DI
ESSERE FELICI
- di Laura
Bellomi
-
Il 18
marzo 1993 don Tonino Bello compiva 58 anni.
Era già
molto malato e i giovani della diocesi
si ritrovarono in episcopio per fargli gli auguri intonando la sua
canzone preferita, Freedom. «Vorrei mettermi ancora non avanti a voi come
capofila e neppure dietro di voi, ma in mezzo a voi, in mezzo al popolo e
cantare Freedom, oh freedom… Libertà!», si commosse Tonino affacciandosi alla
finestra.
«Vorrei
cantare questo anelito profondo che tutti quanti sentiamo nel cuore. Cantarlo
in mezzo agli altri giovani che sono un po’ logori dalla stanchezza, cantarlo
in mezzo alla gente che non ci crede più, in mezzo a tante persone scettiche.
Oh freedom, libertà! Libertà non soltanto per noi da tutti i condizionamenti
che ci stringono, ma libertà per tutti i popoli […] Non dobbiamo stancarci, non
dobbiamo demordere anche se le difficoltà sono tantissime. Oh freedom,
libertà!».
Il
messaggio di don Tonino (qualcuno ebbe la prontezza di registrarlo) continua
intenso e vibrante.
Vescovo
di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi in Puglia, presidente di Pax Christi e
tanto altro, don Tonino Bello (1935-1993) ha dedicato alla felicità diversi
scritti, fra cui Cirenei della gioia. Ma non sono stati i suoi testi a parlarci
– per lo meno non soltanto – quanto il lascito umano e spirituale con cui ha
cambiato la vita di chi l’ha conosciuto. E sì, perché la felicità trasforma la
vita, la nostra e quella della comunità allargata.
Cosa
abbiamo capito, dunque? Forse poco, ma a sufficienza per intuire che
confrontarsi con la Felicità è l’Avventura – con la A maiuscola – stessa della
vita. La felicità non è un evergreen da Baci Perugina. Fare luce su cosa
significa, come è fatta, quante persone servono per farla nascere, non è
banale. Chiedersi “che forma ha”, men che meno.
Interrogarsi
sulla felicità è un esercizio di umanità, personale e comunitario insieme:
Generazioni di felicità. Sarà capitato a ciascuno di noi di sentirsi felici,
almeno una volta nella vita. Con una punta di stupore ci saremo anche accorti
che quella sensazione di pienezza e allo stesso tempo leggerezza non era legata
a qualcosa di materiale quanto al sentirsi o al percepire qualcun altro “al
posto giusto, nel momento giusto”. Una
sensazione forse poco definibile, eppure chiarissima.
Capita
di complicarsi le giornate, ma la felicità è tutto tranne che complicata. La
felicità è la chiamata a diventare noi stessi. È una promessa, una scelta, un
cammino. È reale, sporca di vita, perfetta nelle sue imperfezioni.
La
felicità è possibile. È per tutti e insieme possiamo cercarla e costruirla. Oh
Freedom, qual è la nostra felicità? Sia questa la nostra domanda oggi.
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