Non solo un protagonista del passato,
ma un maestro per il presente
-
Giuseppe Savagnone*
La
recente scomparsa di padre Sorge è stata accolta con unanime cordoglio da
tanti, che ne hanno ricordato i grandi meriti nella “primavera di Palermo”.
Proprio le cronache di questi mesi – e in particolare quelle di questi
giorni – inducono, però, a chiedersi se la sua testimonianza non possa essere
significativa, più ancora che per il passato, per il presente. E non tanto per
il ruolo di primo piano da lui svolto nella lotta contro la mafia –
importantissimo, ma legato a una stagione della storia siciliana –, ma per la
sua intuizione, rivelatasi sempre più attuale, che il compito primario di una
democrazia è educare i cittadini alla politica.
Un
quadro desolante
Le
convulse vicende delle elezioni presidenziali americane ci stanno offrendo, in
questi giorni, un quadro desolante non solo e non tanto dei vertici del sistema
politico statunitense, quanto della maturità politica degli elettori. Già
quattro anni fa il popolo della nazione-guida del mondo occidentale non aveva
saputo esprimere nulla di meglio, nelle primarie, che due candidati alla
presidenza come Donald Trump e Hillary Clinton. Aveva vinto il peggiore, ma la
perdente non suscitava certamente entusiasmo.
Oggi,
dopo quattro anni che sono stati sufficienti a Trump per imbarbarire la vita
pubblica degli Stati Uniti, egli si è trovato di fronte un altro
avversario. Si pensava che, a parte i suoi seguaci più fanatici, la grande
maggioranza del Paese fosse consapevole che, al di là dei contenuti, c’è uno
stile della politica, che la rende degna di questo nome e si fosse resa conto
che il presidente in carica – per il sistematico ricorso alla menzogna e alla
diffamazione dei suoi avversari, per l’irresponsabilità e la superficialità con
cui ha gestito la pandemia, per l’uso personalistico dei suoi poteri istituzionali
e la scorrettezza nella gestione del suo patrimonio privato, per l’ostentata
volgarità delle sue prese di posizione nei confronti delle donne – non ne era
neppure lontanamente all’altezza.
La
politica e l’etica
Già
a livello di stile, il problema della politica non è mai scindibile da quello
dei valori che sono in gioco. Perché separare la politica dall’etica, checché
ne pensasse Machiavelli, è impossibile. Ma ancora meno lo è se passiamo dal
piano formale a quello dei contenuti e dei fini. In questi quattro anni
l’obiettivo dichiarato di quella americana è stato espresso nello slogan
“America First”, “Prima l’America” ed è stato perseguito con ostentato cinismo,
scatenando guerre commerciali e utilizzando il potere economico degli Stati
Uniti per colpire chiunque si opponesse ai suoi progetti.
Due
modi molto diversi di fare gli interessi del proprio Paese
Che
un governante debba cercare di fare gli interessi del suo Paese è ovvio. La
differenza tra questo e la logica sovranista di Trump è nel modo di concepire
questi interessi. Si può ritenerli compatibili, anzi intimamente connessi, con
quelli degli altri Stati, in vista di un bene comune del pianeta, oppure come
essenzialmente contrapposti ad essi. Senza entrare nel merito, gli analisti
sono in complesso dell’idea che Trump abbia seguito questa seconda linea, con
risultati che in realtà hanno solo contribuito a screditare l’America e ad
allontanarla dai suoi alleati storici (significativa l’ostilità nei confronti
dell’Unione Europea, considerata una minaccia invece che una risorsa per
l’Occidente e per l’America stessa).
Che
cosa dicono queste elezioni del popolo americano
È
alla luce di tutto questo che gli osservatori si aspettavano una massiccia
reazione da parte del popolo americano. In realtà, i fatti hanno smentito
questa previsione. Quale che sia, alla fine, il responso delle urne, circa metà
degli elettori ha chiaramente indicato – con il voto, con le manifestazioni di
piazza – di riconoscersi nelle parole e nei comportamenti di Trump e di volerlo
ancora per quattro anni presidente.
Intellettuali
italiani di opposte tendenze – qui non è gioco l’essere “di destra” o “di
sinistra” – hanno convenuto nel prendere atto che questo denota «una sorta
di individualismo anarcoide (…) che si riconosce in Trump e che lo vota a
dispetto di tutto e anche a costo di mettersi sotto i piedi alcune
elementari regole della democrazia» (Ernesto Galli della Loggia), «un mondo di
immensa e sterminata ignoranza» (Roberto Saviano).
L’America
come cartina di tornasole
Non
avrei dedicato tanto spazio alla crisi della democrazia – e più in generale,
della politica – negli Stati Uniti, se non si potessero riconoscere in essa dei
tratti comuni con ciò che accade in altri Paesi occidentali, compreso il
nostro. L’America, da questo punto di vista, non è solo il Paese guida, ma la
cartina di tornasole dello stato delle nostre democrazie. Prima di tutto della
nostra. Come non ritrovare anche in molti italiani, di fronte alla politica, lo
stesso «individualismo anarcoide», ignaro delle esigenze del bene comune, la
stessa «sterminata ignoranza», entrambi riversati senza ritegno sui social?
L’attualità
di una educazione alla politica evidenziata dal populismo
È
di fronte a questo scenario che il significato dell’opera svolta da padre Sorge
acquista, a mio avviso, la sua piena rilevanza, non solo in una prospettiva
storica, ma in quella che riguarda la nostra situazione attuale, e non solo a
livello italiano, ma planetario.
Col
suo appello alla democrazia diretta, il populismo sta evidenziando
involontariamente le carenze di educazione politica del popolo – negli Stati
Uniti come in molti Paesi europei e in particolare in Italia. E questo è un
dramma anche per le democrazie rappresentative. La qualità dei rappresentanti
dipende da quella delle scelte dei rappresentati e quindi dal loro livello di
maturità politica.
Senza
un’opera di formazione permanente alla cittadinanza, la democrazia diventa la
parodia di se stessa e condanna un Paese a essere in balìa del demagogo di
turno. E, quel ch’è peggio, col sostegno entusiastico della gente. Si arriva
così a una “dittatura della maggioranza” che tiene in ostaggio le minoranze
ragionevoli e ne mette ai margini l’influenza.
L’importanza
dell’opera educativa di padre Sorge
Per
questo padre Sorge ha fatto la cosa più necessaria quando, per riscattare una
terra politicamente desolata come la Sicilia, ha creato una Scuola di
formazione politica, inaugurando una stagione in cui iniziative simili si sono
moltiplicate in tutta Italia.
È vero,
questa stagione da tempo si è conclusa. Ma c’è da chiedersi se ciò non sia
avvenuto per un equivoco che aveva fatto identificare il loro scopo esclusivo
con la preparazione di una classe dirigente. In realtà ciò che renderebbe di
nuovo fondamentale rilanciare, in modo capillare, queste esperienze educative,
sarebbe piuttosto di preparare i cittadini a una partecipazione consapevole e
responsabile.
Uscire
dalla crisi etica per salvare la politica
In
questo potrebbe avere un ruolo importante l’introduzione, a partire da
quest’anno, dell’insegnamento dell’Educazione civica nella scuola. A patto,
però, che ci si renda conto che il problema non è solo di conoscenze relative
al funzionamento formale delle istituzioni. La politica, come già aveva
spiegato Aristotele, è una parte – la più importante, per certi versi –
dell’etica e non si può certo ridurre all’arte di avere successo. Altrimenti
non parleremmo del fallimento politico di Trump, proprio nel momento in cui è
più evidente la sua popolarità e la sua presa sulla gente. Ma questo significa
che per un riscatto della coscienza democratica, in Italia e in tutto
l’Occidente (al di fuori di esso, per lo più, la democrazia non è neppure
prevista), è indispensabile uscire dalla profonda crisi etica che lo ha portato
ad abbandonare l’orizzonte valoriale della sua tradizione senza riuscire a
sostituirlo con un altro.
Ora
tocca a noi
Anche da questo punto di vista l’impegno di padre Sorge, ispirato all’insegnamento sociale della Chiesa, con la sua carica etica, può essere significativo ai nostri giorni. Una visione cristiana non dogmaticamente imposta, ma laicamente proposta come contributo al dialogo – come nella Laudato sì e nella Fratelli tutti di papa Francesco – può oggi dire molto al recupero di una politica veramente umana. Padre Sorge ci ha creduto e ci ha lavorato, non solo negli anni di Palermo, ma tutta la vita, con le sue conferenze, i suoi articoli, i suoi libri. A noi il compito di riprendere la sua eredità intellettuale e spirituale, nelle forme sempre nuove che il cambiamento d’epoca esige, se vogliamo che la democrazia abbia di nuovo un senso.
*Pastorale
Cultura Diocesi Palermo
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