giovedì 13 giugno 2024

AGIRE CON CARITA'

 


DICASTERO PER I LAICI, LA FAMIGLIA E LA VITA

INCONTRO ANNUALE ASSOCIAZIONI DI FEDELI E MOVIMENTI ECCLESIALI

SANTA MESSA  (Basilica di San Pietro – 13 giugno 2024 – ore 8:00)

OMELIA DEL CARD. FARRELL

Cari fratelli e sorelle, Gesù pone una condizione esigente per entrare nel Regno dei cieli: avere una giustizia superiore a quella di scribi e farisei.

I farisei, pur essendo molto osservanti, pensavano quasi esclusivamente al rapporto con Dio, cioè, possiamo dire, la loro “giustizia” si concentrava sulla dimensione verticale dell’amore, trascurando però la relazione con gli altri, la dimensione orizzontale. 

Per illustrare il suo insegnamento su questo tema, Gesù accenna a tre atteggiamenti che ci separano dal fratello: adirarsi con lui, chiamarlo “stupido”, chiamarlo “pazzo”. Sono tre gradi progressivi di condanna: allontanare da sé il fratello con l’ira; considerare le sue idee di poco valore; presumere di entrare nell’intimo della sua coscienza, arrivando a svalutare persino la sua relazione con Dio, considerandola falsa, superficiale e ipocrita.

Queste parole Gesù le pronuncia commentando il quinto comandamento: “non uccidere”. Fa comprendere così che si può “uccidere” il fratello dentro di sé, cioè non materialmente, ma spiritualmente.

Disprezzare il prossimo e condannarlo senza appello è violare il quinto comandamento, è già “uccidere” il fratello nel proprio cuore. Gesù, dunque, invita ad andare oltre la “giustizia dei farisei”, cioè a superare la separazione fra il culto reso a Dio e la relazione con gli altri.

In Gesù tutto si trova unito: Egli è uomo e Dio, ama perfettamente il Padre e ama gli uomini. Si sente amato dal Padre suo e con lo stesso amore ama i fratelli: «come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» dice nel Vangelo di Giovanni (Gv 15,9). Egli desidera portare Dio agli uomini, ma, allo stesso tempo, desidera portare gli uomini a Dio.

Se ci pensiamo bene, la “giustizia superiore”, di cui parla Gesù, è Lui stesso, è il suo modo di essere e di agire. Ma anche noi possiamo diventarne partecipi e questo ci consola! Infatti, chi ha creduto in Gesù e ha ricevuto da Lui lo Spirito Santo, diventa come Lui! Partecipa della sua “giustizia superiore”! Non separa più la relazione con Dio e quella con i fratelli. Diventa capace di amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come sé stesso. Questa ritrovata unità, quest’unico amore che abbraccia Dio e i fratelli, è il frutto più maturo della fede cristiana!

 Carissimi, nel prepararci a vivere questa giornata di riflessione sul tema della sinodalità missionaria, chiediamo la carità che è dono dello Spirito Santo perché nei nostri rapporti personali, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità ecclesiali, nutriamo sempre un sincero amore per i fratelli che il Signore ci ha messo accanto.

 Amen.


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