venerdì 14 giugno 2024

TEMPO DI MIETITURA


 16 Giugno 2024, 11° Domenica T.O.

 Prima Lettura Dal libro del profeta Ezechiele Ez 17, 22-24

Salmo 91

Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corinzi, 2Cor 5, 6-10

Dal Vangelo secondo Marco Mc 4, 26-34

 _26 Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 27 dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 28 Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 29 Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura».

30 Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 31 Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 32 ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». 33 Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 34 Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa._____________

Commento di Ernesto Balducci

 Siamo in un tempo che si è soliti definire, da qualche decennio, tempo di secolarizzazione, cioè un tempo in cui l’emergenza religiosa nella società si sta logorando fino a scomparire. I simboli sacri perdono d’importanza, il linguaggio si laicizza, la stessa consistenza politica delle istituzioni religiose si sta eclissando. Qualcuno ha voluto parlare di un’epoca post-cristiana, intendendo il cristianesimo come espressione religiosa complessiva della società tradizionale. Questa società tradizionale.

Ricordiamo quel che disse un nostro grande filosofo non nonostante le sue diversificazioni interne, però accettava di riconoscersi come cristiana, credente: « noi non possiamo non dirci cristiani », nel senso che in Europa le norme morali e le concezioni della vita, che la filosofia poi assume nelle sue sistemazioni razionali, sono legate al grande evento cristiano. 

Noi — dico noi come credenti — possiamo reagire a questo processo di eclissi del cristianesimo in due modi: o deplorandolo, resistendogli, considerandolo in sé, intrinsecamente, come distruttivo della fede cristiana, oppure considerandolo come una nuova epoca, nella quale la fede deve vivere senza appoggiarsi ai simboli religiosi che sembravano essenziali sua sopravvivenza e alla sua espressione, senza e nella società attraverso strutture giuridiche e sociali da considerarsi come sue. Mi pare che la scelta storica a cui dobbiamo orientarci sia questa seconda: far viver la fede all’interno di una società secolarizzata, anche se l’ipotesi della secolarizzazione progressiva è tutt’altro che sicura. L’importante è non legare il futuro della fede alle perplessità delle ipotesi storiche. La fede è autosufficiente, si pone come un progetto e una previsione sul futuro ultimo a cui siamo incamminati. I nodi storici che intercorrono tra il nostro presente e il giorno ultimo sono contingenti, relativi, storico complessivo in cui gli uomini vivono.

Possiamo riferirci ad un noto pensiero di Pascal, che ci permette di chiarire le cose. Secondo Pascal ci sono tre ordini di grandezze tra loro non commensurabili: le grandezze fisiche, le grandezze spirituali e, egli dice, le grandezze della carità. Le grandezze fisiche sono quelle che si esprimono attraverso la potenza, la forza, la coazione. Non sono soltanto le grandezze corporee. 

La grandezza di un paese è fondata sulla  sua forza d’urto, sul suo esercito, sulla sua produttività, sulla sua economia. Le grandezze spirituali sono quelle dell’ordine razionale: quando noi parliamo di un grande scrittore, di un grande filosofo, noi alludiamo a quella misura emergente di alcuni personaggi che hanno lasciato e lasciano nella storia un patrimonio di valori razionali. Le due grandezze sopra descritte sono incommensurabili. 

Può darsi benissimo che un paese grande, ad esempio, secondo l’ordine fisico, sia piccolo secondo l’ordine spirituale; viceversa, ci può essere un paese o una città o un gruppo sociale che dal punto di vista della grandezza fisica sono insignificanti e sono invece significantissimi dal punto di vista della grandezza spirituale.

 

Da “Il mandorlo e il fuoco” vol.2 anno B   

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