Il mondo globalizzato – pensato e costruito essenzialmente dal ricco Occidente – si radica su due presupposti: la priorità dell’individuo da intendere come sganciato dalla comunità che abita e, di conseguenza, una comprensione della libertà slegata da ogni rimando alla responsabilità sociale. Tale profilo culturale, sociale, economico e politico ha generato – oltre alla lacerazione delle nostre città – l’aumento delle paure, delle diseguaglianze, dei poveri e dei migranti. Sin dall’inizio del suo magistero, papa Francesco ha contrapposto a questa cultura dello scarto la prospettiva della centralità dell’uomo e dell’ambiente per il presente e il futuro dell’umanità.
Il tentativo
di Bergoglio – mosso da una rilettura cristiana della realtà alla luce di una
fede intesa nella sua rilevanza pubblica – non è quello di avviare partiti
cattolici bensì di spingere i credenti ad un impegno in politica per sostenere
alcuni valori cristianamente ispirati come la libertà, la giustizia,
l’educazione, la famiglia, l’attenzione ai poveri e all’ambiente. Così, quello
di Francesco non è un tentativo di dominare il potere politico o di gestirlo
anche solo in parte ma di iniziare processi a partire dal bene comune. Si
tratta di una nuova antropologia sociale e politica fondata sulla promozione
della cittadinanza responsabile e dell’educazione integrale.
Anche nella
recente enciclica Fratelli tutti, possiamo registrare che il punto
di partenza della proposta di Bergoglio risiede sul valore sociale del Kerygma
il quale induce i seguaci di Cristo ad annunciare la salvezza non soltanto per
le singole coscienze ma anche per le relazioni umane di carattere sociale,
culturale, economico e politico. In tal modo la promozione umana è parte
costitutiva dell’opera di evangelizzazione dei cristiani nel mondo perché
l’annuncio della salvezza in Cristo conduce ad una visione solidale verso la
storia concreta delle persone che ricercano la giustizia. Così attraverso una
chiesa in uscita – ovvero una comunità estroversa in grado di partorire nella
società plurale spazi di fraternità – Francesco ricorda che il cristianesimo è
chiamato ad orientare la coscienza dei singoli per influenzare i processi
sociali.
Il grande
progetto della modernità ha condotto l’uomo al collasso ambientale ma anche a
quello finanziario e geopolitico. Nonostante questo, per Bergoglio non tutto è
perduto. Infatti, per il pontefice, l’uomo capace di degradarsi fino
all’estremo può «ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, al di là di
qualsiasi condizionamento psicologico e sociale» (Laudato sì, 205). Per
far ciò urgono nuovi processi in grado di cambiare le abitudini e di educare
non più all’istinto di sopravvivenza ma al senso di tutela verso le future
generazioni. Insomma, abbiamo bisogno di riscoprire l’amore civile e politico
che rende tutti i cittadini del mondo dei convocati al bene comune e alla
responsabilità collettiva. Da questa tensione verso la fraternità umana nasce –
a partire dall’insegnamento sociale di Francesco – un umanesimo popolare frutto
di un noi condiviso.
La Fratelli
tutti ribadisce la necessità di avviare processi condivisi per evitare
ulteriori drammi planetari che oltre a distruggere l’ambiente saranno sempre
più destinati a colpire l’uomo. In vista di ciò, l’ultima enciclica si rivolge
direttamente alla politica internazionale e locale. Infatti, il pontefice oltre
a denunciare la corruzione e l’assenza di un profilo etico significativo nella
politica attuale avanza una visione fatta di dialogo, di inclusione e di
riforma affinché possa costituirsi un modello educativo e poi socio-politico
non più succube dell’individualismo dei popoli ma della forza rigenerante della
fraternità.
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