IL NATALE CI INTERROGA
Ricordo un aneddoto raccontato da un missionario in Giappone. Prima di Natale, una madre e suo figlio tornarono a casa dalla spesa, carichi di regali, e passarono davanti a una chiesa dove venivano installate le decorazioni natalizie. Ed esclamo il bambino: “Vedi, mamma, anche i cristiani celebrano il Natale".
Oggi una simile reazione potrebbe avvenire nei nostri paesi
di tradizione cristiana, che si stanno secolarizzando. Il Natale è diventato la
festa di Babbo Natale e del consumo, ha infatti perso da anni la memoria della
sua origine: la nascita di Cristo. Tuttavia, se questa festa tocca gran parte
della popolazione al di fuori degli ambiti cristiani, può offrire l'occasione
di un primo annuncio del Vangelo e del suo messaggio di pace e fraternità.
Nel campo dell'istruzione, il Natale offre innanzitutto
un'opportunità per approfondire il legame tra fede e ragione. Insieme, fede e ragione
ci permettono di avvicinarci al mistero della nascita di Cristo in questo
mondo. Così troveremo in questa festa una chiamata a servire fedelmente la pace
e la fraternità tra gli uomini.
L'esistenza di Cristo è un dato della storia e un dato
essenziale poiché divide la storia dell'umanità tra un "prima" e un
"dopo". È anche notevole che possiamo datare la nascita di Cristo con
tanta precisione, entro cinque anni; mentre per molti personaggi dei nostri
libri di storia le date rimangono molto incerte.
Dopo il peccato di Adamo ed Eva, la prima parola di Dio fu
una domanda che risuona come una chiamata: "Adamo, dove sei? " (Gen
3,9). Questa chiamata attraverserà la storia e manifesterà continuamente il
desiderio di Dio di unirsi all'umanità.
La nascita di Cristo è un nuovo inizio per la storia dell'umanità, il cielo si unisce alla terra. In Cristo, proclama un prefazio di Natale, “risplende in piena luce il sublime scambio che ci ha redenti: […] la natura mortale è innalzata a dignità perenne.”
L'articolazione tra ragione e fede manifesta l'originalità
e la profondità della salvezza che Gesù ha portato al mondo: non è automatica,
né vincolante. Mostra il rispetto di Dio per la nostra libertà. Vuole renderci,
non schiavi, ma figli. Il posto dell'intelligenza nel cammino di fede manifesta
anche che la salvezza riguarda tutti gli uomini e tutto l’uomo, la sua
dimensione spirituale, intellettuale e fisica.
E quando l’Angelo ha annunciato ai pastori: “Oggi vi è
nato un Salvatore! " (Lc 2,11), ha testimoniato che Dio è venuto a
sostenere la nostra fedeltà quotidiana. Il Dio Bambino ci riconcilia con questo
oggi che noi adulti spesso cerchiamo di evitare. Per quanto riguarda i bambini,
è il momento presente che conta. Non si riferiscono al passato e il futuro
sembra lontano. Dio accettando di diventare un bambino, ci apre a questo
"oggi" e ci dice che è lì che è possibile l'inizio della pace e della
felicità.
Per concludere, come non citare la bella tradizione di allestire presepi nelle nostre chiese e nelle nostre case. Fermandoci un attimo davanti al presepe, ci lasceremo stupire dal Dio Bambino che manifesta l'incredibile vicinanza di Dio alla nostra vita e il suo desiderio di condividere con noi la sua Gloria.
Davanti a Gesù bambino possiamo riconoscere che Lui solo
può illuminare le nostre intelligenze e rafforzare la nostra fede. È il Verbo
di Dio fatto carne.
Davanti a Gesù nella mangiatoia possiamo capire che Lui solo può rendere fecondo il nostro desiderio di fraternità. È l’Amato Figlio del Padre.
Arcivescovo di Cambrai
A.E. UMEC-WUCT
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