L’intelligenza artificiale uccide le idee»
a
cura di Fabio Gervasio
Siamo
ancora in grado di ascoltare e supportare i nostri giovani? Ne abbiamo parlato
con Paolo Crepet, psichiatra e sociologo.
Professor Crepet, Qualche anno fa Lei ha scritto il libro “Non siamo
capaci di ascoltarli”, oggi ancora di più di ieri. Da cosa nasce questa
incapacità all’ascolto dei nostri ragazzi?
Da
“Non siamo capaci di ascoltarli” ad oggi sono passati una decina di libri,
molti anni, e adesso sta per uscire il nuovo libro per Mondadori “Mordere il
cielo”, che è un libro che parla molto, con punti di vista diversi da allora,
di ciò che riguarda il rapporto tra le generazioni, del mondo che stiamo
costruendo per i ragazzi e così via. Credo ce le paure contenute in quel libro,
ormai lontano, siano più che legittime oggi, anzi, per certi versi il libro
“Mordere il cielo”, che uscirà il 25 di giugno, è un libro molto più
arrabbiato, con compostezza, con gentilezza, ma arrabbiato.
Leopardi
ha scritto l’infinito appena ventenne, Einstein a 26 anni ha formulato la
teoria della relatività, Zuckerberg ventenne realizza Facebook, oggi sembra più
difficile che un giovane “crei” qualcosa magari dentro un garage. Cos’è
cambiato?
Non
creeranno più nulla a quell’età, innanzitutto perché non ci sono più i garage,
poi perché non ci sono più le idee. Le idee stanno scomparendo, perché
l’intelligenza artificiale uccide le idee, nel senso che moltiplica le idee che
già ci sono. È come un menù che non si rinnova ma che mette, ad esempio,
l’amatriciana al posto delle penne all’arrabbiata e poi il contrario, ma è
sempre quello il menù. L’intelligenza artificiale non può sorprendere ma
distribuisce, in maniera intelligente, ciò che c’è, ma l’innovazione, che non
c’è, non so chi la darà se non c’è. Zuckerberg ha tutte le ragioni a
preoccuparsi, perché lui a vent’anni ha fatto qualcosa, se per quello Musk l’ha
fatto a diciassette, e così via, questo per dire che tutto il mondo digitale è
nato molto prima dei vent’anni. Altman, che è cofondatore di OpenAI, che è la
più grande azienda di intelligenza artificiale al mondo, ha detto che i manager
della Silicon Valley oggi hanno tutti più di trent’anni, che è una sconfitta,
cioè loro hanno fatto un autogol.
Gli
adulti di oggi hanno paura e vogliono controllare costantemente i loro figli,
decidono per loro in tutto, a volte condizionandoli e facendoli credere che è
quello che vogliono, che è meglio per loro. Cosa stiamo sbagliando?
I
genitori tendenzialmente hanno tutti tentato, in un modo o nell’atro, di
condizionare i propri figli, nel senso che il contadino voleva che il proprio
figlio rimanesse in stalla, o nell’officina di moto del padre, così come
l’avvocato che lasciava lo studio al figlio avvocato, questo è sempre successo,
da decenni, il problema è che prima molti si ribellavano, noi avevamo raggiunto
una quota parte di ribellione intorno al 40/50%, che era altissima, di numero
di giovani che non facevano il lavoro dei padri, non continuavano le attività
di famiglia, adesso purtroppo questo numero è calato, c’è molta più
insicurezza, conservazione, per cui i ragazzi e le ragazze si adattano a fare
quel lavoro lì, semmai ne volessero fare uno nuovo l’unica cosa che gli viene in
mente e di voler fare l’influencer. In ogni caso non c’è una visione a medio
termine, questo è il grande problema. Noi stiamo incredibilmente ripercorrendo
il cammino dei nostri pionieri romani, nel senso che i romani vivevano giorno
per giorno, perché vivevano poco; invece, noi che campiamo novant’anni
continuiamo a fare come i romani che ne campavano trenta, questo mi sembra un
po’ bizzarro.
Lei
è in tour per i teatri italiani con “prendetevi la luna”, che è anche il titolo
di un suo libro, ed è un messaggio di coraggio per i ragazzi ad affrontare la
vita prendendo delle decisioni senza aver paura di sbagliare, perché sbagliare
è una delle opportunità ed anche i fallimenti aiutano a crescere. È così?
Direi
che è evidentemente così, però poi la gente ragiona in maniera diversa. È un
po’ complicato affermare che bisogna sapere che cos’è una sconfitta, che si può
sbagliare, che si può prendere un quattro a scuola e non succedere niente e
così via. Sarebbe ovvio se lo diciamo io e lei, però se lo diciamo ad un
pubblico più allargato quest’ovvio non lo è più, perché, ad esempio, questa
mattina qualcuno ha avvisato l’avvocato per fare ricorso al TAR perché forse
suo figlio sarà bocciato. Sono tutte ovvietà che diventano eresie in un mondo
di idioti.
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