-Domenica 25 febbraio 2024-
- II Domenica di Quaresima B - Vangelo: Mc 9,2-10 -
- Commento di S. E. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme-
Il brano di Vangelo di
oggi ci dona di fare un passo importante nel nostro cammino quaresimale.
Domenica scorsa, il
racconto delle tentazioni ha portato luce dentro la nostra vita, dove la Parola
del Padre vuole scendere per impastarsi con le nostre scelte di ogni giorno.
Oggi la stessa luce
brilla sul volto di Gesù, e ci svela qualcosa del mistero di Dio, perché noi
possiamo conoscerlo per quanto ci è possibile.
Il racconto della
Trasfigurazione (Mc 9,2-10) ci riporta al principio del nostro cammino di fede,
a cosa lo rende possibile.
E cioè al fatto che noi
possiamo credere per il semplice fatto che Dio si rivela, che si fa conoscere,
che ci mostra il suo Volto.
Da sempre, nella storia
della salvezza, Dio cammina con il suo popolo e si rivela attraverso le sue
opere e la sua Parola. Non è un Dio che gestisce le cose da lontano, che
preferisce rimanere nell’ombra, ma è qualcuno che ama farsi conoscere, e per
questo entra nel gioco della storia con uno stile e un Volto che chiedono di
essere conosciuti.
In più, a volte, nel
corso del cammino, ci sono momenti privilegiati in cui chiama qualcuno in
disparte, di solito su un monte, e a costoro fa fare un’esperienza più profonda
e più intima della sua presenza.
Da sempre, dunque, Dio
si rivela, si fa conoscere, e Gesù non fa diversamente dal Padre.
Sale su un monte,
insieme a tre dei suoi discepoli (Mc 9,2), e lì si fa incontrare in tutta la
sua bellezza e il suo splendore di Figlio.
In realtà, non è Lui a
rivelarsi, ma è il Padre che ci rivela Gesù (Mc 9,7). Perché lungo tutto il
cammino della vita di Gesù, è chiaro che Gesù non è venuto a parlarci tanto di
se stesso, quanto del Padre suo, della bellezza di essere il Figlio amato.
E così neanche il Padre
rivela se stesso, ma ci rivela il Figlio, desidera che lo conosciamo, che lo
accogliamo come fratello nella nostra vita.
La Quaresima viene
dunque a dirci questo: Dio, che sempre si rivela, vuole farlo in un modo nuovo,
in un modo definitivo. E questa rivelazione sarà la Pasqua, dove il Figlio
svelerà il Padre fidandosi totalmente di Lui, e il Padre svelerà il Figlio
ridonandogli la vita e facendolo risorgere.
Non è un caso, quindi,
che sul monte della trasfigurazione ci siano Mosè ed Elia.
Perché Mosè ed Elia
sono, nella storia della salvezza, i due più grandi testimoni che Dio si
rivela.
Anche loro, un giorno,
sono saliti su un monte e hanno conosciuto Dio più da vicino (Es 19.33.34;
1Re19); e hanno iniziato a comprendere proprio qualcosa che ha uno stretto
legame con la Pasqua di Gesù.
Mosè, sul monte, ha
conosciuto che il nome di Dio è misericordia, che è lento all’ira, che perdona
la colpa del suo popolo, che non lo distrugge quando il popolo cade nella
tentazione e si allontana da Dio.
Mosè ha conosciuto che
Dio si rivela fondamentalmente per un unico fine, che è quello di salvarci,
sempre. Elia, sul monte, dopo una lunga fuga, ha conosciuto che Dio si rivela
nella mitezza: non nei grandi segni del potere e della forza, ma nell’umile
silenzio di una brezza, di un soffio.
Un passo in più: Mosè ed
Elia hanno entrambi pensato che il male si vince con la forza: Mosè ha ucciso
un egiziano che angariava un ebreo (Es 2,12); Elia ha addirittura ucciso tutti
i profeti di Baal sul monte Carmelo (1Re 18,20-40) pensando di difendere così
la vera fede nel Dio unico.
Ma entrambi, poi, hanno
conosciuto un Dio diverso, e un diverso modo di salvare: anche loro si sono
convertiti.
Questo diverso modo di
salvare, noi lo vedremo sulla croce, al termine di questo cammino dove anche
noi siamo chiamati a convertire la nostra attesa di salvezza, ad aprire il
cuore per lasciarci salvare nel modo in cui Dio vuole salvarci.
Mosè ed Elia sono i
nostri compagni di cammino in questa Quaresima, proprio come Giovanni Battista
è il compagno del cammino di Avvento, perché anche noi possiamo arrivare a
conoscere il Volto di Dio che si rivela dando la vita per noi.
+ Pierbattista
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