In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: "Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell'olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l'olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora".
Lo
sapevamo, era previsto, predetto, immaginabile.
Il
signor Covid si è ringalluzzito, complice la stagione fredda, e siamo di nuovo
a guardare le statistiche, a chiuderci in casa, un po’ smarriti, un po’
snervati, un po’ impauriti.
Ci
è stato ripetuto mille volte: dobbiamo imparare a convivere con questo sgradito
ospite. Per mesi, forse anni… E cambiare abitudini e ritmi.
E
questa seconda ondata è peggiore della prima, perché ci coglie stanchi, meno
convinti, consapevoli del fatto che le scelte fin qui adottate sono rivelate
insufficienti. Ma è qualcosa che, nuovamente, travolge ogni paese, che
ridefinisce le agende delle nazioni e delle persone, che ci spinge ad essere
guardinghi, sospettosi, prudenti.
È
difficile, lo so. Lo so bene. Lo
vivo con voi. Lo vivo con te.
Eppure
ancora penso che tutto sia opportunità.
Sgradevole,
se volete, ma opportunità.
E
parlo di me, senza fare il saputello.
È
un tempo che mi aiuta a capire se credo davvero.
Se
oso credere.
Se
oso attendere.
Se
oso Dio.
Lo
Sposo.
Come
hanno saputo fare le ragazze della parabola di oggi.
Attendiamo
La
buona notizia che la Parola ci consegna è che non siamo condannati a vagare nel
nulla.
Se
accendiamo la lampada e sfidiamo l’ombra è perché viene lo Sposo. L’amato.
L’amante.
Se,
invece di maledire l’oscurità, di additare i colpevoli, veri o presunti,
accendiamo un fiammifero, piccola fiammella che squarcia le tenebre.
Questo
mondo, la mia vita, la realtà, la quotidianità che tanto mi affascina e mi
affatica è in attesa di uno Sposo. Un Salvatore, un Amante, un Amato. Il
Signore.
Allora
anche la notte più fitta diventa la scena che sta per accogliere il veniente.
Anche
la paura della morte, della pandemia, della solitudine, assumono un colore
diverso.
Abbiamo
appena celebrato la dolente memoria dei nostri fratelli defunti, illuminata, il
giorno prima, dalla grande festa della santità che Dio riversa sui suoi figli.
Non sono morti, i nostri defunti, ma altrove a continuare il loro percorso di
conoscenza, di liberazione, di semplificazione, di guarigione definitiva.
Anch’essi in attesa.
La
vita è attesa. Non di una condanna, non di un verdetto nefasto.
Ma
di una festa di nozze, come ci ha ricordato con insistenza e veemenza il
Maestro nelle scorse settimane. Festa cui siamo invitati ma che possiamo
ignorare. O cui possiamo partecipare (almeno a quella!).
Attendiamo
il ritorno nella gloria del Signore Gesù. E chiediamo, ora, di prendere
consapevolezza di chi siamo noi, di chi è lui, di cos’è la vita.
È
buia, la notte, ma ci sono anime leggere che la sfidano andando incontro allo
Sposo.
Ardimenti
Sfidano
la notte, le ragazze. Sfidano il sonno che appesantisce le nostre anime, così
indaffarate a farsi spazio nel caos cui abbiamo ridotto le nostre vite oberate
e impaurite. Sfidano le convenzioni di chi dice che non c’è nessuno Sposo da
attendere e che uno Sposo non può essere così idiota da presentarsi nel cuore
della notte. E che uno Sposo non permetterebbe mai ciò che stiamo vivendo.
Ma
può accadere di assopirsi, di stancarsi, di scoraggiarsi.
Accade
anche agli apostoli al Getsemani. Accade anche ai migliori.
Troppa
stanchezza, troppo dolore, troppa fatica, e si lasciano i remi, e prevale lo
sconforto. L’anima si assopisce.
Allora,
Dio lo conceda, arriva un grido.
Un
gallo che canta. L’eccitazione dei soldati inviati ad arrestare Gesù. Uno
sconosciuto che ha intravvisto nella notte la venuta dello Sposo.
Un
grido, una Parola, un segno che ci scuote, ci toglie al sonno. È lui, arriva,
accoglilo.
Osano,
le ragazze, prendono la lampada, escono. Ma ad alcune manca l’olio.
La
durezza della risposta di cinque fra loro ci lascia perplessi. Ma hanno
ragione: se dividessero il loro olio mancherebbe a tutte. Considerazione dura
ma vera, sgradevole ma onesta.
Ci
sono cose talmente intime che non sono condivisibili. E il sangue per gli esami
deve essere il mio. Non posso farmi trainare dagli altri nella fede.
Cos’è,
quell’olio?
La
parabola non lo dice.
Ma
brucia. Qualcosa che brucia e fa luce. Per tenere la lampada accesa nella notte
dobbiamo ardere.
Desiderio.
Curiosità. Inquietudine. Emozione. Amore. Passione.
Solo
le anime ardenti osano sfidare la notte.
E
ciò che siamo è unico e non può essere facilmente condiviso. Come si potrebbe?
Possiamo
seguire un guru, possiamo frequentare una parrocchia, un gruppo di
amici credenti convincenti. Ma, alla fine, solo io posso sapere e decidere se
alimentare la lampada.
Sono
solo di fronte a Dio. Io e lui. Faccia a faccia. Cuore a cuore.
Durezze
Le
ragazze sprovvedute riescono comunque a rimettersi in marcia, trovano
dell’olio, riaccendono passione e desiderio. Ma è troppo tardi, la porta è
chiusa. Colui che dice di stare alla porta ad attendere qualcuno che apra, inaspettatamente,
non apre alle ragazze che insistono.
Non
è per ripicca, non per vendetta, Dio non è duro o crudele.
È
una legge della vita: ci sono occasioni che non si ripetono, momenti unici.
Nelle
relazioni, negli affetti, nella fede.
Se
aspetti il momento passa. Se cincischi o tentenni, si svuota.
Quel
bacio che avrebbe rivelato l’amore che hai per quella persona, se non lo dai lo
perdi per sempre. E, a volta, perdi anche la persona che ami.
Quando
avrò più tempo mi occuperò delle cose di Dio.
Se
solo riuscissi a organizzarmi meglio!
Coltiverei
volentieri la mia anima, ma ora proprio non ho la testa.
Non
basta recuperare l’olio del desiderio, riaccendere la lampada, avventurarsi
nella tenebra.
La
strada che devo percorrere è tanta e rischio di non esserci.
Io
penso, oso pensare, che questa notte che stiamo condividendo, che questa
tenebra che sembra non finire, sia il momento dell’incontro, la grande
opportunità per molti fra noi.
Vegliamo.
Restiamo
accesi.
Dio
viene quando meno ce lo aspettiamo.
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