Alla scoperta delle parole che hanno due
significati opposti fra loro
-
-di Eva Luna Mascolino
-
Chi ha studiato latino o greco fra i banchi di scuola
potrebbe già aver notato il curioso fenomeno linguistico dell’enantiosemia,
quando consultando il dizionario avrà visto che alcune parole presentavano non
solo più di un significato, ma addirittura dei significati opposti fra di loro.
Chi, invece, non ha fatto un’esperienza simile nel
corso degli studi, potrebbe comunque aver notato come perfino in italiano ci
siano dei termini che vogliono dire al tempo stesso una cosa e il suo esatto
contrario. Sì, perché si tratta di una peculiarità diffusa in tanti idiomi del
mondo, e che in linguistica è conosciuta appunto con il nome di enantiosemia.
Una prima spiegazione di questo concetto la fornisce
con chiarezza l’Enciclopedia Treccani, che la definisce “la condizione
semantica di un vocabolo che nel suo svolgimento storico ha assunto un
significato opposto a quello etimologico; per es., l’aggettivo feriale che,
derivato del latino feriae, «giorni di riposo», significava in origine
«festivo», mentre oggi vuol dire «lavorativo»”.
Detto altrimenti, si tratta di verbi, di sostantivi o
di aggettivi caratterizzati da un’insolita polisemia, che abbiamo bisogno di
inserire in un determinato contesto per capire fino in fondo come interpretare.
Vediamo insieme alcuni esempi.
I primi che, di solito, vengono in mente a chi ha una
certa familiarità con l’enantiosemia sono casi come quello di ospite o di
affittare: dobbiamo infatti intendere l’ospite come colui che ospita o come
colui che viene ospitato? E affittare significa mettere in affitto o,
viceversa, prendere in affitto? Naturalmente, tutto dipende dalla frase in
questione.
Lo stesso discorso vale per verbi quali tirare, che
può voler dire allontanare da sé (come in tirare una pietra) o avvicinare a sé
(come in tirare il carrello della spesa), e sbarrare, che significa sia
chiudere (come in sbarrare una porta) sia aprire (come in sbarrare gli occhi).
E non è tutto, perché al di fuori di una specifica
situazione non potremo mai stabilire se spolverare vada inteso come togliere la
polvere (come in spolverare uno scaffale) o come mettere la polvere (come in
spolverare lo zucchero a velo su una torta), né se pauroso sia chi fa paura
(come in un omone pauroso) o chi prova paura (come in un bambino pauroso).
Infine, un’ultima chicca – ma non per importanza –
riferita al mondo della cultura: avete mai notato che, anche con il sostantivo
storia, rientriamo nell’ambito dell’enantiosemia?
Il motivo è presto detto: di per sé non ci è dato
sapere se una storia sia un fatto inventato (come in Storia di una gabbianella
e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda) oppure un evento reale
(come nell’antica Storia di Roma di Tito Livio).
Tutto, ancora una volta, dipenderà infatti dal
contesto…
Il
libraio
Nessun commento:
Posta un commento