La superbia, un vizio
che avvelena
il sentimento di fraternità
Alla
folla tornata in Piazza San Pietro per l'udienza generale l'invito del Papa ad
approfittare della Quaresima per lottare contro questo male, dietro il quale
"si nasconde il peccato radicale, l'assurda pretesa di essere come
Dio". Il "vero rimedio" è l'umiltà
-
di Adriana Masotti - Città del Vaticano
"La
superbia è autoesaltazione, presunzione, vanità": a questo vizio, l'ultimo
del percorso sui vizi e le virtù cominciato il 27 dicembre scorso, è dedicata
la catechesi all'udienza generale di oggi che torna in Piazza San Pietro. ".
La lettura che la precede è tratta dal libro del Siracide:
“Odiosa
al Signore e agli uomini è la superbia (…). Perché mai si insuperbisce chi è
terra e cenere? (…) Il Signore ha rovesciato i troni dei potenti, al loro posto
ha fatto sedere i miti. (Sir 10,7.9.12.14)”
Di
tutti i vizi, la superbia è "gran regina"
Nel
testo Francesco descrive il superbo: "E' uno che pensa di essere molto più
di quanto sia in realtà; uno che freme per essere riconosciuto più grande degli
altri", che disprezza ritenendoli inferiori. Nella catechesi di mercoledì
scorso, ricorda il Papa, si parlava di un vizio simile, la vanagloria, ma essa
"è una malattia infantile" se paragonata alla superbia. E afferma:
Analizzando
le follie dell’uomo, i monaci dell’antichità riconoscevano un certo ordine
nella sequenza dei mali: si comincia dai peccati più grossolani, come può
essere la gola, per approdare ai mostri più inquietanti. Di tutti i vizi, la
superbia è "gran regina". (...) Chi cede a questo vizio è lontano da
Dio, e l’emendazione di questo male richiede tempo e fatica, più di ogni altra
battaglia a cui è chiamato il cristiano.
Gesù
ci ha insegnato a non giudicare mai
Dentro
il male della superbia, prosegue il Papa, c'è "l’assurda pretesa di essere
come Dio", c'è dunque il peccato originale. Essa rovina i rapporti tra le
persone, avvelena quel "sentimento di fraternità" che dovrebbe
accomunarci tutti. Il superbo si rivela tale anche nel fisico e in particolari
atteggiamenti.
È
un uomo facile al giudizio sprezzante: per un niente emette sentenze
irrevocabili nei confronti degli altri, che gli paiono irrimediabilmente inetti
e incapaci. Nella sua supponenza, si dimentica che Gesù nei Vangeli ci ha
assegnato pochissimi precetti morali, ma su uno di essi si è dimostrato
intransigente: non giudicare mai.
L'esempio
dell'apostolo Pietro
Alla
persona superba è impossibile fare anche solo una piccola critica o
osservazione, prosegue il Pontefice, è impossibile correggerla, con lei bisogna
soltanto avere pazienza "perché un giorno il suo edificio crollerà".
E cita l'esempio dell'apostolo Pietro che, sicuro di sé, dice a Gesù: “Se anche
tutti ti abbandonassero, io no!” per poi scoprirsi pauroso come gli altri di
fronte al pericolo della morte.
E
così il secondo Pietro, quello che non solleva più il mento ma che piange
lacrime salate, verrà medicato da Gesù e sarà finalmente adatto a reggere il
peso della Chiesa.
La
salvezza passa per l'umiltà
"Vero
rimedio ad ogni atto di superbia" è l'umiltà da cui passa la salvezza e
Maria ne è un esempio. Nel Magnificat, lei rende testimonianza al Dio che
"disperde i superbi nei pensieri malati del loro cuore". Francesco
ricorda infine l'apostolo Giacomo che ad una comunità ferita da lotte intestine
causate dall'orgoglio scrive: "Dio resiste ai superbi, agli umili invece
dà la sua grazia", e conclude con un riferimento al tempo che stiamo
vivendo:
Dunque,
cari fratelli e sorelle, approfittiamo di questa Quaresima per lottare contro
la nostra superbia.
DISCORSO
DEL PAPA
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