-di
Fulvia Del Bravo
Tornano
i giudizi alla scuola primaria. Tre anni di sperimentazione dall’introduzione
dei giudizi analitici sono bastati per fare dietrofront. Perché? In nome della
chiarezza, pare sia la risposta del ministro Valditara. Un giudizio sintetico è
in effetti comprensibile a tutti.
Cosa
rappresenta però realmente? Tutt’al più in modo sommario quanto generico può
restituire il grado di acquisizione del sapere in una specifica disciplina.
Un
giudizio sintetico, dunque, non sarà mai equo rispetto alle competenze
raggiunte, perché qualche aspetto sarà inevitabilmente trascurato. Poniamo ad
esempio il caso del giudizio “Insufficiente” in lingua italiana: come lo si può
interpretare? Possiamo ipotizzare una lettura poco fluida, lacune in
ortografia, scarsa conoscenza del lessico ma qualche abilità ci sarà sempre e
comunque. In questo modo il giudizio sintetico risulta inadatto, iniquo e
parziale.
È
serio ed impegnativo aprire un tavolo di confronto in cui i docenti possano
aver voce in capitolo e far valere la propria esperienza, ma non è impossibile!
È molto più facile e veloce liquidare tutte le implicazioni annesse e asserire:
torniamo al giudizio sintetico perché è più comprensibile per tutti.
Un
numero o una valutazione sintetica avranno senso se corredate di altrettante
note che rendano conto degli obiettivi disciplinari raggiunti e unitamente
delle competenze acquisite, che talvolta sono trasversali e si possono
riconoscere nelle soft skills (empatia, spirito d’iniziativa, capacità di
lavorare in gruppo, autoefficacia, per citarne alcune).
In questi anni agli operatori del mondo della scuola è stato chiesto di allargare gli orizzonti in quanto coinvolti in un’agenda impegnativa sullo sviluppo sostenibile e sono stati erogati fondi europei finalizzati a progetti di ampio respiro (i cosiddetti PON) come, ad esempio, la lotta antidispersione (per citarne almeno uno). Sono stati inoltre potenziati gli strumenti informatici (dotazione scolastica: portatili, tablet, Lim e reti wifi) e al contempo si è investito sulle discipline scientifiche (con il concetto di STEM che interconnette scienze, tecnologie, ingegneria e matematica). Infine, il Piano Nazionale di Ripresa Resilienza (PNRR) ha impegnato notevoli risorse per nuove strutture e investimenti.
Speriamo
che questa battuta d’arresto non venga trascurata e passata sotto silenzio, ma
apra all’opportunità di un dialogo maggiormente consapevole tra operatori del
mondo della scuola ed istituzioni.
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