una guida alla lettura
Arriva la primavera 2022. Nel darle il benvenuto, desideriamo riproporre la guida alla lettura della già famosa enciclica di Papa Francesco.
La primavera che ritorna a rifiorire la terra, (nonostante i gravi problemi di conflitti, pandemie, crisi ambientale ed economico-sociale che ci opprimono), simo invitati a ritrovare speranza, una speranza non statica, ma che suscita in ciascuno e in ogni comunità, un intelligente, competente, etico e generoso impegno per costruire un futuro migliore. Il futuro, infatti, dipende da noi.
Il Creatore ci ha dato e ci dona sapienza, saggezza, coraggio e competenza per fare del nostro meglio. Gratitudine, lungimiranza, interazione, coraggio sono punti forti del nostro cammino. Allora, diamoci da fare! gp
Un'Enciclica sull'ambiente e, ancora più in profondità, sul senso
dell'esistenza e sui valori alla base della vita sociale. Si può definire così,
in estrema sintesi, la seconda, attesissima Enciclica di papa Francesco, Laudato
si'. Il documento prende il nome dalla nota invocazione di san Francesco
d'Assisi, che nel Cantico delle creature ricorda che la terra, la nostra casa
comune, «è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e
come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (1).
Questa terra, maltrattata e saccheggiata, oggi si lamenta; con essa, tanti
dei suoi abitanti. Papa Francesco invita ad ascoltarli, sollecitando tutti e
ciascuno a una «conversione ecologica», secondo l’espressione di san Giovanni
Paolo II, cioè a «cambiare rotta», assumendo la bellezza e la responsabilità di
un impegno per la «cura della casa comune».
Nel testo ci sono denunce molto dure, contro gli egoismi e la miopia alla
base di una certa concezione dello sviluppo e contro i danni che ne derivano per
l'essere umano e per l'ambiente, ma lo sguardo del Pontefice sembra illuminato
anzitutto dalla speranza. «L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per
costruire la nostra casa comune» (13); «l’essere umano è ancora capace di
intervenire positivamente» (58); «non tutto è perduto, perché gli esseri umani,
capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a
scegliere il bene e rigenerarsi». (205).
Un altro tratto distintivo dell'Enciclica è certamente la costante
attenzione a entrare in dialogo con tutti, non solo con i fedeli cattolici. Il
dialogo percorre tutto il testo, e nel capitolo 5 diventa lo strumento per
affrontare e risolvere i problemi. Tanto che, in non pochi passaggi, il Papa
assume esplicitamente il contributo sui temi ambientali offerto da cristiani
non cattolici (in particolare il Patriarca ecumenico Bartolomeo I), da altre
religioni e da scienziati, filosofi e associazioni che hanno «arricchito il
pensiero della Chiesa su tali questioni» (7).
L’itinerario dell’Enciclica è tracciato nel n. 15 e si snoda in sei
capitoli, di cui di seguito offriamo una sintesi. A dare unitarietà al tutto
sono alcuni assi tematici che percorrono il documento papale, affrontati da una
varietà di prospettive diverse: «l’intima relazione tra i poveri e la fragilità
del pianeta; la convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la
critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla
tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso;
il valore proprio di ogni creatura; il senso umano dell’ecologia; la necessità
di dibattiti sinceri e onesti; la grave responsabilità della politica
internazionale e locale; la cultura dello scarto e la proposta di un nuovo
stile di vita» (16).
Capitolo primo – Quello che sta accadendo alla nostra casa
Il punto di partenza è un ascolto della situazione a partire dalle migliori
acquisizioni scientifiche in materia ambientale oggi disponibili. Esse ci
consentono di ascoltare il grido della creazione e di «trasformare in
sofferenza personale quello che accade al mondo, e così riconoscere qual è il
contributo che ciascuno può portare» (19).
Così, il primo capitolo insiste su alcuni aspetti della crisi ecologica
maggiormente urgenti e preoccupanti: i mutamenti climatici, definiti «una delle
principali sfide attuali per l'umanità», il cui impatto ricade sui più poveri;
la questione dell'acqua, «un diritto umano essenziale (...), condizione per
l'esercizio degli altri diritti umani» (30); la tutela della biodiversità,
necessaria quando l'intervento umano si pone a servizio della finanza e del
consumismo e «fa sì che la terra in cui viviamo diventi meno ricca e bella,
sempre più limitata e grigia» (34); il debito ecologico, un problema reale che
chiama in causa la responsabilità del Nord del mondo nei confronti del Sud.
Nel complesso, di fronte ai drammi connessi a queste problematiche, papa
Francesco si mostra profondamente colpito dalla «debolezza delle reazioni»:
nonostante non manchino esempi positivi (58), egli segnala «un certo
intorpidimento e una spensierata irresponsabilità» (59). Mancano una cultura
adeguata (53) e la disponibilità a cambiare stili di vita, produzione e consumo
(59).
Capitolo secondo – Il Vangelo della creazione
Le problematiche presentate nel capitolo precedente vengono qui rilette
alla luce delle Sacre Scritture, con un rilievo particolare dato al racconto
della creazione. Esso suggerisce «che l’esistenza umana si basa su tre
relazioni fondamentali strettamente connesse: la relazione con Dio, quella con
il prossimo e quella con la terra. Secondo la Bibbia, queste tre relazioni
vitali sono rotte, non solo fuori, ma anche dentro di noi. Questa rottura è il
peccato» (66).
Chiarito che l'essere umano non è e non può ritenersi padrone dell'universo,
il Papa spiega che questo «non significa equiparare tutti gli esseri viventi e
toglier[gli] quel valore peculiare» che lo caratterizza; e «nemmeno comporta
una divinizzazione della terra, che ci priverebbe della chiamata a collaborare
con essa e a proteggere la sua fragilità» (90).
Conclude il capitolo il cuore della rivelazione cristiana: «Gesù terreno»
con la «sua relazione tanto concreta e amorevole con il mondo» è «risorto e
glorioso, presente in tutto il creato con la sua signoria universale» (100).
Capitolo terzo – La radice umana della crisi ecologica
Dopo una panoramica dei «sintomi» della situazione attuale, e dopo un
inquadramento del problema a livello biblico-teologico, l'Enciclica affronta le
cause profonde della crisi ecologica, in dialogo con la filosofia e le scienze
umane.
Questo capitolo si apre con alcune riflessioni su apporto, limiti e rischi
della tecnologia. Essa, dice Francesco, dà «a coloro che detengono la
conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio
impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero» (104). E sono
proprio le logiche di dominio tecnocratico che portano a distruggere la natura
e a sfruttare le persone e le popolazioni più deboli.
Alla radice si diagnostica nell’epoca moderna un eccesso di
antropocentrismo (116): nel proprio rapporto con l'ambiente e con i suoi
simili, l’essere umano assume una posizione autoreferenziale, centrata
esclusivamente su di sé e sul proprio potere. Ne deriva una logica «usa e
getta» che giustifica ogni tipo di scarto, ambientale o umano che sia, che
tratta l'altro e la natura come semplice oggetto e conduce a innumerevoli forme
di dominio.
Con queste premesse l’Enciclica affronta due problemi cruciali per il mondo
di oggi: il lavoro (124-129) e i limiti del progresso scientifico, con chiaro
riferimento agli OGM (132-136), su cui Francesco invoca un dibattito
responsabile e ampio.
Capitolo quarto – Un’ecologia integrale
Arriviamo qui al cuore della Laudato si': l’ecologia integrale
come nuovo paradigma di giustizia; un’ecologia «che integri il posto specifico
che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che
lo circonda» (15). È questa una prospettiva che mette in gioco anche una
ecologia delle istituzioni: «Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute
delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la
qualità della vita umana: “Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia
civica provoca danni ambientali”» (142).C’è un legame tra questioni ambientali
e questioni sociali e umane che non può mai essere spezzato, e il Papa lo fa
capire con numerosi esempi. A sua volta, l'ecologia integrale «è inseparabile
dalla nozione di bene comune» (156), da intendersi in maniera concreta, da concretizzare
nella vita quotidiana in scelte solidali guidate da «una opzione preferenziale
per i più poveri» (158) e dal desiderio di lasciare un mondo sostenibile alle
prossime generazioni.
Capitolo quinto – Alcune linee di orientamento e di azione
Che cosa posso fare io? E che cosa chiedere alle istituzioni
internazionali? Le analisi e le denunce, infatti, non bastano: ci vogliono
proposte «di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la
politica internazionale» (15). La Chiesa, chiarisce Francesco, non pretende di
definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma [io]
invito ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o
le ideologie non ledano il bene comune» (188).
E proprio nel nome di questo bene comune, auspicando un accordo sui regimi
di governance e sulla protezione dell'ambiente, il Papa non esita a formulare
un giudizio severo sui Vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni: «Non
hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non
hanno raggiunto accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci»
(166). Aggiungendo: «L’ambiente è uno di quei beni che i meccanismi del mercato
non sono in grado di difendere o di promuovere adeguatamente» (190).
Capitolo sesto – Educazione e spiritualità ecologica
Nel capitolo finale l'Enciclica va al cuore della conversione ecologica,
invitando a cambiamenti radicali negli stili di vita - individuali, familiari,
collettivi -, nei percorsi educativi, nelle dinamiche massmediatiche.
«Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali
spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo» (230).
Tutto ciò sarà più semplice ponendosi in un atteggiamento di sobrietà e a
partire da uno sguardo contemplativo che viene dalla fede: «Per il credente, il
mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con
i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri» (220).
I santi ci accompagnano in questo cammino. San Francesco, più volte citato,
è «l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia
integrale, vissuta con gioia» (10), modello di come «sono inseparabili la
preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella
società e la pace interiore. Ma l’enciclica ricorda anche san Benedetto, santa
Teresa di Lisieux e il beato Charles de Foucauld.
L'Enciclica termina con due preghiere, una offerta alla condivisione con
tutti coloro che credono in «un Dio creatore onnipotente» (246), e l’altra
proposta a coloro che professano la fede in Gesù Cristo, ritmata dal ritornello
«Laudato si’».
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