giovedì 12 novembre 2020

EDUCARE, SIN DA BAMBINI, AL RISPARMIO E ALL'ECONOMIA

Intervista ad Annamaria Lusardi, presidente del Comitato per l’educazione finanziaria: «L’alfabettizzazione degli italiani è bassa, recuperiamo a partire dalla scuola» Gli adulti? «Non devono avere paura di fare domande»

 di PIETRO SACCÒ


«Mi ha colpito quanto nell’enciclica Laudato si’ sia presente il tema dell’importanza dell’educazione e della conoscenza. Negli ultimi anni molti leader internazionali hanno riconosciuto quanto sia centrale il ruolo dell’educazione nello sviluppo economico. Oggi la crisi ci dà la grande opportunità di reimmaginare il nostro futuro e io dico che per andare verso uno sviluppo sostenibile sarà importantissimo occuparci anche di conoscenza finanziaria». Annamaria Lusardi, economista della George Washington University School of Business, è uno dei massimi esperti mondiali di educazione finanziaria. Nel 2017 il governo le ha affidato la guida del Comitato EduFin che ha proprio il compito di aumentare il livello di conoscenza finanziaria degli italiani, oggi molto basso. Studi di comparazione internazionale mostrano che in Italia pochi padroneggiano concetti finanziari semplici come tassi di interesse o inflazione.

Non è strano che gli italiani, che hanno una grande tradizione di risparmio, siano così impreparati sui temi elementari della finanza?

A volte leggo titoli che parlano di “ignoranza finanziaria” degli italiani. Non sono d’accordo. Sono parole offensive. È vero che l’Italia sa molto poco di finanza, ma questo non perché la popolazione sia ignorante: negli anni il mondo è cambiato e noi non ci siamo adeguati. Gradualmente diverse decisioni fondamentali per la situazione finanziaria di una persona sono state trasferite dallo Stato all’individuo: penso ad esempio alle pensioni o al costo dell’educazione dei figli ma anche a tante piccole decisioni da prendere, importanti e non sempre comprese. La scuola non è riuscita a tenere il passo per preparare i giovani ai cambiamenti del mondo intorno a loro. Adesso stiamo recuperando a partire dall’inserimento di temi di educazione finanziaria all’interno dell’educazione civica, fin dalle elementari.

Che cosa si può imparare di finanza in una scuola elementare?

Concetti come gli interessi composti o il costo della moneta si possono capire fin da piccoli. Io studio economia da decenni, ma la più straordinaria lezione di economia l’ho ricevuta da bambini delle elementari: è successo l’anno scorso, nell’ambito del concorso “Inventiamo una banconota” della Banca d’Italia. I bambini erano invitati a disegnare una banconota e il disegno che ha vinto è quello

di una mongolfiera che andava in giro per il mondo e si fermava nei Paesi più in difficoltà, dove faceva cadere dei libri. I bambini hanno ragione: i soldi servono a risolvere i problemi del mondo, a partire dall’educazione.

Ma ai bambini i soldi interessano?

Gli interessano, fin da quando gli regaliamo il primo salvadanaio il bambino inizia a capire i soldi e vederne l’importanza. Poi però nessuno gliene parla. Su questo in Italia c’è una cultura sbagliata. Ai test Pisa dell’Ocse, i giovani italiani sono arrivati ultimi in Europa nella risposta alla domanda “quanto ti interessa parlare di soldi”. Parlare di soldi non è piacevole, può essere complicato, ma devi parlarne, perché sono parte della vita. E occorre imparare a gestirli. Insegniamo da sempre finanza d’impresa: nessuno penserebbe di gestire i soldi di un’azienda senza avere cognizioni di finanza. Ma anche per gestire il proprio denaro ci servono competenze che ovviamente non sono innate. Altrimenti paghiamo le conseguenze di questa mancata conoscenza.

Pensa ai casi delle obbligazioni subordinate vendute a risparmiatori che non capivano quello che stavano comprando?

Sì, e non solo a quelli. In finanza il “non sapere” ha un costo, che oggi può essere anche altissimo. Uno dei concetti finanziari più importanti da comprendere è quello del rischio e della diversificazione degli investimenti. Devo suddividere i miei investimenti su asset diversi per non rischiare che uno choc azzeri i miei risparmi. È un concetto complicato e non intuitivo, perché occorre capire anche i principi della statistica. Però è fondamentale. Soprattutto oggi che i tassi sono a zero e che quindi qualsiasi investimento offra un ritorno positivo comporta per forza un rischio.

L’educazione finanziaria funziona anche con gli adulti?

Certo, anche se ovviamente si impara meglio quando si inizia da bambini. L’esperienza e gli anni non sono buoni maestri in questo ambito, perché molte delle scelte finanziarie più importanti come l’acquisto di una casa o l’adesione a un fondo di previdenza complementare si fanno poche volte nella vita. Gli adulti devono anche imparare a non avere paura di fare domande, di chiedere. Non si può più sentire “mi sono fidato del mio amico, del consulente, dell’impiegato della banca” per giustificare gli errori.

Non si può mettere il proprio futuro finanziario nelle mani degli altri senza capire. Dobbiamo cercare di fare interiorizzare questi concetti nella popolazione, per proteggerla dal rischio di sbagliare o essere imbrogliata.

 www.avvenire.it


 

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