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martedì 5 marzo 2024

IN CAMMINO VERSO IL GIUBILEO

2024 Anno della preghiera



-         di P. Giuseppe Oddone*

 

Il 2024 è stato pensato, voluto e proclamato dal Papa Francesco, domenica 21 gennaio 2024, come l’anno della preghiera, perché i credenti si preparino con un fervoroso atteggiamento interiore all’evento di grazia del Giubileo del 2025.

Per ottenere questo risultato, per approfondire le varie dimensioni dell’atto del pregare è in corso da parte del Dicastero per l’evangelizzazione la preparazione di una serie di agili sussidi curati da autori ed autrici di notorietà internazionale. Questi testi hanno lo scopo di farci entrare nell’atmosfera della preghiera, che è il respiro della nostra anima, un’ancora di salvezza per chi sta per naufragare, un tesoro immenso di ricchezze per chi è povero, una medicina per chi è malato, una via necessaria per la nostra santificazione.

Ne sono previsti otto: 1. Pregare oggi. Una sfida da vincere; 2. Pregare con i Salmi; 3. La preghiera di Gesù; 4. Viaggio in Dio. Pregare con santi e peccatori; 5. Le parabole della preghiera; 6. La Chiesa in preghiera; 7. La preghiera di Maria e dei santi; 8. La preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro”.

Al momento è uscito solo il primo sussidio, firmato dal Card. Angelo Comastri. Gli altri saranno a disposizione nei mesi successivi.

Pregare oggi. Una sfida da vincere

La prefazione di Papa Francesco Pregare oggi inizia con una splendida e profonda prefazione dello stesso Papa Francesco, datata Città del Vaticano 20 settembre 2023: “La preghiera è il respiro della fede, è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio. Non è facile trovare parole per esprimere questo mistero. Quante definizioni di preghiera, possiamo raccogliere dai santi e dai maestri di spiritualità, come pure dalle riflessioni dei teologi!”. Tuttavia, la preghiera “si lascia descrivere sempre e solo nella semplicità di coloro che la vivono”, quasi a dire che ognuno di noi ha una sua forma di preghiera, unica ed irripetibile, così come lo è ogni persona davanti a Dio. Ogni giorno – avverte Papa Francesco – dobbiamo chiedere a Gesù che prega il Padre: “Signore, insegnaci a pregare! (Lc 11,1) e “siamo invitati a diventare più umili e a lasciare spazio alla preghiera che sgorga dallo Spirito Santo. È Lui che sa mettere nei nostri cuori e sulle nostre labbra le parole giuste per essere ascoltati dal Padre. La preghiera nello Spirito Santo è quella che ci unisce a Gesù e ci consente di aderire alla volontà del Padre. Lo Spirito è il Maestro interiore che indica la strada da percorrere...”. Nello Spirito la nostra preghiera diventa anche preghiera di intercessione per le grandi sofferenze del mondo contemporaneo segnato da guerre atroci, da crisi ecologiche, economiche e sociali, dalla cultura dell’indifferenza e dello scarto. Nello stesso tempo chiediamo che “il Regno di Dio si estenda sulla terra e il Vangelo raggiunga ogni persona che chiede amore e perdono”. 

Introduzione… da leggere

Il Card. Comastri ritiene indispensabile che l’introduzione venga letta per comprendere il valore e la natura della preghiera. Egli fa riferimento al racconto di una singolare esperienza dello scrittore russo Alekxandr Solženycin, che nel 1962, nel clima della destalinizzazione, pubblica il suo primo romanzo: Una giornata di Ivan Denisovič. Viene narrata una giornata trascorsa nel lager da Ivan, una “bella giornata quasi felice”, perché grazie ad un compagno di prigionia, il giovane Aljoska, che per aver testimoniato la sua fede cristiana è stato condannato a 25 anni di lager, egli scopre il valore della preghiera. Ivan ha il suo giaciglio proprio sopra quello di Aljoska e lo ascolta mentre prima di dormire alla fioca luce della fredda baracca egli legge il Nuovo Testamento e prega. Una sera Ivan, in cui possiamo riconoscere l’autore stesso del romanzo, si sente interpellare da Aljoska: “Anche la tua anima desidera rivolgere una preghiera a Dio. Perché non lo fai?”. Ivan spiega allora perché non riesce a pregare: secondo lui la preghiera non arriva a destinazione o viene respinta, non sposta le montagne, non fa ottenere una scodella di brodaglia in più, non riduce per nulla la pena. Ma Aljoska, che forte della sua fede vive con serenità anche la sua prigionia, non si arrende alle considerazioni negative dell’amico, quasi ne prova orrore, e proclama con forza una frase che entra nella mente dell’amico: “Bisogna pregare per lo spirito, perché il Signore ci levi dal cuore la schiuma della cattiveria”. La cattiveria, l’odio, l’orgoglio sono la schiuma, la lebbra, il vero male della nostra anima; vogliamo liberarcene, ma non possiamo con le nostre sole forze senza l’aiuto di Dio.

La Parola di Dio

Occorre rivolgersi a Gesù, perché ci tocchi con la sua mano e ci guarisca:” Signore, toglici dal cuore la schiuma della cattiveria!”. I capitoli successivi I quattro capitoli che seguono sottolineano con una ricca esemplificazione la necessità della preghiera, “leva che solleva il mondo” (S. Teresa di Lisieux), vera rivoluzione che immette “uno spirito nuovo nelle forme di sempre” (David Maria Turoldo), sorgente inesauribile e necessaria di carità e di amore per i poveri (S. Teresa di Calcutta), calamita che attira a Dio e converte (Domenico Giuliotti). Siamo quindi esortati a pregare immergendoci nella Parola di Dio, guardando ad Abramo, a Mosè, ma soprattutto a Gesù. I Salmi poi sono un grande aiuto ed un modello per la preghiera: presentano l’uomo piccolo e fragile, ma capace di dialogare con Dio, di conoscerlo e di amarlo. Senza preghiera non possiamo rispondere alle domande ineludibili della nostra vita: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?

Lo dimostrano alcune testimonianze ed affermazioni del filosofo Friedrich Nietzche, di Indro Montanelli, di Pierpaolo Pasolini, i quali hanno sperimentato e descritto il vuoto del mondo moderno che si è allontanato da Dio. L’umile preghiera cristiana invece ci dà luce per conoscere Dio e noi stessi, il bene e il male e ci salva (Blaise Pascal), ci immerge nell’amore misericordioso del Padre (Parabola del figliol prodigo). Vengono infine presentati due santi, impastati di preghiera, che hanno lasciato una traccia profonda nella Chiesa e nella società: San Francesco d’Assisi e la Santa Madre Teresa di Calcutta. Riflessioni sull’introduzione di Papa Francesco Il Papa Francesco afferma che la preghiera è studiata e teorizzata da santi, maestri di spiritualità e teologi. Infatti, sono da costoro descritte tante forme e tanti gradi di orazione. In modo schematico e sommario si parte dalla preghiera vocale che sotto lo stimolo della grazia divina fiorisce sulle nostre labbra sia in forma personale sia nelle assemblee liturgiche; si giunge alla meditazione, alla riflessione sui misteri della fede, per approfondirli, amarli e praticarli. Vi è poi una preghiera affettiva che nasce spontaneamente, nella quale le ragioni del cuore prevalgono sulla riflessione della mente; ancora una preghiera contemplativa immersi in adorazione, inabissati nei misteri di Dio, tipica di tutte le anime sante. E’ un dono dello Spirito. Essa si sviluppa poi nel raccoglimento interiore, in cui lo Spirito accende una più viva percezione della presenza di Dio e risplende e dilata gli spazi dell’anima; segue una orazione di quiete, di riposo contemplativo accompagnato dal sentimento intimo dell’amore divino nel nostro intelletto, nella volontà, nella memoria. Guidati dallo Spirito si può giungere anche a più alti gradi di orazione nell’unione trasformante con l’Amato, in cui si arde incessantemente come fiamma viva dello stesso amore divino fino a giungere, secondo i mistici, a forme di innamoramento e di sposalizio spirituale, ad una costante e reciproca donazione di amore tra l’anima e il Cristo crocifisso e risorto. I santi, ma anche tante anime semplici, hanno realizzato questo cammino.

Occorre tuttavia dire che ogni grado di preghiera, compresa la preghiera vocale, può essere compenetrato da tutti gli altri, anche da quelli più alti. Aggiunge Papa Francesco che la preghiera non si lascia descrivere se non dalla semplicità di coloro che la vivono. Ogni cristiano, guidato dalla grazia divina, modella secondo la vita la propria forma di preghiera. C’è chi preferisce la recita del rosario e la meditazione dei suoi misteri, chi sprofondare nell’adorazione, chi esprimere i propri sentimenti di fede, speranza e carità, chi manifestare la propria riconoscenza o la propria offerta, chi presentare a Dio la propria gioia o la propria sofferenza, chi intercedere per i fratelli, chi pensando ai propri peccati provare pentimento e dolore, chi vivere immerso nel mistero trinitario.

Lasciarsi guidare dallo Spirito

L’importante è lasciarsi guidare dallo Spirito, senza spegnere la sua fiamma viva. Una breve conferma letteraria. Chi prega si salva, chi non prega si danna, dice un proverbio popolare. Nell’Inferno dantesco, che fissa per sempre nella lontananza da Dio, la preghiera è assente e impossibile. C’ è tuttavia un caso di sofferto rimpianto, di dolore intenso per non poter più pregare: “Se fosse amico il re dell’universo, noi pregheremmo lui de la tua pace…” (Inf. V, 92-93) dice Francesca da Rimini a Dante che prova pietà per lei. Il Purgatorio è invece come un’immensa basilica ove le anime in via di purificazione pregano tutte, nessuna esclusa: qui davvero si invoca Dio per lo spirito, perché cancelli le conseguenze della nostra umana cattiveria. La preghiera riempie il Paradiso. Assume la forma di canto, di danza gioiosa, di scintillio luminoso, di piena felicità. Cantano e danzano angeli e santi. È una lode continua per il mistero di Dio uno e trino, per l’incarnazione del Verbo, per la gloria della Vergine Maria. È solo la preghiera rivolta a Maria da San Bernardo e la sua intercessione che permettono a Dante di raggiungere il fine di tutti i suoi desideri, di concludere il suo cammino nella visione di Dio nella sua Unità, di trovare qui legato con amore in un volume il significato della sua vita lacerata da tante sofferenze, di contemplare la Trinità delle Persone, l’Incarnazione del Verbo, che inserisce la nostra natura umana nella eterna realtà divina. Riflettendo sull’esperienza di Dante e riprendendo una riflessione di Papa Francesco possiamo concludere che la preghiera cristiana è una preghiera trinitaria: sgorga dallo Spirito Santo Amore, ci immerge tra le braccia del Padre, nel cuore e col cuore di Cristo.

 

*P. Giuseppe Oddone, Assistente Ecclesiastico Nazionale AIMC

CEI-Educazione


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