la “saggezza
del tempo”
-
di Mariolina Ceriotti Migliarese
- Uomini, donne e persino bambini: ormai tutti, senza distinzione, viviamo di corsa e con affanno, sempre protesi in avanti, sbilanciati verso ciò che accadrà “dopo”. Abbiamo la sensazione che il tempo sia sempre insufficiente, e che si sia fatto troppo affollato e troppo stretto. Il tempo ci appare sempre più prezioso e insieme sempre più ostile. Ma come si entra nella percezione del tempo?
Gli animali
non conoscono il tempo, ma sperimentano il ripetersi ritmico degli eventi; in natura,
infatti, la ritmicità è una costante: c'è un ritmo nel rincorrersi delle
stagioni, nelle fasi lunari, nell'istinto riproduttivo degli animali, nel
respiro. Questa ritmicità che ci trascende e che non ha bisogno del nostro
controllo costituisce un sottofondo rassicurante e affidabile e rappresenta un
fondamentale organizzatore della vita.
Anche l'uomo
alla nascita non ha cognizione del tempo: la vita del neonato è scandita da un
flusso di bisogni e di sensazioni alle quali da solo non sa e non può dare
significato né risposta. Si tratta di un flusso che potrebbe sopraffarlo e
disorganizzarlo; solo la cura attenta e “sufficientemente buona” di un adulto è
in grado di introdurlo in un ritmo più ordinato, nel quale riconoscere e
regolare il tempo della fame e della sazietà, come quello del sonno e della
veglia. Da sempre è soprattutto la donna a curarsi del tempo e della ritmicità,
perché in lei più che nell'uomo la natura ha legato il corpo a precise finestre
temporali; il tempo è una variabile centrale nella vita delle donne: sia in
senso orizzontale (il ripetersi mensile del mestruo e dei giorni fertili) che
longitudinale (il menarca, l'età fertile, la menopausa). È un tempo che, lo si
voglia o no, ruota attorno al tema concreto e simbolico del figlio; che si
tratti di un figlio da accettare, da cercare o da evitare le cose non cambiano:
la domanda sul figlio rimane per le donne cruciale e ineludibile, modificando
il loro modo di percepire il tempo.
L'uomo e la donna vivono il tempo in modo diverso. Nella percezione maschile,
le età si susseguono senza soluzione di continuità e i compiti vitali vanno
sommandosi l'uno all'altro, portandolo a crescere sul piano umano e
professionale secondo un ordine di tipo lineare, in direzione di una meta
“forte” e unificata. La donna invece percepisce il tempo in modo circolare e
ciclico; la sua vita non è concentrata su un unico obiettivo principale, ma
piuttosto su compiti vitali che si accavallano, si intersecano, si aprono e si
chiudono secondo “anelli di senso” che sono “fase-specifici”, perché ritmati da
passaggi e trasformazioni legate alla ciclicità del suo corpo. Per questo la
donna più dell'uomo avverte con urgenza il tema del tempo e più di lui soffre
per la mancanza di ritmi vitali buoni. E sempre per questo la madre percepisce
istintivamente l'importanza di ritmare la vita del suo bambino: sente che si
tratta di un compito primario e sa che il figlio sta bene quando trova
finalmente un ritmo ordinato, che è il contrario dell'affanno.
A causa di
queste differenze, può sembrare che l'uomo sappia guardare più lontano o che la
donna non sappia avere obiettivi forti; per non perdere occasioni preziose, le
donne hanno cercato perciò di adattarsi al modo maschile di vivere il tempo,
rinunciando a battersi per salvaguardare i propri ritmi. Ma perdere il contatto
con la propria dimensione temporale danneggia le donne, che hanno bisogno della
flessibilità necessaria ad “aggiustare” continuamente il tempo alle esigenze
concrete e mutevoli della vita propria e delle persone che amano, e di dare ad
ogni fase l'energia necessaria al compito centrale di quel momento. Stiamo
diventando sempre più simili a pipistrelli senza radar, affannate e insieme
scontente, perché l'ordine della vita è andato perduto, con pesanti conseguenze
per noi e per le persone che amiamo. Lottare perché sia salvaguardata la
ritmicità buona della vita non è un obiettivo femminile, ma un obiettivo
necessario per tutti: dobbiamo ritrovare insieme la “saggezza del tempo”,
prendendo consapevolezza del suo limite e tornando a valorizzare uno per uno
tutti i preziosi momenti che ci è dato vivere.
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