e la domanda «nascosta»
di significato
-di VITO MAGNO
«Ciò che caratterizza l’essere umano è l’essere un
costruttore di senso, senza il quale egli si smarrisce».
L’affermazione
dello scrittore e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang Goethe aiuta a riflettere
sulle cifre dei suicidi che, secondo l’Istituto nazionale di statistica (Ine),
stanno raggiungendo livelli drammatici: 3.941 nel 2020, di cui 1.479
riguardanti giovani e adolescenti per i quali il suicidio è la seconda causa di
morte, dopo gli incidenti stradali. Non passa giorno che la cronaca non
riferisca di persone che si tolgono la vita per motivi assolutamente
spropositati al gesto che compiono e per giunta nei modi più assurdi. I suicidi
che avvengono nelle carceri sono quelli di cui più si parla: 12 nei primi due
mesi di quest’anno. Meno si sa dell’incremento di giovanissimi che si rivolgono
al “Telefono amico” e all’associazione “Samaritans onlus” per raccontare
difficoltà quotidiane, problemi legati alla famiglia, al bullismo, alle sfide
estreme su TikTok. Fa riflettere un dato che emerge dall’ospedale
Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove le attività di
consulenza nei riguardi degli adolescenti psichicamente
disagiati sono passate dal 36% di prima della pandemia al 63%
nel 2021. Al tempo del Covid il disagio adolescenziale viene generalmente
attribuito all’impatto che il virus lascia sulla salute
anche mentale, come riferisce una recente ricerca
dell’Università Cattolica e della Fondazione
Soleterre.
Ma da un rapido esame al tempo antecedente l’epidemia emerge che la familiarità
con i gesti estremi dipende fondamentalmente dalla perdita del senso della
vita. Non si capisce la morte se non si capisce la vita e non si ha il senso
della morte, se non si ha il senso della vita. Al Forum di Incontri
Interdisciplinari, organizzato dalla Fondazione Paolo VI, svolto il 9 febbraio
scorso a Madrid, il presidente della Società di psichiatria di Madrid, José
Luis Carrasco, ha attribuito la matrice dei tentativi di suicidio, cresciuti di
dieci volte negli ultimi due anni, alla «paura che si impadronisce
soprattutto dei giovanissimi in una società intrappolata
dall’incertezza». L’attuale disagio esistenziale deriverebbe, secondo
Carrasco, dall’intreccio tra gli effetti prodotti dalla pandemia
sulla vita sociale, in particolare sulla vita relazionale, e il
nichilismo presente nella cultura contemporanea, che relega al
rango d’illusione la ricerca di una finalità da dare alla vita.
Alla radice del suicidio non ci sarebbe solo l’epidemia o una
delusione, ma la carenza di valori e l’assenza di maestri di vita
autorevoli e significativi. Un segnale viene dal numero dei
gesti autolesionistici compiuti da adolescenti, maggiori per chi
vive in ambienti degradati rispetto ai coetanei appartenenti a
solide famiglie cristiane. Chi è educato a guardare alla vita come a
un dono di Dio vede le cose in altro modo, sente di
essere servitore, non padrone, della propria e
dell’altrui esistenza. Non casualmente Gesù, volendo
riassumere la sostanza del suo insegnamento, dice: «Sono venuto
perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». In particolare,
riflettendo sugli adolescenti che in un momento di disperazione, o di vuoto
psicologico, si tolgono la vita, non si può escludere che nel loro gesto si
nasconda una domanda di significato, una ricerca di fede nel Dio della vita,
che la società non riesce a soddisfare. In tal senso l’impianto educativo va
ripensato. Grande è la responsabilità degli adulti nell’abilitare gli
adolescenti a diventare costruttori del loro futuro e nel trasmettere loro
l’idea che il successo non dipende da traguardi prestigiosi da raggiungere, ma
dall’essere se stessi con i propri talenti e i propri limiti. Ancor più
delicato il compito degli educatori cristiani nell’aiutare gli adolescenti ad
accogliere, dentro la loro progettualità, l’appello di Dio, nella convinzione
che attraverso le vie della fede possono formulare un giudizio sulla coerenza
della propria esistenza. È un punto essenziale dell’evangelizzazione, difficile
da comprendere perché non si tratta della continuazione del catechismo dei
bambini, ma di qualcosa da inventare e da percorrere!
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