I risultati della sesta Ricerca sull’appartenenza ecclesiale
in Germania hanno suscitato un’accesissima discussione. Alcuni ritengono che
non solo l’appartenenza ecclesiale, bensì la “religione” in quanto tale sia in
caduta libera; altri sostengono invece che non è vero che la religione
regredisce: essa modifica, invece, le proprie forme di manifestazione. Ma
dunque, in questo dibattito, che cos’è (e cosa non è) il Cristianesimo?
-di Fulvio Ferrario*
I risultati della sesta Ricerca sull’appartenenza ecclesiale
(Kirchenmitglieds chaftsuntersuchung, in sigla Kmu) in Germania hanno suscitato
un’accesissima discussione. La cosa potrebbe stupire, visto che il dato
principale non è certo nuovo: crollo verticale del numero dei membri della
chiesa cattolica e di quella evangelica.
Addirittura, una percentuale consistente di quanti risultano
ancora appartenere a una Chiesa, e pagano le relative tasse (che in Germania
costituiscono il canale di finanziamento delle due chiese maggiori), esprime un
marcato disinteresse per la dimensione della fede e dunque è praticamente
sicuro che gli elenchi ufficiali dimagriranno ancora.
Religione o religiosità ?
Allora, il dibattito riguarda un ulteriore esito
dell’inchiesta: sembra cioè che non solo l’appartenenza ecclesiale, bensì la
“religione” in quanto tale, intesa come interesse per la dimensione della
trascendenza, sia in caduta libera. La famosa secolarizzazione, insomma, lungi
dall’essere tramontata, come sostengono i profeti e le profetesse della
“postsecolarità”, sarebbe, almeno in Europa, in impetuosa avanzata.
Tale diagnosi è tuttavia contestata con veemenza da quanti
sostengono che la ricerca utilizza i termini “religione” e “religiosità” in
senso troppo angusto ed ecclesiastico. Non è vero, affermano costoro, che la
religione regredisce: essa modifica, invece, le proprie forme di
manifestazione.
Se prima si esprimeva andando in chiesa, oggi può farlo
mediante una passeggiata nel bosco alla ricerca dell’armonia cosmica o di un
semplice star bene con sé stessi, oppure nel sorseggiare una tisana in una
stanza illuminata da candele e profumata mediante qualche essenza. Alla teoria
della secolarizzazione si oppone quella dell’“individualizzazione” delle
modalità espressive della religione.
La domanda, però, resta: come mai una discussione
socio-religiosa, per quanto interessante, agita gli animi? Perché ognuna delle
due tesi determina un’idea di riforma della chiesa, almeno di quella evangelica
(quella cattolica celebra sinodi ma, com’è noto, decide in altra sede).
Secolarizzazione o individualizzazione ?
Semplificando, la situazione è la seguente: chi sostiene la
tesi della secolarizzazione immagina per il futuro una chiesa fortemente
minoritaria, più consapevole, in grado di rendere una testimonianza in
controtendenza nella società. Dunque formazione, catechesi, enfasi sulla
liturgia, per quanto rinnovata, impegno sociale eccetera.
Chi, invece, sostiene la teoria dell’individualizzazione
vorrebbe una chiesa che sappia interpretare e custodire la “nuova”
religiosità: se la predicazione non comunica più, passiamo alla seduta di
autocoscienza, alla composizione di poesie in gruppo, magari anche al canto
gregoriano, inteso in senso terapeutico.
Qualcuno ha osservato che la fede cristiana e i suoi
contenuti sono definiti dalla Scrittura, così com’è letta nella Chiesa, e non
dalle inchieste sociologiche, ma altri obiettano che questo è un modo di
ragionare dottrinario e di solito lo qualificano come «ennesima riedizione
della teologia dialettica» (cioè derivata da Karl Barth) o simili. A dire il
vero, un tipo come Adolf von Harnack, non esattamente “barthiano”, poteva
iniziare un suo fortunato libretto con la domanda: «Che cos’è [e dunque: che cosa
non è] il Cristianesimo?». Ciò però non sembra impressionare i fautori e le
fautrici di un cristianesimo “liquido” o addirittura nebulizzato.
Naturalmente, né la teoria della secolarizzazione, né
quella dell’individualizzazione sussistono allo stato puro, ognuna di esse non
potrà non tener conto di elementi di verità presenti nell’altra e lo stesso
vale per la visione della chiesa e della pastorale che ne deriva. Nell’insieme,
però, si tratta di una vera e propria alternativa, apparentemente sociologica,
ma che in realtà oppone due modi di comprendere la Chiesa, la pastorale e, in
ultima analisi, la fede stessa.
Alzogliocchiversoilcielo
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