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di P. Giuseppe Oddone*
Il
2024 è stato pensato, voluto e proclamato dal Papa Francesco, domenica 21
gennaio 2024, come l’anno della preghiera, perché i credenti si preparino con
un fervoroso atteggiamento interiore all’evento di grazia del Giubileo del
2025.
Per
ottenere questo risultato, per approfondire le varie dimensioni dell’atto del
pregare è in corso da parte del Dicastero per l’evangelizzazione la
preparazione di una serie di agili sussidi curati da autori ed autrici di
notorietà internazionale. Questi testi hanno lo scopo di farci entrare
nell’atmosfera della preghiera, che è il respiro della nostra anima, un’ancora
di salvezza per chi sta per naufragare, un tesoro immenso di ricchezze per chi
è povero, una medicina per chi è malato, una via necessaria per la nostra
santificazione.
Ne
sono previsti otto: 1. Pregare oggi. Una sfida da vincere; 2. Pregare con i
Salmi; 3. La preghiera di Gesù; 4. Viaggio in Dio. Pregare con santi e
peccatori; 5. Le parabole della preghiera; 6. La Chiesa in preghiera; 7. La
preghiera di Maria e dei santi; 8. La preghiera che Gesù ci ha insegnato:
“Padre nostro”.
Al momento è uscito solo il primo sussidio, firmato dal Card. Angelo Comastri. Gli altri saranno a disposizione nei mesi successivi.
Pregare
oggi. Una sfida da vincere
La prefazione di Papa Francesco Pregare oggi inizia con una splendida e profonda prefazione dello stesso Papa Francesco, datata Città del Vaticano 20 settembre 2023: “La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio. Non è facile trovare parole per esprimere questo mistero. Quante definizioni di preghiera, possiamo raccogliere dai santi e dai maestri di spiritualità, come pure dalle riflessioni dei teologi!”. Tuttavia, la preghiera “si lascia descrivere sempre e solo nella semplicità di coloro che la vivono”, quasi a dire che ognuno di noi ha una sua forma di preghiera, unica ed irripetibile, così come lo è ogni persona davanti a Dio. Ogni giorno – avverte Papa Francesco – dobbiamo chiedere a Gesù che prega il Padre: “Signore, insegnaci a pregare! (Lc 11,1) e “siamo invitati a diventare più umili e a lasciare spazio alla preghiera che sgorga dallo Spirito Santo. È Lui che sa mettere nei nostri cuori e sulle nostre labbra le parole giuste per essere ascoltati dal Padre. La preghiera nello Spirito Santo è quella che ci unisce a Gesù e ci consente di aderire alla volontà del Padre. Lo Spirito è il Maestro interiore che indica la strada da percorrere...”. Nello Spirito la nostra preghiera diventa anche preghiera di intercessione per le grandi sofferenze del mondo contemporaneo segnato da guerre atroci, da crisi ecologiche, economiche e sociali, dalla cultura dell’indifferenza e dello scarto. Nello stesso tempo chiediamo che “il Regno di Dio si estenda sulla terra e il Vangelo raggiunga ogni persona che chiede amore e perdono”.
Introduzione…
da leggere
Il
Card. Comastri ritiene indispensabile che l’introduzione venga letta per
comprendere il valore e la natura della preghiera. Egli fa riferimento al
racconto di una singolare esperienza dello scrittore russo Alekxandr
Solženycin, che nel 1962, nel clima della destalinizzazione, pubblica il suo
primo romanzo: Una giornata di Ivan Denisovič. Viene narrata una giornata
trascorsa nel lager da Ivan, una “bella giornata quasi felice”, perché grazie
ad un compagno di prigionia, il giovane Aljoska, che per aver testimoniato la
sua fede cristiana è stato condannato a 25 anni di lager, egli scopre il valore
della preghiera. Ivan ha il suo giaciglio proprio sopra quello di Aljoska e lo
ascolta mentre prima di dormire alla fioca luce della fredda baracca egli legge
il Nuovo Testamento e prega. Una sera Ivan, in cui possiamo riconoscere
l’autore stesso del romanzo, si sente interpellare da Aljoska: “Anche la tua
anima desidera rivolgere una preghiera a Dio. Perché non lo fai?”. Ivan spiega
allora perché non riesce a pregare: secondo lui la preghiera non arriva a
destinazione o viene respinta, non sposta le montagne, non fa ottenere una
scodella di brodaglia in più, non riduce per nulla la pena. Ma Aljoska, che
forte della sua fede vive con serenità anche la sua prigionia, non si arrende
alle considerazioni negative dell’amico, quasi ne prova orrore, e proclama con
forza una frase che entra nella mente dell’amico: “Bisogna pregare per lo
spirito, perché il Signore ci levi dal cuore la schiuma della cattiveria”. La
cattiveria, l’odio, l’orgoglio sono la schiuma, la lebbra, il vero male della
nostra anima; vogliamo liberarcene, ma non possiamo con le nostre sole forze
senza l’aiuto di Dio.
La Parola di Dio
Occorre
rivolgersi a Gesù, perché ci tocchi con la sua mano e ci guarisca:” Signore,
toglici dal cuore la schiuma della cattiveria!”. I capitoli successivi I
quattro capitoli che seguono sottolineano con una ricca esemplificazione la
necessità della preghiera, “leva che solleva il mondo” (S. Teresa di Lisieux),
vera rivoluzione che immette “uno spirito nuovo nelle forme di sempre” (David
Maria Turoldo), sorgente inesauribile e necessaria di carità e di amore per i
poveri (S. Teresa di Calcutta), calamita che attira a Dio e converte (Domenico
Giuliotti). Siamo quindi esortati a pregare immergendoci nella Parola di Dio,
guardando ad Abramo, a Mosè, ma soprattutto a Gesù. I Salmi poi sono un grande
aiuto ed un modello per la preghiera: presentano l’uomo piccolo e fragile, ma
capace di dialogare con Dio, di conoscerlo e di amarlo. Senza preghiera non
possiamo rispondere alle domande ineludibili della nostra vita: chi siamo? Da
dove veniamo? Dove andiamo?
Lo
dimostrano alcune testimonianze ed affermazioni del filosofo Friedrich
Nietzche, di Indro Montanelli, di Pierpaolo Pasolini, i quali hanno
sperimentato e descritto il vuoto del mondo moderno che si è allontanato da
Dio. L’umile preghiera cristiana invece ci dà luce per conoscere Dio e noi
stessi, il bene e il male e ci salva (Blaise Pascal), ci immerge nell’amore
misericordioso del Padre (Parabola del figliol prodigo). Vengono infine
presentati due santi, impastati di preghiera, che hanno lasciato una traccia
profonda nella Chiesa e nella società: San Francesco d’Assisi e la Santa Madre
Teresa di Calcutta. Riflessioni sull’introduzione di Papa Francesco Il Papa
Francesco afferma che la preghiera è studiata e teorizzata da santi, maestri di
spiritualità e teologi. Infatti, sono da costoro descritte tante forme e tanti
gradi di orazione. In modo schematico e sommario si parte dalla preghiera
vocale che sotto lo stimolo della grazia divina fiorisce sulle nostre labbra
sia in forma personale sia nelle assemblee liturgiche; si giunge alla
meditazione, alla riflessione sui misteri della fede, per approfondirli, amarli
e praticarli. Vi è poi una preghiera affettiva che nasce spontaneamente, nella
quale le ragioni del cuore prevalgono sulla riflessione della mente; ancora una
preghiera contemplativa immersi in adorazione, inabissati nei misteri di Dio,
tipica di tutte le anime sante. E’ un dono dello Spirito. Essa si sviluppa poi
nel raccoglimento interiore, in cui lo Spirito accende una più viva percezione
della presenza di Dio e risplende e dilata gli spazi dell’anima; segue una
orazione di quiete, di riposo contemplativo accompagnato dal sentimento intimo
dell’amore divino nel nostro intelletto, nella volontà, nella memoria. Guidati
dallo Spirito si può giungere anche a più alti gradi di orazione nell’unione
trasformante con l’Amato, in cui si arde incessantemente come fiamma viva dello
stesso amore divino fino a giungere, secondo i mistici, a forme di
innamoramento e di sposalizio spirituale, ad una costante e reciproca donazione
di amore tra l’anima e il Cristo crocifisso e risorto. I santi, ma anche tante
anime semplici, hanno realizzato questo cammino.
Occorre
tuttavia dire che ogni grado di preghiera, compresa la preghiera vocale, può
essere compenetrato da tutti gli altri, anche da quelli più alti. Aggiunge Papa
Francesco che la preghiera non si lascia descrivere se non dalla semplicità di
coloro che la vivono. Ogni cristiano, guidato dalla grazia divina, modella
secondo la vita la propria forma di preghiera. C’è chi preferisce la recita del
rosario e la meditazione dei suoi misteri, chi sprofondare nell’adorazione, chi
esprimere i propri sentimenti di fede, speranza e carità, chi manifestare la
propria riconoscenza o la propria offerta, chi presentare a Dio la propria
gioia o la propria sofferenza, chi intercedere per i fratelli, chi pensando ai
propri peccati provare pentimento e dolore, chi vivere immerso nel mistero
trinitario.
Lasciarsi guidare dallo Spirito
L’importante
è lasciarsi guidare dallo Spirito, senza spegnere la sua fiamma viva. Una breve
conferma letteraria. Chi prega si salva, chi non prega si danna, dice un
proverbio popolare. Nell’Inferno dantesco, che fissa per sempre nella
lontananza da Dio, la preghiera è assente e impossibile. C’ è tuttavia un caso
di sofferto rimpianto, di dolore intenso per non poter più pregare: “Se fosse
amico il re dell’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace…” (Inf. V, 92-93)
dice Francesca da Rimini a Dante che prova pietà per lei. Il Purgatorio è
invece come un’immensa basilica ove le anime in via di purificazione pregano tutte,
nessuna esclusa: qui davvero si invoca Dio per lo spirito, perché cancelli le
conseguenze della nostra umana cattiveria. La preghiera riempie il Paradiso.
Assume la forma di canto, di danza gioiosa, di scintillio luminoso, di piena
felicità. Cantano e danzano angeli e santi. È una lode continua per il mistero
di Dio uno e trino, per l’incarnazione del Verbo, per la gloria della Vergine
Maria. È solo la preghiera rivolta a Maria da San Bernardo e la sua
intercessione che permettono a Dante di raggiungere il fine di tutti i suoi
desideri, di concludere il suo cammino nella visione di Dio nella sua Unità, di
trovare qui legato con amore in un volume il significato della sua vita
lacerata da tante sofferenze, di contemplare la Trinità delle Persone,
l’Incarnazione del Verbo, che inserisce la nostra natura umana nella eterna
realtà divina. Riflettendo sull’esperienza di Dante e riprendendo una riflessione
di Papa Francesco possiamo concludere che la preghiera cristiana è una
preghiera trinitaria: sgorga dallo Spirito Santo Amore, ci immerge tra le
braccia del Padre, nel cuore e col cuore di Cristo.
*P.
Giuseppe Oddone, Assistente Ecclesiastico Nazionale AIMC
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