- di Giovanni Perrone
L’educazione è un cammino di ricerca e di speranza che ha come scopo la costruzione "del buono, del bello, del vero" (Papa Francesco):
Gesù stesso scelse di peregrinare per le strade di Israele per diffondere la
buona novella. Nel cammino ci si arricchisce reciprocamente, perché si
esercita l’arte dell’osservare, del dialogare, del riflettere, dell’interagire
con i compagni di strada e con tutti coloro che si incontrano; arte del
discernere e dello scegliere, dell’accogliere, del rischiare, dell’orientarsi e
dell’orientare. Maestro e allievo sono una ricchezza, l’uno per l’altro, e
insieme vanno verso la comune meta.
Il cammino quaresimale che stiamo vivendo ci
invita alla preghiera, al digiuno e all’elemosina. Sono tre parole che ci
insegnano molto (specialmente in questo periodo quaresimale) e ci aiutano a
divenire migliori come persone, come cristiani, come educatori.
Mi soffermerò brevemente
su queste parole, prestando attenzione alla loro valenza educativa, al fine di
proporre alcune possibili piste operative per la rete associativa, per le
comunità scolastiche e per i singoli docenti.
“La preghiera è il
respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce
dal cuore di chi crede e si affida a Dio”.[2] San Domenico invitava a
essere "Armati della preghiera anziché della spada, vestiti di umiltà
invece che di belle vesti".
La preghiera è
interazione, relazione, ascolto, contemplazione, scoperta del senso del limite;
è un cammino dell’uomo che sa guardare lontano e in alto. Perciò è lode,
gratitudine, ma anche richiesta di auto.
La dimensione relazionale
è caratteristica dell’arte di educare: un mettersi in relazione per ascoltare e
per dialogare. Non è il dialogo dell’oppressore, ma di colui che sa promuovere
e valorizzare l’altro. E’, perciò, un dialogo arricchente e liberante, che
esalta la dignità di ogni essere umano.
Oggi, purtroppo, anche
nei percorsi educativi, c’è poco spazio per l’ascolto, per i silenzi
contemplativi, per il senso del mistero, per la riflessione, per la ricerca
comune. Siamo, infatti, frastornati da mille rumori, dai cellulari sempre
accesi, dalle soventi inutili chiacchere dei talk show, ove prevale la voce del
più forte o del più arrogante o del più appariscente. Purtroppo, quel che conta
è farsi notare, meravigliare, abbagliare per disorientare e ingannare l’altro! Anche
nei percorsi scolastici si è spesso tentati dal parlare molto, osservare poco,
riflettere raramente. Si resta chiusi nelle aule, oppure la periodica uscita
dall’edificio scolastico si riduce ad una estemporanea “alienazione”. Papa
Francesco sovente ci invita ad uscire all’aperto per ascoltare, riflettere,
interagire. operare.
Noam Chomsky diceva che “la
manipolazione dei media fa più danni della bomba atomica, perché distrugge i
cervelli”. Einstein evidenziava che “emozione, contemplazione e mistero
sono il seme di ogni arte, di ogni vera scienza”. Papa Francesco nella
“Laudato sì” ci invita ad avere una “sguardo contemplativo”. Allora, perché non
ripensare al nostro modo di essere e fare scuola?
Perché non prendere
esempio dallo stile di Cristo lungo i sentieri della Palestina?
Parlare di digiuno
è oggi una cosa strana. C’è tanta gente che muore di fame e c’è chi muore per
eccesso di cibo. Viviamo in una società che si contraddice continuamente. La
pandemia ha, purtroppo, aggravato la situazione. I pochi ricchi sono diventati
sempre più ricchi e i molti poveri sono diventati più poveri. La mancanza del
senso del limite fa diventare molti giovani, e anche adulti, vittime di sé
stessi.
La Quaresima è tempo
privilegiato di penitenza e di digiuno. Ma quale penitenza e quale digiuno
vuole dall’uomo il Signore? Il rischio, infatti, è di «truccare» una pratica
virtuosa, di essere «incoerenti». E non si tratta solo di “scelte alimentari”,
ci dice Papa Francesco[3], ma di stili di vita per i
quali si deve avere l’«umiltà» e la «coerenza» di riconoscere e correggere i
propri peccati.
Il digiuno ci invita a
praticare l’arte del discernimento, per scegliere quel che conta veramente, per
dare priorità a ciò che ha valore, per selezionare il bene dal male, non solo
fisico ma anche spirituale. L’esperienza del pellegrino e quella del deserto, vissuta
dallo stesso Gesù, costringe a metter da parte tutto ciò che sovrabbonda e fa
zavorra, per trovare quella leggerezza che favorisce il cammino e fa anche
volare in alto.
Oggi è difficile, pure
nelle istituzioni educative e nelle attività progettuali, fare selezione,
essere essenziali. Eccesso di informazioni, saperi spesso frammentati, superficialità,
sprazzi di notizie talora contrastanti, carenza di riflessività … provocano
sovente appesantimenti, abbagliamenti e disorientamenti, anche valoriali.
Ecco, dunque, la
necessità di rivedere i percorsi, gli stili e i tempi della formazione, di educarci
ed educare all’essenzialità, di trovare (anche nel quotidiano) spazi di
riflessione e di contemplazione, perché nel silenzio Dio parla.[4]
Papa Francesco, nel
recente messaggio quaresimale[5] ci invita a praticare l’elemosina:
“Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo.
Durante questa Quaresima, pratichiamo l’elemosina donando con gioia. Dio «che
dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento» provvede per ciascuno di
noi non solo affinché possiamo avere di che nutrirci, bensì affinché possiamo
essere generosi nell’operare il bene verso gli altri. Se è vero che tutta la
nostra vita è tempo per seminare il bene, approfittiamo in modo particolare di
questa Quaresima per prenderci cura di chi ci è vicino, per farci prossimi a
quei fratelli e a quelle sorelle che sono feriti sulla strada della vita. La
Quaresima è tempo propizio per cercare, non trascurando chi è nel bisogno …… Mettiamo
in pratica l’appello a operare il bene verso tutti, prendendoci il tempo per
amare i più piccoli e indifesi, gli abbandonati e disprezzati, chi è
discriminato ed emarginato” [6]
.
Come educatori non ci limitiamo
soltanto a donare qualcosa (il superfluo) a chi si trova nel bisogno. Siamo
chiamati ad esercitare la “carità della competenza”, a trovare tempi e modi
opportuni per aiutare i più fragili a far meglio, i più emarginati a superare
le difficoltà di apprendimento, i più svantaggiati a realizzarsi pienamente,
gli scoraggiati a ritrovare forza e coraggio. Questo è il tempo opportuno per
incoraggiare ed educare ciascuno, specialmente chi può o ha di più, a farsi dono
a coloro che hanno bisogno di sostegno nello studio o in altro, in maniera che
il donarsi divenga stile di vita.
La carità è relazione, è scoperta
dei beni relazionali, quei beni intangibili che generano la vita buona. “Il
bene relazionale è l’effetto emergente di una relazione soggetto-soggetto, non
soggetto-cosa[7]”.
Esso si basa sul principio di reciprocità positiva. Le attuali terribili guerre
guerra in Ucraina e in altre parti del mondo ci invitano ad essere “artigiani
di pace” anzitutto nell’ambiente ove operiamo.
Quindi, Quaresima come
tempo per riflettere sulle relazioni interne ed esterne delle nostre
istituzioni (scuole, associazioni … ) e di coloro che vi fanno parte. Essa è
anche tempo privilegiato per ridar forza alle pratiche e ai percorsi di
gratuità. Abbiamo, infatti, un grande bisogno di gratuità e dono, per generare
una nuova e duratura socialità. La gratuità segue l’imperativo dell’amore
oblativo, un amore che non cerca la conquista dall’altro ma la gioia di farsi
dono all’altro.
In tal modo l’educatore
cristiano diviene testimone delle beatitudini; un testimone che non cerca di
apparire e fare rumore per illudersi di essere, un artigiano di pace che,
grazie al suo esempio e con la sua interazione coi colleghi, con l’aiuto dello
Spirito, diviene guida sicura per coloro coi quali condivide il cammino ed è
luce e sale per tutti. Ogni comunità di docenti cristiani diviene visibile e
credibile comunità di fratelli animata dai valori del Vangelo, al servizio del
prossimo; spazio di formazione continua e di elevata competenza.
In questo anno la Chiesa
ci invita ad operare insieme sul Global Compact on Education [8]. Le parole del Santo Padre
e il materiale preparato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica ci offrono
ottimi spunti per riflettere sulle complesse problematiche educative odierne e
per unire i nostri sforzi in “un’ampia alleanza educativa per formare
persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e
ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna”[9].
Anche noi siamo chiamati
a fare del nostro meglio!
Martin Luther King diceva
sovente: “Cercate ardentemente di scoprire che cosa siete chiamati a fare, e
poi mettetevi a farlo appassionatamente. Siate comunque sempre il meglio di
qualsiasi cosa siate”.
Questo è il fraterno augurio
che faccio a tutti noi, cari colleghi e amici.
________________________
[2] Francesco, 6 maggio 2020
[3] Papa Francesco, 16 febbraio 2018
[4]
1Re 19,11-13
[5] Papa
Francesco, Messaggio
Quaresima 2022
[6] Enc. Fratelli tutti, 193
[7] P. Donati, Scoprire I beni relazionali, ed. Rubbettino,
2019, pag. 56
[8] Congregazione per l’Educazione cattolica, Educazione
tra crisi e speranza, ed, Libreria Vaticana,2021
[9] Francesco, 12 settembre 2019
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