Il convegno della Consulta
delle aggregazioni laicali della Toscana
"Educare è
sempre un atto di speranza". Così afferma papa Francesco nel
videomessaggio dello scorso 15 ottobre, dove invita tutte le persone a aderire
al Patto di Educazione mondiale. Proprio l’educazione è stato il tema del
convegno della Consulta regionale delle aggregazioni laicali della Toscana,
l’organismo che riunisce associazioni e movimenti ecclesiali. L’incontro doveva
tenersi presso il seminario di Massa Marittima il 7 novembre, ma invece si è
svolto online per la prevenzione della diffusione del Covid-19.
Il
convegno, dal titolo «Le comunità educanti e la centralità della persona. Per
un patto educativo globale», ha visto vari interventi, tra cui quello
principale dello psicopedagogista Ezio Aceti, direttore di centri di ascolto
per le famiglie e i giovani, docente all’Istituto universitario Sophia di
Loppiano e formatore per docenti, enti e per la Cei.
«La
pandemia in atto non ci ha permesso di incontrarci come era nostro desiderio.
volentieri vi avremmo accolto in questa terra di Maremma, ma non mancherà occasione
di avervi presto tra di noi» ha detto nel suo saluto mons. Carlo Ciattini,
vescovo di Massa Marittima e Piombino, delegato della Conferenza episcopale
toscana per la tutela dei minori. «Davanti all’aver tralasciato un’autentica e
robusta educazione a servire la vita e custodire l’uomo - continua il vescovo -
il laico nella Chiesa è chiamato a realizzare sempre più e sempre meglio il suo
essere testimone della carità di Cristo. Testimonianza come prima ed efficace
proposta educativa da vivere nella famiglia e nelle diverse professioni». A
fronte di una «dispersione» dei cristiani, «sempre meno vivaci nella fede
perché disorientati e demotivati», non mancano comunque, ha ricordato Ciattini,
«iniziative esemplari di tanti uomini e donne che, come singoli o in
associazioni, si caricano della fatica della vita di tanti poveri e
abbandonati». Ha ricordato quindi le parole del cardinale Prosper Grech,
durante il conclave che avrebbe eletto Papa Francesco: «La brace della fede
devota è tenuta viva da milioni di fedeli semplici che sono lontani da essere
chiamati teologi, ma i quali, dall’intimità delle loro preghiere, riflessioni e
devozioni, possono dare profondi consigli ai loro pastori». Questo dunque
l’invito di monsignor Ciattini ai laici: continuare a essere «preziosi
consiglieri, amici e non di rado momento di consolazione dei vostri pastori».
In apertura del convegno anche gli interventi di Sandra Cavallini, presidente
regionale della Consulta, e del vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, delegato
della Conferenza episcopale toscana per il laicato che ha sottolineato
l’importanza del tema scelto per questo incontro: «Sicuramente oggi ci troviamo
davanti a una vera e propria catastrofe educativa, accresciuta anche
dall’avvento della pandemia, che ha fortemente rallentato gli obiettivi
proposti da papa Francesco nella formulazione del patto educativo globale». Se,
dunque, educare è un atto di speranza, la crisi attuale che ci colpisce non è
solo una crisi educativa, ma anche e soprattutto una crisi di speranza. Compito
delle aggregazioni laicali, sempre a servizio della chiesa locale, è allora
proprio quello di divenire luogo solido su cui far poggiare la speranza, perché
sia possibile un vero processo educativo. Per farlo, ha sottolineato Tardelli,
occorre far partire la missione educativa dalla centralità della persona.
Infatti, il primo momento educativo è quello in cui riusciamo a vedere davvero
l’altro.
Nella
sua relazione, Ezio Aceti ha ricordato che la pandemia ha congelato le
relazioni interpersonali, cancellando qualsiasi possibilità di abbracci,
carezze e mani protese e si porta dietro una lunga scia di paura, soprattutto
dei rapporti stretti. In tale clima, diventa difficilissimo educare. A ciò si
aggiunge il forte sentimentalismo che caratterizza il nostro presente. In un
mondo tutto basato sui sentimenti e sulle emozioni, in cui l’importante è fare
prima di tutto ciò che ci sentiamo dentro, è sempre più complicato accettare di
diventare grandi. La prima causa di diseducazione sono, infatti, proprio gli
adulti, che spesso si comportano allo stesso modo dei giovani.
I
ragazzi e i bambini di oggi sono quotidianamente circondati da stimoli esterni
che, a lungo andare, fanno perdere loro di vista l’essenziale e smarrire i
punti di riferimento. Così, la forte crisi educativa che ci troviamo a vivere
si riflette in ogni ambito della società: nei rapporti tra figli e genitori,
tra studenti e insegnanti, tra istituzioni e cittadini, nelle varie comunità
ecclesiali. Questo genera lamentale e scoraggiamento, rassegnazione e
tristezza, ma è proprio in questi momenti che il cristiano può e deve provare a
cambiare le cose, mettendo in circolo la gioia pura che dovrebbe
contraddistinguerlo.
«È il villaggio che educa. - afferma Aceti - siamo tutti figli di un unico Padre
e tutti fratelli fra di noi, perciò è necessario toccare con mano il conflitto,
cercando un elemento che possa unire le varie comunità. Perché questo avvenga è
necessario cambiare il nostro vecchio modo di vedere il mondo ed eliminare i
pregiudizi». Il pedagogista è passato quindi a illustrare il compito della
Chiesa e delle associazioni laicali: riuscire a vedere nel prossimo il lato
positivo, parlarne bene, metterne in mostra i pregi. Infatti, per educare serve
proprio ammalarsi di positivo, esattamente come faceva don Bosco con i suoi
ragazzi. «Dobbiamo sempre ricordarci - continua Aceti - che tutti noi siamo
fatti a immagine di Dio e quindi siamo programmati per l’amore, per costruire
relazioni, per rapportarci con l’altro». L’amore è vera fonte di gioia e vero
strumento educativo perché permette di vedere il buono in chi ci sta accanto,
di perdonarlo e perdonarci quando si sbaglia, donandoci la possibilità di
ricominciare, di fare meglio, di fare di più.
Il
professor Aceti individua, alla fine della sua presentazione, cinque punti
fondamentali che costituiscono il patto educativo: prendere atto dei pensieri
dell’altro, vedere e sviluppare il positivo dell’altro, essere degni d’affetto,
coltivare l’amore, manifestare una gioia piena, perché l’amore è pieno.
Risultano
esemplificative dell’importante ruolo educativo, cui la Chiesa e le
associazioni laicali sono chiamate, le parole della presidente della Consulta
nazionale delle aggregazioni laicali, Maddalena Pievaioli: «Come laici
associati abbiamo il compito di essere sale ovunque ci troviamo, perché si
crei, rinasca, cresca una reale umanità».
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