- di Mauruzio Muraglia
Cara
professoressa, caro professore del tempo Covid/DAD,
vorrei
chiederti come stai. No, non mi riferisco al contagio. È che giungono da ogni
parte d’Italia grida di dolore dagli studenti che stanno facendo la didattica a
distanza. Dicono tutti, in ogni comitato studentesco, in ogni consiglio di
classe, che sono stremati, che sono assillati da compiti e interrogazioni, che
non ce la fanno più a stare sempre davanti al monitor. È per questo che ti
chiedo come stai. È molto importante il tuo benessere, credimi, per il loro
benessere. Se me lo permetti vorrei condividere con te qualche pensiero
affinché tu possa trovarvi motivo di rasserenamento.
Mi
chiederai: cosa ti fa pensare che io non sia serena? Semplice: quel che
raccontano i ragazzi, ma non solo quelli che se la tirano. Tutti i ragazzi,
anche quelli che la voglia di studiare ce l’hanno. È questo che mi fa pensare
che ci sia bisogno per te di qualcosa che ti dia benessere, una sorta di tisana
rilassante. Ci provo. Poi mi dirai cosa ne pensi.
Non hai un
traguardo davanti che non sia il benessere dei tuoi allievi. Senza di questo
non ti servirà a niente avere spiegato un sacco di cose. Le dimenticheranno.
Potrai scrivere tutto diligentemente su Argo, ma non avrai spostato di una
virgola il loro apprendimento, perché comunque impareranno quel che il loro
benessere consentirà loro di imparare. Vittoria di Pirro per te: chi ti
elogerà? Il tuo Dirigente? No, non sperarci, sarà il primo a dissociarsi dal
tuo zelo.
Forse
qualcuno, tempo fa, ti avrà spiegato che senza motivazione e interesse non si
impara niente. Vero. Ma anche senza relazione umana. Senza anima. Senza mai un
sorriso. Una battuta. Una pausa di leggerezza. Per questo è importante anche il
tuo benessere. Perché non basta la preparazione, e neppure lo zelo, e la
serietà. In questo infausto tempo queste cose non ti bastano più. Ti bastavano
in presenza, perché gli allievi erano più disponibili. Ora non ti bastano più.
Devi stare bene. Devi sapere sorridere. Non hai alternative davanti a loro. O
li perderai. Sempre che non perderli ti interessi. Insomma, fai poche cose e
con passione. Ameranno la tua materia e ricorderanno quello che hanno fatto con
te. E ricorderanno te.
Un’altra
cosa. Ma davvero ti pare così importante valutare? Interrogare? Mettere voti?
Ti pare davvero che sia la cosa più importante nella relazione umana che hai
con i tuoi allievi? Ti pare davvero un dovere così cogente da richiedere, in
suo nome, di sacrificare tutta la leggerezza e la solarità che sarebbero
necessarie in questo tempo così difficile per tutti? Io non ci credo. Io credo
che se tu stessi davvero bene non riterresti che le cose stiano così. Ecco
perché ti scrivo. Perché sono davvero convinto che tu hai bisogno di serenità,
di passeggiate all’aria aperta, magari di sentirti voluta bene.
Se tu stessi
davvero bene capiresti che è giunto il tempo in cui tutto questo tuo
armamentario scolastico – il programma da svolgere, le verifiche, i voti – può
solo far stare male tutti, i tuoi allievi e te stessa. Ti occorre una metanoia,
un cambiamento di prospettiva. Devono entrare nella tua vita professionale il
piacere e la gratuità. Il piacere di insegnare le cose non per l’interrogazione
ma perché le cose che insegni piacciono per prime a te; il piacere di
intrattenerti con loro a parlare anche di ciò che accade a loro e a te; il
piacere di ascoltare le fesserie che a quell’età normalmente piace dire, e
magari di riderci su con loro; il piacere di non guardare che stai perdendo
tempo, perché tutto il tempo che impieghi nella convivialità con loro è tempo
che hai guadagnato in qualità e motivazione. Fai tutto gratis. Non fare niente
perché poi devi riavere in cambio qualcosa. Spiega perché è bello.
E stai
davvero serena, perché non hai bisogno di indossare i paramenti sacri per
fare verifiche-ufficiali. Gli ufficiali lasciali nell’esercito. I ragazzi
ti daranno sempre occasione di farti vedere quanto valgono e stai serena che
meno si chiederà loro di mettersi in posa meglio riusciranno le foto scattate.
Mia cara, tutto è valutazione, anche l’aria che si respira, e se lo desideri
avrai sempre mille elementi per valutare, e davvero rilassati se questi
elementi non sono oggettivi. Sono tuoi e loro, cercati e condivisi insieme, e
quindi saranno molto più veri che se fossero oggettivi. Ricordalo: chi cerca
l’oggettività trova la solitudine.
Carissima-o,
davvero stai serena-o. Non stare sempre a prenderti maledettamente sul serio, tu
e tutto il tuo programma. Di virus ne basta già uno. La formula è semplice: non
sono necessari corsi di aggiornamento o letture particolari. Basta
rasserenarsi, togliersi un po’ di ansia addosso e ricordarsi di sapere
sorridere. Sorridi ai tuoi alunni, anche dietro ad un monitor. E scoprirai che
sono vivi. Come te.
Lettera
a una professoressa (o a un professore) | Maurizio Muraglia
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