“La scuola italiana istruisce ma non educa.
Stiamo assistendo alla morte
dell’homo sapiens. Riempire le scuole di libri, non di computer”
Di
redazione
Il
filosofo e psicoanalista Umberto Galimberti, intervistato da La Gazzetta di
Parma, durante l’evento “G-talk: Riflessioni: famiglia e figli nell’era
digitale”, ha lanciato un grido d’allarme sulla condizione delle giovani
generazioni nell’era digitale.
Secondo
Galimberti, stiamo assistendo alla morte dell’homo sapiens, sostituito
dall’homo videns, un individuo che privilegia l’immagine al testo, con
conseguenze preoccupanti sullo sviluppo cognitivo. “Il cervello perde neuroni
quando si antepone l’immagine”, afferma il filosofo, sottolineando come questo
passaggio da un’intelligenza sequenziale a una simultanea stia impoverendo le
capacità critiche e di comprensione.
Un’ulteriore
conseguenza di questa evoluzione, secondo Galimberti, è l’incapacità di gestire
la complessità della società contemporanea. “Il computer lavora su un codice
binario: sì, no. L’umanità diventa gregge e vuole l’animale capo”, dichiara,
evidenziando come l’ignoranza e la superficialità favoriscano il populismo e la
manipolazione.
La
scuola, secondo il filosofo, non è in grado di contrastare questa deriva. “La
scuola italiana istruisce ma non educa”, afferma, sottolineando l’importanza di
un’educazione che vada oltre la semplice trasmissione di contenuti e si occupi
dello sviluppo emotivo e sentimentale degli studenti.
Galimberti
propone una soluzione radicale: riempire le scuole di letteratura, non di
computer. “I sentimenti s’imparano, non li abbiamo per natura”, sostiene,
evidenziando il ruolo fondamentale della letteratura nel fornire modelli e
strumenti per comprendere e gestire le emozioni.
Il
filosofo esprime anche una forte preoccupazione per l’intelligenza artificiale,
vista come un’ulteriore minaccia in un’epoca dominata dalla tecnica, che ci
riduce a meri strumenti al servizio della produttività e dell’efficienza. “Non
siamo all’altezza della velocità inaugurata dalla tecnica e dall’informatica”,
avverte Galimberti, sottolineando l’aumento delle psicopatologie indotte da
questa corsa sfrenata verso la performance.
La
società dell’efficienza e della performance spinta ci porta a livelli
spaventosi di psicopatologie indotte dall’informatica, come dimostrato
dall’alto consumo di psicofarmaci e cocaina nel nostro Paese.
Orizzonte
Scuola
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