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mercoledì 19 giugno 2024

ENANTIOSEMIA



 


Alla scoperta delle parole che hanno due significati opposti fra loro

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-di Eva Luna Mascolino

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Chi ha studiato latino o greco fra i banchi di scuola potrebbe già aver notato il curioso fenomeno linguistico dell’enantiosemia, quando consultando il dizionario avrà visto che alcune parole presentavano non solo più di un significato, ma addirittura dei significati opposti fra di loro.

 Chi, invece, non ha fatto un’esperienza simile nel corso degli studi, potrebbe comunque aver notato come perfino in italiano ci siano dei termini che vogliono dire al tempo stesso una cosa e il suo esatto contrario. Sì, perché si tratta di una peculiarità diffusa in tanti idiomi del mondo, e che in linguistica è conosciuta appunto con il nome di enantiosemia.

 Una prima spiegazione di questo concetto la fornisce con chiarezza l’Enciclopedia Treccani, che la definisce “la condizione semantica di un vocabolo che nel suo svolgimento storico ha assunto un significato opposto a quello etimologico; per es., l’aggettivo feriale che, derivato del latino feriae, «giorni di riposo», significava in origine «festivo», mentre oggi vuol dire «lavorativo»”.

 Detto altrimenti, si tratta di verbi, di sostantivi o di aggettivi caratterizzati da un’insolita polisemia, che abbiamo bisogno di inserire in un determinato contesto per capire fino in fondo come interpretare. Vediamo insieme alcuni esempi.

I primi che, di solito, vengono in mente a chi ha una certa familiarità con l’enantiosemia sono casi come quello di ospite o di affittare: dobbiamo infatti intendere l’ospite come colui che ospita o come colui che viene ospitato? E affittare significa mettere in affitto o, viceversa, prendere in affitto? Naturalmente, tutto dipende dalla frase in questione.

Lo stesso discorso vale per verbi quali tirare, che può voler dire allontanare da sé (come in tirare una pietra) o avvicinare a sé (come in tirare il carrello della spesa), e sbarrare, che significa sia chiudere (come in sbarrare una porta) sia aprire (come in sbarrare gli occhi).

 E non è tutto, perché al di fuori di una specifica situazione non potremo mai stabilire se spolverare vada inteso come togliere la polvere (come in spolverare uno scaffale) o come mettere la polvere (come in spolverare lo zucchero a velo su una torta), né se pauroso sia chi fa paura (come in un omone pauroso) o chi prova paura (come in un bambino pauroso).

 Infine, un’ultima chicca – ma non per importanza – riferita al mondo della cultura: avete mai notato che, anche con il sostantivo storia, rientriamo nell’ambito dell’enantiosemia?

 Il motivo è presto detto: di per sé non ci è dato sapere se una storia sia un fatto inventato (come in Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda) oppure un evento reale (come nell’antica Storia di Roma di Tito Livio).

 Tutto, ancora una volta, dipenderà infatti dal contesto…

 

Il libraio


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