Un libro racconta "l'erbario monastico", legame tra monaci e il mondo delle piante
L'Erbario Monastico, un viaggio tra abati e madri badesse, priori e superiori di conventi, per carpire i segreti degli antichi erbari monastici e attualizzarli
- - di Veronica Giacometti
C'è un legame speciale tra i monaci e il mondo delle piante.
Lo dice Anna Maria Foli, autrice del libro "Erbario monastico. Dall’antica
sapienza di monasteri e conventi le erbe, i fiori e le piante che curano e
nutrono per ritrovare energia fisica, mentale e spirituale" di Terra Santa
Edizioni. Il volume è un vero "viaggio tra abati e madri badesse, priori e
superiori di conventi, per carpire i segreti degli antichi erbari monastici e
riproporli oggi". Il libro non non ha fini terapeutici e diagnostici, ma vuole
essere una scoperta o riscoperta della secolare tradizione monastica degli
erbari. ACI Stampa ne ha parlato direttamente con l'autrice.
Come è nata l’idea di scrivere un libro con questo tema?
Amo la natura in generale e ritengo che il contatto con il
mondo naturale sia benefico non solo per il corpo, ma anche e soprattutto per
lo spirito. Nel 2020 ho scritto un libro, La farmacia di Dio (sempre per TS
edizioni), in cui racconto gli antichi rimedi naturali realizzati in monasteri
e conventi, sia nel passato che nel presente. In quell’occasione sono entrata
in contatto con abati e madri badesse che mi hanno fatto conoscere una realtà
che avevo intuito, ma mai approfondito: il profondo legame che unisce da sempre
i monaci e il mondo delle piante. Con questo libro ho voluto approfondire
ancora di più questo aspetto, mettendo in risalto come molti aspetti tipici del
mondo monastico antico continuino a essere attuali ancora oggi. Scoprendo poi
che molti degli erbari più belli e completi sono opera di monaci, ho pensato di
fornire alcuni consigli per realizzare un erbario oggi: un modo per conoscere
la natura, passeggiare all’aria aperta e riscoprire la ricchezza e la varietà
del regno vegetale. Completa il libro una serie di ricette di rimedi naturali e
ricette di cucina da preparare con alberi e fiori.
L’erbario monastico... a quali fonti si è ispirata per
scrivere questo capitolo? Cosa l’ha colpita di più?
La nascita degli erbari risale addirittura al 2000 a.c., con
gli assiri, i babilonesi e gli egiziani. Le piante hanno interessato da sempre
gli uomini, sia per il valore nutritivo che per le proprietà curative. La
storia degli erbari, inoltre, è strettamente connessa a quella della botanica,
e quindi ho cercato testi che raccontassero come questa si fosse sviluppata nel
corso dei secoli fino a diventare una scienza a se stante, ben distinta dalla
medicina e dalle altre discipline. Poi, andando a cercare le antiche ricette di
monasteri e conventi, ho scoperto che molto spesso, accanto ai laboratori in
cui venivano realizzati i rimedi naturali, erano presenti biblioteche che
contenevano erbari tramandati da monaco a monaco, e arricchiti di anno in anno
con l’aggiunta di nuove piante. Gli erbari, insieme ai testi di botanica, erano
studiati dai monaci addetti alla spezieria, che possedevano conoscenze davvero
molto approfondite del mondo vegetale. Sono rimasta colpita dalla grande
attività svolta nei monasteri, solitamente ritenuti esclusivamente luoghi di
preghiera e meditazione: il monaco addetto all’infermeria, che curava i malati
e realizzava i rimedi, spesso si occupava personalmente anche della
coltivazione della piante, della loro raccolta e dell’essiccazione. Un sapere
immenso che fortunatamente è arrivato fino a noi.
Come possono le piante, i fiori, le erbe trasmettere un
valore aggiunto alla nostra fede? In che modo contribuiscono al nostro
benessere spirituale?
Immergendosi nella natura e osservando piante, erbe e fiori
non si può che restare stupiti e ammirati di fronte alla Creazione. Un Dio che
ha creato la natura è sicuramente un Dio buono, che ci vuole bene. Secondo me è
qualcosa di intuitivo, che tutti possono percepire, se si mettono all’ascolto
del mondo vegetale. E tutta questa bellezza invita al rispetto, fa nascere la
consapevolezza della necessità della salvaguardia della natura. Questa infatti
è armonia, equilibrio, saggezza e purezza, a differenza dell’essere umano, che
troppo spesso se ne allontana creando disordine, confusione, distruzione. Ecco,
riavvicinarsi alla natura vuole anche dire recuperare quell’armonia e quella
serenità originaria che Dio ha sempre voluto per l’uomo, fin dall’inizio, e quindi
riscoprire e approfondire la nostra fede. Come diceva santa Ildegarda, quando
nel corpo insorge la malattia, che sia fisica o spirituale, le piante possono
aiutarci a guarire, a ritrovare l’equilibrio perduto.
I monasteri e l’ambiente... come convivono ancora oggi? E’
cambiato molto rispetto ai padri del deserto?
Da sempre i monasteri hanno stabilito con l’ambiente
circostante un rapporto molto stretto, all’insegna del rispetto e della
salvaguardia. Il concetto alla base di questo legame era la consapevolezza che
la natura, dono di Dio, rende possibile la vita e produce nutrimento, fornendo
il cibo necessario agli esseri umani. Ancora oggi, molto spesso, i monaci
provvedono direttamente al loro sostentamento coltivando piante e allevando
animali, proprio come avveniva all’epoca di san Benedetto, che raccomandava la regola
dell’Ora et labora come base di una vita spiritualmente intensa e fisicamente
attiva. In questo senso non è cambiato molto rispetto ai padri del deserto:
ancora oggi nei monasteri vengono rispettati valori come la sobrietà, l’umiltà,
la moderazione e, naturalmente, la cura e l’amore per la natura e per il
prossimo.
Cosa si augura dopo aver scritto questo libro?
Nel mio piccolo, vorrei si diffondesse sempre di più un
ideale di vita sostenibile, all’insegna della semplicità, dell’equilibrio e del
rispetto per tutti gli esseri viventi, animali e vegetali. L’idea di realizzare
personalmente un erbario, poi, mi sembra un ottimo metodo per insegnare ai più
piccoli ad amare la natura e riconoscere le varie piante. Quando i mie figli
erano bambini abbiamo realizzato insieme un piccolo erbario con le foglie degli
alberi che incontravamo durante le passeggiate in montagna. Ripenso con affetto
quei momenti, e sono convinta che abbiano lasciato anche in loro dei bei
ricordi.
Aci Stampa
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