fonte di crescita a tutte le età
Puntata di
Doppio Click, programma della Radio Vaticana, dedicata alla Giornata mondiale
del gioco, che si celebra il 28 maggio. Un’occasione per riflettere, anche
attraverso le parole della Bibbia e di Papa Francesco, sull’importanza della
funzione ludica, in particolare in questo tempo funestato dalla pandemia.
“Quando egli
fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando
condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando
stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i
confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come
artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni
istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli
dell’uomo. (Dal Libro dei Proverbi)”
Papa
Francesco: il gioco ci fa crescere
Papa Francesco, riferendosi alla Sapienza di Dio, nel discorso in occasione della chiusura del quarto Congresso mondiale educativo delle Scholas Occurrentes”, il 5 febbraio del 2015 descrive il gioco come un cammino educativo. “Dio giocava, la Sapienza di Dio giocava. Riscoprire il gioco come cammino educativo, come espressione educativa. Allora l’educazione non è più solo informazione, è creatività nel gioco. Quella dimensione ludica che ci fa crescere nella creatività e nel lavoro insieme”.
Dare il
meglio di sè
Il gioco non
deve essere visto come un momento in cui si manifestano solo la funzione
ricreativa e dello svago. Il suo raggio d’azione è molto più ampio. Quello del
gioco, come ricorda Papa Francesco, è anche un tempo che fa crescere. Nel
documento sulla prospettiva cristiana dello sport e della persona umana del
Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ed intitolato “Dare il meglio di sé” si sottolinea che Gregorio
Nazianzeno e altri padri della Chiesa pensarono la vita cristiana come un
gioco. Francesco, prosegue il documento "si è espresso sul tema negli
stessi termini, collegando la categoria del gioco con la gioia cristiana".
Il gioco e lo sport nelle loro dimensioni più autentiche respingono “ogni forma
di egoismo e di isolamento”. “Appartenere a una società sportiva - dice
il Pontefice il 7 giugno del 2014 rivolgendosi ai partecipanti ad un
incontro promosso dal Centro Sportivo Italiano - è l’occasione per incontrare e
stare con gli altri, per aiutarsi a vicenda, per gareggiare nella stima
reciproca e crescere nella fraternità”. “Vi auguro anche di sentire il gusto –
aggiunge il Papa - la bellezza del gioco di squadra, che è molto importante per
la vita. No all’individualismo! No a fare il gioco per sé stessi”.
Giornata
mondiale del gioco
Incoraggiare la creatività trasmettendo valori come quello del rispetto reciproco. È questa la finalità della Giornata mondiale del gioco che si celebra il 28 maggio. È stata scelta questa data perché il 28 maggio del 1987 si è costituita la International Toy Library Association. È un’occasione per ricordare che il tempo dedicato al gioco è molto importante, soprattutto per i bambini. L’articolo 31 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia riconosce il diritto del bambino al riposo e al tempo libero e di poter svolgere attività ludiche. Quello del diritto al gioco resta però, in diversi Paesi, un diritto trascurato. Il tempo disponibile per il gioco viene eroso da fenomeni come il lavoro minorile e da una quotidianità a volte troppo frenetica. Nonostante queste ed altre ombre, il gioco resta una luce in grado di abbattere muri come il razzismo e di promuovere una autentica cultura di pace. Nel videomessaggio in occasione dell’incontro virtuale organizzato dalla Fondazione Scholas Occurrentes, Papa Francesco il 5 giugno del 2020 pronuncia queste parole: “Ho visto in Scholas professori e studenti giapponesi ballare con colombiani. È impossibile? L’ho visto. E i giovani israeliani giocare con quelli palestinesi. L’ho visto. E studenti di Haiti pensare con quelli di Dubai. E bambini del Mozambico disegnare con quelli del Portogallo... Ho visto, tra Oriente e Occidente, un olivo che creava la Cultura dell’Incontro”.
“Ho visto in
Scholas professori e studenti giapponesi ballare con colombiani. È impossibile?
L’ho visto. E i giovani israeliani giocare con quelli palestinesi. L’ho visto.
E studenti di Haiti pensare con quelli di Dubai. E bambini del Mozambico
disegnare con quelli del Portogallo... Ho visto, tra Oriente e Occidente, un
olivo che creava la Cultura dell’Incontro”.
San Filippo
Neri
Gli oratori,
luogo ideale per imparare a giocare davvero. Per crescere, per alimentare la
sana convivialità, la leggerezza. Lo sapeva bene "il santo della
gioia", San Filippo Neri, che con il suo "state buoni se potete"
ha indicato una via. Una strada da percorrere, senza tornare indietro. Padre
Antonio Castagna, Preposito della Congregazione dell'Oratorio di San
Filippo Neri di Cava de'Tirreni, raggiunto telefonicamente alla Basilica
Pontificia Santuario di Santa Maria Incoronata dell'Olmo, nel corso del
programma ricorda proprio le parole del santo, ancora oggi attuali e divenute
realtà negli oratori.
Un'area
giochi... in Chiesa
Ci sono idee che conquistano i cuori e la mente. Come non dirlo dinanzi all'intuizione di un sacerdote piemontese che ha deciso di accogliere i fedeli più piccoli della sua parrocchia, realizzando un'area apposita per loro all'interno della chiesa. Una creatività e prossimità che diventa reale. Nella parrocchia di San Giulio d'Orta, nel quartiere Vanchiglietta - non lontano da Superga - don Silvano Bosa ha dunque realizzato un'area giochi per i bambini della comunità, che potranno così vivere in una dimensione a loro consona il tempo trascorso in chiesa. "L'idea è molto pratica, ha riscosso successo anche se oggi a causa delle restrizioni legate al coronavirus - spiega il parroco al microfono di Andrea De Angelis - l'area giochi è momentaneamente chiusa". Un'iniziativa che va avanti da anni e che magari vedrà prossimamente i bambini di un tempo recarsi in chiesa con i loro figli, che giocheranno nello stesso spazio in cui le mamme ed i papà di oggi si divertivano prima di loro.
Dal gioco
all’azzardo
Ma non esiste
solo il gioco che ha riflessi positivi sull’uomo. Esiste anche una forma di
gioco che incide in modo negativo. E’ il caso del gioco d’azzardo. Nella scheda
di Alessandro Guarasci, si ricorda la quotidiana battaglia, nel quartiere
romano della Magliana, di una Cooperativa che aiuta persone rimaste vittime del
gioco patologico.
Ascolta la
scheda di Alessandro Guarasci
Il percorso
terapeutico per uscire da dipendenze legate al gioco d’azzardo passa anche
attraverso un cammino di fede. È quanto sottolinea una donna, aggiungendo che
anche le testimonianze delle persone aiutano a superare questa problematica. Lo
psicologo Guglielmo Masci assicura che quasi due terzi delle
persone seguite dalla Cooperativa riescono a vincere o a contenere, in una
dimensione moderata, questa forma di dipendenza.
Il gioco
sano: un compagno in tutte le fasi della vita
Nei primi mesi
di vita di un neonato, il gioco assume un ruolo significativo per lo sviluppo
intellettivo. E concorre allo sviluppo sociale, fisico, cognitivo ed emotivo
anche dei giovani. Il rispetto di regole e la conoscenza di norme sono solo
alcuni degli aspetti associati a questa attività non secondaria nella vita di
una persona. Anche per gli anziani, l’attività ludica riveste una cruciale
funzione sociale ed è spesso un argine contro la solitudine. Il gioco rivela
inoltre aspetti del carattere che in altri ambiti non sempre sono visibili. “Si
può scoprire di più su una persona in un’ora di gioco - scriveva il filosofo
Platone - che in un anno di conversazione”. Il gioco può essere fonte di
ispirazione, un’occasione per arricchire le conoscenze. La cosa più difficile
da imparare, probabilmente, è saper perdere.
Il tempo del
gioco
Quella dei
bambini di oggi è sempre più un'agenda ricca di impegni. Il tempo per il
gioco diventa accessorio, qualcosa di cui si può fare a meno. Claudio
Puliatti, psicologo e psicopedagogista, spiega nella scheda curata da
Silvia Giovanrosa che in realtà nessuno può fare a meno di giocare. La
distinzione tra tempo per l'apprendimento e tempo per il gioco libero,
aggiunge, in realtà è poco funzionale. Spesso si comprano giocattoli ai nostri
figli pensando che siano sufficienti per giocare. Non è così. Il gioco, spiega
Claudio Puliatti, innanzitutto è una relazione.
Un altro tema
centrale, sottolinea Claudio Puliatti, riguarda la condizione che vivono
bambini meno fortunati: bambini poveri, vittime del lavoro minorile, residenti
in zone di guerra. "I bambini - conclude lo psicologo - sanno
ricavare il piacere del gioco in ogni circostanza". "Noi adulti
abbiamo la responsabilità di garantire loro il diritto al gioco. Ed oggi più
che mai, dobbiamo assicurare ai bambini il diritto alla relazione, alla
sicurezza ed alla pace".
Si chiama
“Fraternopoly” ed è una versione rivisitata del celebre gioco
Monopoly: vince chi condivide di più e non chi accumula proprietà. Lo
hanno creato i ragazzi dell’oratorio di Nembro, terra più colpita nella prima
ondata del Covid. Il gioco si ispira all'enciclica Fratelli tutti. Il regolamento prevede fino a cinque
giocatori, uno per Continente. Chi finisce sulla casella del Continente ottiene
un gettone colorato che non costa nulla. Ogni Continente ha delle risorse, non
denaro ma cibo, tecnologia, cultura, forza lavoro, conoscenze nel campo della
medicina. Qualcosa da condividere per il bene di tutti. L'obiettivo finale non
è il profitto, ma lo scambio e l'aiuto.
Il gioco e
il post pandemia
In questo tempo
segnato dalla pandemia, il momento del gioco è stato condizionato in varie
regioni del mondo da lockdown, dal distanziamento e dalle misure per il
contrasto e il contenimento della diffusione del coronavuirus. In molti Paesi
il ritorno verso la normalità, grazie anche alla campagna di vaccinazione, è
un’occasione per ricostruire il tessuto sociale, lacerato dalla pandemia, anche
attraverso il gioco. Le attività ludiche possono infatti aiutare a recuperare
la socialità perduta, a vivere attraverso momenti di svago la bellezza del
confronto con l’altro. Non si tratta di un ambito legato solo al mondo dei
bambini. “Nell’uomo autentico - affermava il filosofo Friedrich Nietzsche - si
nasconde un bambino che vuole giocare”. Aggiornando questa frase ai nostri
tempi si può aggiungere che si nasconde un bambino desideroso, dopo la
pandemia, di tornare a giocare.
La puntata
numero 82 di Doppio Click è stata realizzata da Andrea De Angelis, Silvia
Giovanrosa, Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco.
CLICCA
QUI PER ASCOLTARE IL PODCAST DELLA PUNTATA DI DOPPIO CLICK
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