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domenica 8 settembre 2024

LA PREGHIERA DI MARIA


 -di p. Giuseppe Oddone*

 

         Il settimo sussidio del Dicastero per l’evangelizzazione ha per titolo “La preghiera di Maria insieme alle sante che l’hanno incontrata”. E’ stato curato da Catherine Aubin, suora domenicana, psicologa e teologa, che insegna teologia in diverse università del Canada e collabora con Radio Vaticana.

         Con un metodo di lettura, biblico e originale, ella presenta la preghiera di Maria come un pellegrinaggio verso la profondità del proprio cuore per ascoltare, custodire, mettere in pratica la parola di Gesù, per leggere alla luce del Vangelo non solo quello che il suo Figlio le dice, ma anche gli avvenimenti e gli imprevisti, i luoghi stessi in cui si svolge la vita.

         La preghiera di Maria è essenzialmente una preghiera meditativa, di assimilazione della Parola e di lettura delle vicende personali. Imitando e guardando a Lei, prendendola nella nostra casa, scopriamo la nostra interiorità, diamo unità alla vita e alla memoria, generiamo e irradiamo Cristo attorno a noi.

         Realizziamo in tal modo il comando di Gesù. Beati coloro che custodiscono e mettono in pratica la sua parola: “Saranno chiamati  mia madre, miei fratelli e mie sorelle” (cfr. Lc. 8,21).

         Ritorna in mente una bella terzina del nostro poeta Dante, a proposito di Maria nostro modello di preghiera, di vita, di contemplazione di Cristo:

Riguarda omai ne la faccia che a Cristo

più si somiglia, ché sua chiarezza

sola ti può disporre a veder Cristo.

(Par. XXXII, 88-90)

Detto in altre parole: in questo momento, guarda attentamente il volto di Maria, che più si assomiglia a quello di Cristo, perché soltanto la santità di Maria in tutto il suo splendore ti può rendere capace di contemplare Cristo e il suo mistero.

 Metodo di lettura della Bibbia

          Leggendo la Bibbia si deve scendere in profondità: la preghiera è un viaggio verso l’interno, una discesa dal mondo esteriore o fisico al nostro mondo interiore. Esemplificando con la parola “porta”, che troviamo in vari passi del Nuovo Testamento, vengono indicati i quattro livelli di comprensione della Scrittura: quello letterale, ossia la “porta” è un oggetto di legno o di metallo che si apre e si chiude; quello funzionale o evocativo, dato che la “porta” separa due spazi, permette di entrare e di uscire, può essere chiusa a chiave o aperta; quello metaforico che traspone l’immagine “porta” in un altro campo, dal mondo materiale a quello spirituale, come quando Gesù dice: “Ecco, sto alla porta e busso” (Ap. 3,20); il quarto livello è la “porta” come rivelazione del mistero di Cristo: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato”. La Parola di Dio stimola costantemente a scendere nella preghiera per questi quattro livelli di lettura.

I luoghi di Maria: Betlemme, Nazareth, Cana

          Non solo le parole della Scrittura sono cariche di significato e di mistero, anche i luoghi abitati da Maria, rivelano qualche aspetto della sua identità e diventano oggetto di preghiera; non sono solo luoghi geografici, ma riassumono anche una storia, sono in relazione con la persona, nascondono e svelano il mistero di Dio.

         Betlemme non è solo un piccolo capoluogo della Giudea. Essa è legata a Giuseppe, lo sposo di Maria, che si considera un betlemmita; richiama anche altri personaggi della Bibbia come Rachele, moglie di Giacobbe che qui dà alla luce Beniamino, Boaz che sposa la moabita Ruth, e Jesse, il padre di Davide.

         Betlemme è pertanto un luogo di nascita, di filiazione, di discendenza; significa “casa del pane”. Qui Maria rivela e medita il mistero che è in Lei; è lei la vera casa in cui nasce Gesù, il pane della vita.  A Betlemme Maria insegna a noi a diventare casa di Dio, sua dimora, per partorire a nostra volta il Verbo nella nostra interiorità e a irradiarlo nel mondo di oggi.

         La maggior parte della vita di Maria trascorre in Galilea, regione montuosa del nord di Israele; è una terra di confine, un crocevia di nazioni, di mescolanza e di incontro, è un luogo da cui partire e fare ritorno. In questa Galilea del cuore Maria ci attende.

         Nazareth in Galilea è un villaggio sconosciuto, nascosto, insignificante. Maria ascolta qui il messaggio dell’angelo Gabriele e pronuncia le sue prime parole, dialogando con Dio. Qui ella vive in intimità con Gesù, nascosta agli occhi degli uomini. In questo luogo di silenzio, di pace, di libertà, di semplicità e di umiltà Maria ci aspetta per vivere in unione con Gesù, per crescere con Lui in sapienza e grazia.

         A Cana di Galilea, “il terzo giorno”, giorno che richiama la risurrezione di Gesù, c’è una festa di matrimonio. Qui Gesù rivela se stesso, la sua gloria umana e divina. E’ Maria che apre la strada prima a Gesù, e poi ai servi invitati ad eseguire quello che Egli dirà loro. Maria invita tutti noi perché entriamo nella nostra Cana interiore, nel luogo della sponsalità, del vino nuziale, ove ella prepara per noi le nozze con il Verbo, suo Figlio.

 Le parole di Maria

          Ci sono parole o frasi che noi spesso consciamente o inconsciamente ripetiamo e che ci mettono in contatto con il nostro io più profondo in modo sereno e positivo, che ci strutturano interiormente e spiritualmente. Maria che porta in sé la Parola, il Verbo fatto carne, può aiutarci ad entrare nelle nostre vere parole, quelle che ristabiliscono l’intimità con il Padre, con il Figlio nello Spirito Santo.

         Le prime parole di Maria riportate dal Vangelo sono “Come avverrà questo?”. Ella, strappata a una condizione di vita normale, accetta di collaborare con Dio, parla e dialoga con Lui, dimostra in uno scambio di amore la sua fedeltà ed il suo immenso coraggio, chiede non “perché”, ma “come” questo avverrà, con semplicità ed umiltà. Pronuncia il suo sì senza condizioni: “Avvenga per me secondo la tua parola” (Lc 1, 38) con una totale, incondizionata fiducia che durerà tutta la vita, pronta a seguire quella via che il Signore le indicherà e che la porterà ai piedi della croce.

         Nel ritrovamento di Gesù dodicenne al tempio fra i dottori della legge, Maria dopo lo stupore e l’ammirazione rivolge al Figlio un pacato rimprovero con cui manifesta il suo dolore e l’angoscia sua e di Giuseppe. La risposta di Gesù – sono le sue prime parole riportate dal Vangelo e definiscono l’autocoscienza, l’interiorità di Gesù adolescente – sono sconvolgenti: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc.2, 48-49). Gesù si sente a casa sua, nel tempio del Padre, e verso il Padre orienta tutta la sua vita. Maria custodirà queste parole nel suo cuore,  chiamata nuovamente a una situazione di cambiamento e di novità. Ma anch’essa è il tempio in cui il Verbo ha preso carne, nel suo cuore Egli abita: Maria comprende che dovrà cercare Gesù dentro di sé in una relazione nuova di amore, meditando e conservando le  parole e le azioni del Figlio, per scendere nel mistero del Verbo fatto uomo nel suo grembo. A questa forma di preghiera e di interiorità la Vergine esorta tutti noi.

 Le sante donne e Maria

          Il sussidio espone anche alcune apparizioni della Vergine e fa riferimento anche a due sante visitate da Maria.

         Caterina Labouré nel 1830, a 24 anni, inizia la sua formazione a Parigi presso le Figlie della Carità, fondate da San Vincenzo de’ Paoli. Ella riceve tre apparizioni di Maria, ritenute importanti per tutta la Chiesa, e la missione di far coniare e diffondere la medaglia miracolosa. Maria, che si lascia avvicinare e toccare dalla santa in un’intimità materna e benevola, fa comprendere a Santa Caterina che lei desidera per ogni persona la salvezza, la guarigione, la liberazione portata dal suo Figlio, Gesù Redentore.

         A Lourdes, borgo isolato e sconosciuto come la Nazareth del Vangelo, Maria appare 18 volte a Bernadette Soubirous sulle rive del Gave. L’apparizione più significativa è quella in cui Maria invita la veggente ad andare verso la sorgente: ella obbedisce, trova prima del fango, raschia per tre volte la terra, alla quarta l’acqua zampilla.

         Questo è il vero pellegrinaggio: scavare dentro di noi, eliminare il fango dei nostri pensieri e delle nostre azioni maligne, per far sgorgare con l’intercessione di Maria l’acqua limpida del nostro incontro con il Signore Gesù.

         Occorre aggiungere che nell’introduzione al sussidio si fa riferimento ad un altro santuario mariano, al Santuario alle Tre Fontane di Roma, chiamato anche Santuario della Rivelazione, dove Maria apparve nel 1947 a un comunista anticlericale, Bruno Cornacchiola, poi convertito alla fede. Nella grotta dove Maria si manifestò più volte vi è una porta chiamata “Porta della Pace”. Maria ha chiesto che tutti passino attraverso questa porta: è Cristo, nato da Maria, la nostra porta e la nostra pace.

         Raccontando di una donna che ottenne qui una grazia spirituale, anche l’autrice ha scelto  di attraversare questa “Porta della Pace” per scrivere il suo libro sulla preghiera di Maria e con Maria.

* Assistente Ecclesiastico Nazionale AIMC

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