è un vento
che non si può imbrigliare,
crea e rende liberi
"La
libertà non è fare quello che si vuole" ed è vera quando si esprime
"in ciò che sembra il suo opposto, il servizio": così Francesco nella
catechesi all'udienza generale in piazza San Pietro, dedicata al nome
"Ruach" con cui in origine nella Bibbia viene chiamato lo Spirito di
Dio. Alla terza persona della Trinità si addice l'immagine del vento che tutto
travolge. Lo Spirito non può essere "istituzionalizzato", Egli
infatti distribuisce i suoi doni come vuole
-Adriana
Masotti - Città del Vaticano
“Non
meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove
vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque
è nato dallo Spirito. (Gv 3,6-8)”
Il
nome rivela la persona
Francesco
fa notare come il nome sia così importante da identificarsi quasi con la
persona che lo porta.
Non
è mai un appellativo meramente convenzionale: dice sempre qualcosa della
persona, della sua origine, o della sua missione. Così è anche del nome Ruach.
Esso contiene la prima fondamentale rivelazione sulla persona e la funzione
dello Spirito Santo.
La
potenza e la libertà dello Spirito nell'immagine del vento
Ma
che cosa ci dice la parola Ruach, domanda il Pontefice. L'immagine
del vento, ricorrente nella Bibbia, esprime la 'potenza' dello Spirito,
"il vento infatti è una forza travolgente e indomabile. È capace perfino
di smuovere gli oceani". Nel Nuovo Testamento però Gesù a questo aspetto
aggiunge quello della libertà. Il vento, osserva il Papa, "non si può
assolutamente imbrigliare, non si può imbottigliare o inscatolare".
Inutilmente ha tentato di farlo "il razionalismo moderno" con il
risultato di "perderlo, vanificarlo, o ridurlo allo spirito umano puro e
semplice".
Esiste
però una tentazione analoga anche in campo ecclesiastico, ed è quella di voler
racchiudere lo Spirito Santo in canoni, istituzioni, definizioni. Lo Spirito
crea e anima le istituzioni, ma non può essere Lui stesso “istituzionalizzato”,
"cosificato". Il vento soffia “dove vuole”, così lo Spirito
distribuisce i suoi doni “come vuole”.
Libertà
è scegliere di fare il bene
L'elemento
della libertà in relazione allo Spirito di Dio è molto presente in san Paolo,
prosegue Francesco, ma questa libertà non è quella che comunemente si pensa.
Non è "fare ciò che si vuole", non significa essere liberi di fare il
bene o il male "ma libertà di fare il bene e farlo liberamente", è la
"libertà dei figli, non degli schiavi". L'apostolo scrive ai Galati
che la libertà non deve essere "un pretesto per la carne" e che la
vera libertà è contraria all'egoismo e si esprime nel servizio. Il Papa
prosegue:
Conosciamo
bene quand’è che questa libertà diventa un “pretesto per la carne”. Paolo fa un
elenco sempre attuale: "Fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria,
stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,
invidie, ubriachezze, orge e cose del genere". Ma lo è anche la libertà
che permette ai ricchi di sfruttare i poveri, è una libertà brutta quella che
permette ai forti di sfruttare i deboli, e a tutti di sfruttare impunemente
l’ambiente. E questa è una libertà brutta, non è la libertà dello Spirito.
Grazie
allo Spirito, liberi per servire
Il
Pontefice cita le parole di Gesù riportate dall'evangelista Giovanni: "Se
il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" per
concludere con un invito: "Chiediamo a Gesù di fare di noi, mediante il
suo Santo Spirito, degli uomini e delle donne veramente liberi. Liberi per
servire, nell’amore e nella gioia".
DISCORSO DEL SANTO PADRE
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