Gabriella Ceraso - CIttà del Vaticano
Beatitudini
“via della santità”
Sono
infatti le Beatitudini, che Gesù ha predicato e che oggi risuonano nella
Liturgia (cfr Mt 5,1-12a),la “ via della santità” o,
come altre volte ha detto Francesco, “la carta d’identità del cristiano”, che
ne fa un seguace di Gesù. E oggi il Papa sceglie di riflettere sulla seconda e
la terza di queste strade che possono farci beati, felici, cioè Santi.
Entrambe, dice Francesco, “cominciano quaggiù e si compiranno in Cristo”.
«Beati
quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati»
Sembrano parole contraddittorie, perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori: semplicemente la vita di ogni giorno, fragile, debole e segnata da difficoltà. Una vita a volte ferita e provata da ingratitudini e incomprensioni. Eppure Gesù proclama beati proprio coloro che piangono perché, spiega il Papa, “nonostante tutto confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra”: Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita.
«Beati
i miti, perché avranno in eredità la terra»
La terza Beatitudine esalta invece la mitezza che è “la caratteristica di Gesù”, un modo di essere e di vivere dunque che ci avvicina a Lui e crea unità, non dominio e sopraffazione, come spiega il Papa descrivendo queste persone che il mondo non apprezza, ma alle quali Dio dono la vita eterna: Miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna.
Ascoltare
e non aggredire
aggressività e anche nella vita di ogni giorno, la prima cosa che esce da noi è l’aggressione, la difesa": Abbiamo bisogno di mitezza per andare avanti nel cammino della santità. Ascoltare, rispettare, non aggredire: mitezza.
Con
la mitezza andremo alla santità
Cosa trarre dunque da queste Beatitudini, da questa “strada evangelica percorsa da Santi e Beati? Innanzitutto, che è “controcorrente rispetto alla mentalità di questo mondo” e poi che siamo chiamati tutti a percorrerla in modo personale: La solennità di oggi, che celebra Tutti i Santi, ci ricorda la personale e universale vocazione alla santità, e ci propone i modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, in maniera irripetibile. Basta pensare all’inesauribile varietà di doni e di storie concrete che c’è tra i santi e le sante: non sono uguali, ognuno ha la propria personalità e ha sviluppato la sua vita nella santità secondo la propria personalità e ognuno di noi può farlo, andare su quella strada: mitezza, mitezza per favore e andremo alla santità. "Mitezza per favore e andremo alla santità!", ripete dunque il Papa prima di affidare tutti a Maria affinché, in quanto Madre, possa aiutarci ad “alimentare il desiderio di santità, camminando sulla via delle Beatitudini”.
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