardano la vita quotidiana di tante persone: “le famiglie, i
giovani, gli anziani, i gruppi associati di fedeli e, più in generale, i laici
che vivono nel mondo con le loro gioie e fatiche”.
Siete
un Dicastero “popolare”, direi, e questo è bello! Vi raccomando: non perdete
mai questo carattere di vicinanza alle donne e agli uomini del nostro tempo.
I
ministeri istituiti non esauriscono i servizi dei laici nella Chiesa
Riferendosi
al tema della plenaria, il Pontefice ricorda che quando si parla di ministeri,
“si pensa subito ai ministeri ‘istituiti’ – lettore, accolito, catechista –,
che sono ben conosciuti e sui quali si è riflettuto molto”. Infatti si
caratterizzano per uno specifico atto di istituzione da parte della Chiesa “e
per una certa visibilità”, sono connessi con il ministero ordinato, “anche se
non esigono il sacramento dell’Ordine”. Ma questi, sottolinea, “non esauriscono
la ministerialità della Chiesa, che è più ampia e che fin dalle prime comunità
cristiane riguarda tutti i fedeli”. Ma su di essa, “purtroppo ci si ferma
poco”.
L'origine
dei ministeri nel Battesimo e nei doni dello Spirito
Ringraziando
allora il dicastero per aver voluto dedicare al tema la sua plenaria, Papa
Francesco si chiede “qual è l’origine della ministerialità nella Chiesa” che
ritrova nel Battesimo e nei “doni dello Spirito Santo”. Nel sacramento,
infatti, “ha la sua radice il sacerdozio comune di tutti i fedeli che, a sua
volta, si esprime nei ministeri”. Questo perché “tutti i battezzati – laici,
celibi, coniugati, sacerdoti, religiosi – sono christifideles, credenti in
Cristo, suoi discepoli, e dunque chiamati a prendere parte alla missione che
Egli affida alla Chiesa, anche mediante l’assunzione di determinati ministeri”.
La ministerialità dei laici in particolare, nasce poi anche “dai carismi che lo
Spirito Santo distribuisce all’interno del Popolo di Dio per la sua
edificazione”. Per questo, chiarisce il Pontefice, è “ancora più chiaro perché
la ministerialità della Chiesa non si può ridurre ai soli ministeri istituiti”.
Anche oggi, come nelle comunità delle origini, “di fronte a particolari
necessità pastorali, senza ricorrere all’istituzione di ministeri, i pastori
possono affidare ai laici determinate funzioni di supplenza, cioè dei servizi
temporanei”, come per esempio per “la proclamazione della Parola” o la
“distribuzione dell’Eucaristia”.
Ministeri
della carità verso poveri e migranti
In
più, ricorda Papa Francesco, oltre ai ministeri istituiti, ai servizi di
supplenza, e ad altri uffici stabilmente affidati, “i laici possono svolgere
una molteplicità di compiti, che esprimono la loro partecipazione alla funzione
sacerdotale, profetica e regale di Cristo, non solo dentro la Chiesa, ma anche
negli ambienti in cui sono inseriti”.
Penso
soprattutto alle esigenze legate a forme antiche e nuove di povertà, come pure
ai migranti, che richiedono urgentemente azioni di accoglienza e di
solidarietà. In questi ambiti di carità possono nascere molti servizi che si
configurano come veri e propri ministeri. Si tratta di un grande spazio di
impegno per chi desidera vivere in concreto, nei confronti degli altri, la
vicinanza di Gesù che spesso ha sperimentato in prima persona. Il ministero
diventa così, oltre che un semplice impegno sociale, una bella e personale
testimonianza cristiana.
Tra
cui le situazioni di crisi matrimoniale, le problematiche di separati e
divorziati e di chi vive in una nuova unione o ha contratto nuove nozze.
E
ricorda documenti di san Giovanni Paolo II sull’argomento, come la
Christifideles laici, nella quale si afferma “che vi sono dei ministeri che
hanno il loro fondamento sacramentale nel Matrimonio e non solo nel Battesimo e
nella Confermazione”. Poi la Familiaris consortio, che parla “della missione
educativa della famiglia come di un ministero di evangelizzazione, che ne fa un
luogo di vera e propria iniziazione cristiana”. E già in Evangelii nuntiandi di
Paolo VI “si ricorda che la missionarietà intrinseca alla vocazione coniugale
si esprime anche al di fuori della famiglia stessa, quando questa diventa
“evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell’ambiente nel quale è
inserita”.
Questa
esortazione di San Paolo VI, è vigente: è vigente oggi, è attuale. Per favore:
riprenderla, rileggerla, è di una grande attualità. Con tante cose che quando
uno le ritrova (dice): “Ah guarda, il lungimirante Montini”. È si vede lì,
quella lungimiranza del grande Santo che ha guidato la Chiesa.
No
a ministri "pagani", pieni di sé stessi
A
questi esempi di ministeri laicali, il Pontefice spiega che “se ne potrebbero
aggiungere tanti altri, riconosciuti in vari modi dalle autorità ecclesiali
come espressioni della ministerialità della Chiesa in senso ampio”. Ma una cosa
va sempre ricordata: “ministeri, servizi, incarichi, uffici – non devono mai
diventare autoreferenziali”.
“Io
mi arrabbio quando vedo ministri laici che – scusatemi la parola – si
“gonfiano” di fare questo ministero. Questo è ministeriale, ma non è cristiano.
Sono ministri pagani, pieni di sé stessi, no? Attenti a quello: non devono mai
diventare autoreferenziali. Il servizio è unidirezionale, non è andata e
ritorno: non va”
Il
problema dei laici che sembrano "preti mancati"
Il
loro scopo, chiarisce Papa Francesco, citando l’Evangelii Nunziandi, è quello
di portare i “valori cristiani nel mondo sociale, politico ed economico” del
nostro tempo. Una missione “affidata soprattutto ai laici, il cui agire non può
limitarsi a compiti intra-ecclesiali senza un reale impegno per l’applicazione
del Vangelo alla trasformazione della società”.
Delle
volte tu guardi i laici e sembrano preti mancati. Per favore: fare pulizia su
questo problema.
Una
ministerialità unita da missione e servizio
Ma
cosa accomuna, questi vari tipi di ministerialità, si chiede infine il Papa.
“La missione e il servizio”, perché tutti i ministeri “sono espressione
dell’unica missione della Chiesa e tutti sono forme di servizio agli altri”. E
ricorda che Gesù lo aveva detto: “quello che comanda si faccia come più
piccolo, se no tu non sai comandare”. Chi segue Gesù non ha paura di farsi
“inferiore”, “minore” e di mettersi al servizio degli altri.
“Qui
sta la vera motivazione che deve animare ogni fedele nell’assumere qualsiasi
compito ecclesiale, qualsiasi impegno di testimonianza cristiana nella realtà
in cui vive: la volontà di servire i fratelli e, in loro, servire Cristo”
Solo
così, conclude Francesco, citando ancora L’Evangelii gaudium, ciascun
battezzato potrà scoprire il senso della propria vita, sperimentando con gioia
di essere “una missione su questa terra” , chiamato, in modi e forme diverse, a
“illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare”
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