dalle micro-realtà al mondo
Si
è concluso a Loppiano il convegno sul tema "Il movimento dell’agape:
chiave di rinnovamento socio-culturale", che intendeva indagare
scientificamente il potere trasformante dell’amore, in particolare di quello
che sta al cuore del cristianesimo. Relazioni, dialogo ma anche laboratori per
passare dallo studio alla vita. La vicerettrice Gaudiano: "Abbiamo provato
a rimettere a fuoco il valore dell'amore come qualcosa che può tornare a dare
senso alle nostre società"
-
di Adriana Masotti - Città del Vaticano
L'attualità
è stato, infatti, il secondo movente del convegno pensato anche a partire
dall'osservazione di una realtà in cui sembra prevalere l'odio, il rancore,
l'interesse personale. "Ci troviamo in società - afferma Gaudiano - che
hanno quasi del tutto perso il senso profondo dell'amore e sono cadute
nell'indifferenza, qualcosa su cui anche Papa Francesco continua a richiamarci.
Pensare quindi oggi all'amore, parlarne, significa renderci conto che ci
ritroviamo in contesti dove prevale quasi il suo contrario, il disamore. Allora
abbiamo deciso di provare a farne oggetto di riflessione e di ricerca e di
provare a vedere se riusciamo a rimettere a fuoco il valore dell'amore come
qualcosa che tocca la nostra esistenza e che, come tale, può tornare a dare senso
alle nostre società".
Proponendosi
di essere un'indagine scientifica sul potere trasformante di quel fenomeno
complesso che è l'amore, nel corso del convegno si è riflettuto sull'agape da
più prospettive, tra queste quelle appunto sociali e culturali. "L'amore è
ciò che muove la nostra esistenza - ci dice la vicerettrice di Sophia - ma non
si tratta solo di un fatto privato, come forse negli ultimi decenni ci siamo un
po' abituati a pensare o a credere. Non è qualcosa di intimistico, riferito ai
nostri soli rapporti personali, di famiglia o di amicizia. L'amore, e nello
specifico l'agape, è qualcosa che ha un potere trasformante perché investe
tutti gli ambiti della nostra vita e lo fa in modo sociale, poiché ci spinge a
guardare anche gli sconosciuti, gli estranei, come possibili oggetti dell'amore
stesso e questo ha delle ricadute sul piano sociale.
"Come
non pensare all'attualità dell'agape di fronte alle guerre, alle violenze,
all'indifferenza verso il malessere e la problematicità degli altri - prosegue
Gaudiano - che mette in evidenza il modo in cui agisce l'amore:
"Nell'agape il centro non è mai in me, nell'io, ma è fuori di me, l'amore
ci sposta da noi nella relazione con l'altra persona, ma è in questa condizione
apparentemente di disequilibrio che veniamo pienamente riequilibrati. Amare è
un rischio tante volte, ma è lo stesso amore che ci equilibra in quanto noi
abbiamo bisogno degli altri per diventare noi stessi. Chi ama senza aspettarsi
necessariamente qualcosa in cambio vive la gratuità, aprendo così il cuore
altrui a fare lo stesso. Di fronte alla disumanizzazione crescente, l'amore
vissuto e riconosciuto nella sua portata rivoluzionaria, avrebbe effetti a
largo raggio per un'azione, direi, in cerchi concentrici".
Il
Convegno non voleva proporsi solo come un momento di riflessione teorica. Alle
relazioni della sessione accademica, infatti, sono seguiti sette laboratori
interdisciplinari attraverso i quali i partecipanti hanno potuto approfondire
conoscenze e competenze nell'ambito relazionale e partecipativo come la
capacità di ascolto, la capacità di lavorare in squadra, la capacità di
adattamento, lo sviluppo della creatività. Qualche esempio: il laboratorio
dedicato alla politica ha inteso proporre la scelta del dialogo – ascoltare,
condividere, orientarsi – non soltanto come strumento di convergenza
nell'attuale contesto polarizzato, ma come espressione autentica della
socialità umana nella costruzione della convivenza. In particolare, ci si è
chiesti quale sia il ruolo della parola, della comunicazione e della
mediazione. Oppure, nel laboratorio di sociologia, il confronto si è incentrato
sulla questione se l’amore possa essere una dimensione del benessere umano in
qualche modo “misurabile”. Insieme ai partecipanti si è cercato di costruire un
indice adeguato a tale scopo. O ancora nel laboratorio a carattere pedagogico,
sono stati proposti esercizi di attenzione interiore con il fine di sviluppare
un atteggiamento di cura comunitaria mediante il proprio lavoro.
"La
parte dei laboratori - sottolinea Valentina Gaudiano - è stata introdotta per
far sì che i bei discorsi ascoltati venissero radicati nei partecipanti
attraverso un'appropriazione personale che permettesse a ciascuno di portarsi a
casa questa dimensione dell'amore agapico nella propria quotidianità". Ma
l'agape è praticabile nei vari ambiti della vita, della società, dei popoli?
"Ci sono persone che a tutte le latitudini fanno spontaneamente esperienza
di amore - risponde la vicerettrice -. Partendo da questa osservazione, ci
sembra di poter dire che l'agape è praticabile nella vita delle società prima
di tutto a livello micro, è inutile cioè pensare ai massimi sistemi. È
fattibile l'amore-agape se guardiamo le relazioni di quelle micro-realtà che
costituiscono poi i popoli e quindi non solo in prima istanza le famiglie, ma
tutti gli ambiti educativi, le scuole, le associazioni, le parrocchie e i
quartieri. Se in questi tessuti che sono i più immediati per ciascuno di noi -
prosegue Gaudiano - passa questo messaggio e viene accresciuta la
considerazione del valore vincente dell'agape, allora per cerchi concentrici
questa realtà investe una popolazione e allora si può ipotizzare di arrivare a
pensare che l'amore possa toccare anche le relazioni internazionali e quindi le
relazioni tra i popoli".
Negli
stessi giorni del convegno, a Loppiano è stata allestita una mostra pittorica
che intendeva sottolineare l'esistenza di una dimensione diversa da quella
intellettuale e scientifica per conoscere la realtà e muoversi dentro di essa,
una dimensione spesso sottovalutata, specie in Occidente: la conoscenza del
cuore. Gaudiano sottolinea a questo proposito che "la dimensione del cuore
ha una sua portata conoscitiva specifica che andrebbe intrecciata a quella
puramente razionale" e che "la coltivazione di valori, come quelli
estetici, messi in evidenza con questa mostra e durante il convegno attraverso
relazioni che parlassero di estetica e sviluppassero questa dimensione
affettiva e spirituale del bello, è fonte di crescita della nostra umanità e
diventa via per acquisire una più completa conoscenza della realtà nella sua
complessità e nella sua multiformità".
La
riflessione di questi giorni a Loppiano è destinata probabilmente a continuare.
"Siamo soltanto all'inizio - afferma la vicerettrice dell'Istituto
Universitario Sophia - abbiamo in qualche modo alzato il sipario e si potranno
aprire diverse interessanti strade in questo senso. Questo si colloca in
continuità con l'attività e la missione di Sophia, ma non direi - precisa -
soltanto in continuità con quanto qui si studia e si approfondisce, perché non
è che studiamo l'amore tutti i giorni, ma in continuità con lo stile di vita
che vogliamo proporre. Da noi vita e studio cercano di camminare insieme perché
siamo profondamente convinti che quanto si apprende dai libri o da docenti che
hanno fatto un certo cammino di formazione e di ricerca, può e deve trovare
riscontro nella vita di tutti i giorni e viceversa. È la realtà stessa nella
quale siamo immersi quotidianamente qui a Loppiano che ci parla, ci interpella,
e ha tutto il diritto di animare la nostra riflessione e quindi di innervare lo
studio stesso. Un convegno, perciò, che pone al centro l'agape come riflessione
e come proposta anche di applicazione esistenziale è proprio un'espressione
chiara di tutta la proposta formativa di Sofia, a prescindere dagli indirizzi
specifici di studio che qui si sceglie di intraprendere".
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