Un nuovo inizio
La cosiddetta fase di ripresa e resilienza pone questioni che non possono trovare in alcuna esperienza del passato esempi, pratiche e comportamenti cui poter fare riferimento. Nell'ostinazione di voler cogliere la dimensione delle opportunità in quanto sta accadendo, credo che il lungo periodo di adattamento che ci aspetta modificherà il nostro sguardo sul mondo e sulla società.
Altro che aspirare a che tutto torni come prima! Una banale illusione
alimentata da chi ama semplificare per ottenere un facile consenso.
Occorrerà lavorare molto sull'educazione dei giovani all'ottimismo, al coraggio
- anche fisico - alla capacità di consumare in modo diverso l'uso del tempo, le
modalità di fruizione di beni e di servizi, la gestione dei rapporti di
prossimità, le modalità di spostamento, le logiche gestionali delle
organizzazioni in cui la motivazione delle persone sarà il principale asset
strategico.
Molti di noi hanno lavorato in anni recenti per formare individui e comunità in
ogni settore a non dare per scontate alcune certezze, a saper prevedere, nella
misura del possibile, le evoluzioni della realtà sociale, produttiva, politica
e al tempo stesso a familiarizzare con i sentimenti della finitezza umana,
dell'elaborazione del lutto, della perdita, dell'abbandono, senza per questo
cedere alla depressione o alla disperazione.
Un'educazione alla provvisorietà da vivere con la piena consapevolezza
di essere umili anelli di una catena che viene da lontano e va lontano e nella
quale il sentimento di resa di uno interrompe e indebolisce l'energia di tutti.
Un accorato "addio ai monti" a cui ora va unita la determinazione
di scorgerne presto altri le cui cime possiamo solo intravedere nella nebbia
che intanto avvolge il presente.
La recessione economica prevista non potrà essere compensata mai
completamente dall'intervento dell'Unione Europea sotto le molteplici forme
possibili, né da inasprimenti fiscali impensabili su strati della popolazione
già ampiamente provati durante il decennio scorso.
Occorre cominciare a parlare di riconversione industriale, concentrandosi più
sui settori strategici e meno su quelli dei beni voluttuari, prendere atto che
teatri, cinema e forme di intrattenimento in cui è impossibile attuare forme di
distanziamento sociale dovranno subire un'inevitabile sospensione.
Sarà necessario rivalutare la prospettiva del lavoro agricolo e
ambientale, con criteri innovativi, e orientarvi larga parte dei giovani a
diverso livello di professionalità, non escludendo anche la parte manuale.
Nonostante i necessari arruolamenti a tempo determinato per modernizzare la
Pubblica Amministrazone attraverso il PNRR, gli esuberi che deriveranno come
conseguenza della de-burocratizzata e di larga parte di servizi erogati online,
dovranno essere indirizzati ai settori della promozione culturale,
dell'assistenza informatica, sociale e paramedica.
Nuove prospettive si apriranno per l'accompagnamento psicologico e cognitivo
intergenerazionale, con particolare attenzione all'analfabetismo funzionale che
tocca diplomati e laureati da qualche decennio.
Il turismo dovrà rileggere la propria missione, finora fondata in larga
parte sugli arrivi dall'estero, ridimensionando i costi per cercare di
compensare con le disponibilità reddituali medie dei turisti interni.
Molti lavori cesseranno di esistere e ne nasceranno di nuovi più legati
alle esigenze primarie e di prossimità, stante anche l'invecchiamento della
popolazione italiana che tuttavia dovrà essere bilanciato da politiche
familiari atte ad incentivare la natalità, dal momento che i migranti
"economici" si ridurranno sensibilmente.
Avremo molto da imparare da paesi in cui si fa molto con molto
poco e dovremo considerare risorsa preziosa il flusso di migranti che porta con
sè quelle nuove generazioni che in Italia rimane così difficile scegliere di
concepire.
Andranno rivalutati e ripopolati i borghi abbandonati, le zone di montagna
e le grandi estensioni di terreni incolti, garantendo ai nuovi abitanti un
adeguato presidio sanitario e la piena connessione digitale.
Come in un moderno mito di Sisifo, occorrerà "ricominciare a
cominciare" tante volte, sino a quando il peso del cambiamento diventerà
familiare e la salita sempre meno ripida e sempre più sopportabile.
Solo alla fine di questo percorso di tras-formazione avremo scoperto un
mondo diverso e un modo nuovo e più umano di abitarlo.
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