Scuole
alle prese con il Pnrr.
Un fiume di quattrini da spendere, ma senza autonomia.
Calati dall'alto.
Senza partite dai bisogni.
- di Laura Giulian
Nella
scuola italiana in questi ultimi due anni sono stati rovesciati un sacco di
soldi da utilizzare solo e unicamente in alcuni contesti. Lo chiamano PNRR.
Sulla carta è tutto apparentemente molto interessante, innovativo, stimolante
anche per certi versi. Vedersi “regalare” soldi per rinnovare la propria scuola
è un po’ come ricevere un mega bonus per ripensare l’arredamento di casa. Chi
non ne sarebbe entusiasta?
Abbiamo
dovuto dire in anticipo come avremmo speso quella cifra mastodontica nei plessi
del nostro istituto comprensivo, e come noi anche gli istituti attorno. Una
marea di soldi, ma vincolati. L’obbligo di spenderli, ma restando solo dentro
al “capitolato”. Contemporaneamente ci siamo ritrovati a dover acquistare dei
banali dvd per un semplice progetto interno. Ma pare che la riprogettazione
iper-tecnologica degli spazi e delle attrezzature scolastiche non possa
coesistere con l’acquisto di tali dispositivi.
Questa
riflessione non vuole essere un affronto al PNRR ma l’occasione per porre una
domanda. Perché la scuola viene obbligata a usare veramente tanti soldi
confluiti dentro a un “catalogo” di possibilità imposto senza che nessuno abbia
chiesto di cosa ciascun istituto avesse veramente bisogno? Perché la didattica
continua ad andare verso la sempre maggiore attenzione al singolo alunno,
mentre le risorse economiche (esagerate in questo caso) non hanno tenuto conto
del reale bisogno? Perché è stata creata una necessità calata dall’alto?
Nessun
docente è contrario all’innovazione tecnologica o alla formazione e nessuno
rifiuta dei soldi, ma avrei trovato più sensato e responsabilizzante che
ciascun istituto avesse individuato i reali e oggettivi bisogni a cui far
fronte. Magari arrivando a spendere molti meno soldi. Ogni istituto ha le
proprie caratteristiche e i propri obiettivi di miglioramento in base a tante
variabili che puntualmente il collegio docenti individua sulla base anche di
dati osservabili. È un po’ come una famiglia che conosce le necessità dei
propri membri. Bisognerebbe partire sempre dalla realtà, altrimenti si entra
nel meccanismo pubblicitario: ingenero in te bisogni che neanche pensavi di
avere.
In
tutto questo marasma di rinnovo locali, stampanti 3D, monitor ultra touch, è
una corsa ad ostacoli poter acquistare dei dvd per la visione di alcuni film,
dal momento che non rientrano nei “bisogni” pensati per la scuola e che la
fatturazione per l’acquisto ha dei vincoli molto rigidi, ma che oggi sono il
reale, oggettivo e immediato bisogno concreto dei nostri studenti.
Forse
è necessario ricominciare ad ascoltare chi in aula ci mette piede ogni giorno.
Chi abita una casa ne conosce i limiti e le necessità e, come un buon
amministratore, sa anche fare gli investimenti migliori per tutti i suoi
membri. Forse bastava prima chiedere, così un nuovo laboratorio di scienze
tecnologicamente avanzato sarebbe potuto coesistere con un dvd “antiquato”.
Il
Sussidiario
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