Il Papa ai giovani di “Economy of Francesco”: la misura dello sviluppo è l'umanità
Si è concluso con il videomessaggio del
Pontefice l’evento internazionale voluto da Papa Francesco, con protagonisti
giovani economisti ed imprenditori di 115 Paesi del mondo che hanno partecipato
on line a conferenze e dibattiti. “Cari giovani - dice il Papa - oggi siamo di
fronte alla grande occasione di esprimere il nostro essere fratelli", di
essere buoni samaritani di un futuro solidale
La vocazione
di Assisi
Francesco
ricorda che “l’attuale sistema mondiale è insostenibile da diversi punti di
vista”. Seguendo le orme del Santo di Assisi si può riparare la nostra casa
comune, anche dalla prospettiva dell’economia. A essere colpiti, spiega il
Pontefice - è “nostra sorella terra, tanto gravemente maltrattata e spogliata”.
Ma anche i più poveri e gli esclusi”, “i primi danneggiati e anche i primi
dimenticati”. Francesco si rivolge quindi direttamente ai giovani economisti e
imprenditori, “chiamati a incidere concretamente nelle città e università, nel
lavoro e nel sindacato, nelle imprese e nei movimenti, negli uffici pubblici e
privati”:
La gravità
della situazione attuale, che la pandemia del Covid ha fatto risaltare ancora
di più, esige una responsabile presa di coscienza di tutti gli attori sociali,
di tutti noi, tra i quali voi avete un ruolo primario: le conseguenze delle
nostre azioni e decisioni vi toccheranno in prima persona, pertanto non potete
rimanere fuori dai luoghi in cui si genera, non dico il vostro futuro, ma il vostro
presente. Voi non potete andare fuori da dove si genera il presente e il
futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra.
Una nuova
cultura
Per dare
voce allo spirito di Assisi, anche nell’economia, occorre un cambiamento. Si
devono “avviare processi, tracciare percorsi, allargare orizzonti, creare
appartenenze”. Ricordando quanto affermato da Benedetto XVI, Francesco
sottolinea che “la fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto
piuttosto da scarsità di risorse sociali”. Si deve dunque creare una nuova
cultura per cambiare “gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo,
le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società”. Si tratta,
afferma il Papa rivolgendosi ai giovani, di un passo fondamentale e decisivo:
Senza fare
questo, non farete nulla. Abbiamo bisogno di gruppi dirigenti comunitari e
istituzionali che possano farsi carico dei problemi senza restare prigionieri
di essi e delle proprie insoddisfazioni, e così sfidare la sottomissione –
spesso inconsapevole – a certe logiche (ideologiche) che finiscono per
giustificare e paralizzare ogni azione di fronte alle ingiustizie.
Cultura
dell’incontro
Tornare
“alla mistica del bene comune” e “incontrarsi al di là di tutte le legittime
differenze”, è il passo determinante, osserva ancora Francesco, “per qualsiasi
trasformazione che aiuti a dar vita a una nuova mentalità culturale e, quindi,
economica, politica e sociale”. Quella dell’incontro è una cultura che si
costruisce - come hanno fatto i giovani attraverso villaggi tematici che si
sono costituiti on line in preparazione ad Economy of Francesco -
dialogando, pensando, discutendo e creando, “secondo una prospettiva
poliedrica”. Ed è una cultura opposta, sottolinea il Pontefice, a quella che
oggi “è alla moda”: la cultura dello scarto. “Come è difficile - aggiunge il
Papa - progredire verso soluzioni reali quando si è screditato, calunniato e
decontestualizzato l’interlocutore che non la pensa come noi”. Il futuro,
spiega poi Francesco, sarà “un tempo speciale”: “Non siamo condannati a modelli
economici che concentrino il loro interesse immediato sui profitti come unità
di misura”. Tutti devono essere coinvolti in questa nuova cultura basta
sull’incontro.
Occorre
accettare strutturalmente che i poveri hanno la dignità sufficiente per sedersi
ai nostri incontri, partecipare alle nostre discussioni e portare il pane alle
loro case. E questo è molto più che assistenzialismo: stiamo parlando di una
conversione e trasformazione delle nostre priorità e del posto dell’altro nelle
nostre politiche e nell’ordine sociale.
Il patto di
Assisi
Alcune
questioni, ricorda il Papa nel videomessaggio, non si possono rimandare.
Si devono “far avanzare modelli economici che andranno a vantaggio di tutti,
perché l’impostazione strutturale e decisionale sarà determinata dallo sviluppo
umano integrale, così ben elaborato dalla dottrina sociale della Chiesa”. “I
sistemi creditizi da soli - osserva Francesco - sono una strada per la povertà
e la dipendenza”. Rivolgendosi ai giovani economisti, imprenditori, lavoratori
e dirigenti d’azienda, il Papa ricorda che questo "è tempo di osare il
rischio di favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di
sostenibilità". Nuove vie "in cui le persone, e specialmente gli
esclusi (e tra questi anche sorella terra), cessino di essere - nel migliore
dei casi - una presenza meramente nominale, tecnica o funzionale per diventare
protagonisti della loro vita come dell’intero tessuto sociale". Ogni
popolo è chiamato “a rendersi artefice del proprio destino e di quello del
mondo intero”. “Non basta accrescere la ricchezza comune - insiste il Pontefice
- perché sia equamente ripartita e non basta promuovere la tecnica perché la
terra diventi più umana da abitare”. È l’umanità la misura dello sviluppo:
La misura
dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col
sofferente. Quella misura dell’umanità. Questo vale per il singolo come per la
società misura che deve incarnarsi anche nelle nostre decisioni e nei modelli
economici.
Cari giovani
non scegliete le scorciatoie
Le parole
conclusive del videomessaggio del Papa ai partecipanti all’Incontro
"Economy of Francesco" hanno il sapore di una supplica:
Cari
giovani, oggi siamo di fronte alla grande occasione di esprimere il nostro
essere fratelli, di essere altri buoni samaritani che prendono su di sé il
dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti. Un futuro
imprevedibile è già in gestazione; ciascuno di voi, a partire dal posto in cui
opera e decide, può fare molto; non scegliete le scorciatoie, che seducono e vi
impediscono di mescolarvi per essere lievito lì dove vi trovate. Niente
scorciatoie, lievito: sporcarsi le mani. Passata la crisi sanitaria che stiamo
attraversando, la peggiore reazione sarebbe di cadere ancora di più in un
febbrile consumismo e in nuove forme di autoprotezione egoistica. Non
dimenticatevi, da una crisi mai si esce uguali: usciamo meglio o peggio.
Facciamo crescere ciò che è buono, cogliamo l’opportunità e mettiamoci tutti al
servizio del bene comune. Voglia il Cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”,
ma che impariamo a maturare uno stile di vita in cui sappiamo dire “noi”.
L'economia
secondo il Papa, la proposta che sfida il futuro
Economy
of Francesco: un laboratorio per uno sguardo materno sul mondo
La
cura degli "scartati", metro di valore di un sistema economico
Fare
impresa non solo per il profitto ma per una economia legata all'etica
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