PRIMI BILANCI DI FINE ANNO SCOLASTICO
Si
avvicina la chiusura di quest’anno scolastico caratterizzato dalla pandemia.
«In questi mesi – ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi –
abbiamo utilizzato la Dad non in alternativa alla presenza ma in alternativa
alla totale assenza, perché molti ragazzi non avrebbero avuto nessun
collegamento con la scuola. Questo strumento è cambiato, si è evoluto. Abbiamo
imparato a usare gli strumenti, tutti noi». Ma davvero è così?
Premesso che per gli adolescenti mantenere i contatti interpersonali attraverso
il web è molto più naturale che per gli adulti, la Dad interpone un filtro tra
sé e l’altro, fino a crearsi un’identità fasulla e a favorire il proprio ritiro
sociale. «In un anno migliaia di bambini e adolescenti sono rimasti fuori dalla
scuola. È la più grande emergenza educativa della storia che ha ampliato il
divario tra le famiglie più ricche e quelle più povere, tra i bambini che
abitano nelle aree urbane e quelle rurali, tra i minori con disabilità e
quelli senza. Infatti la Dad racconta storie di dispersione scolastica che
arrivano da tutto il Paese, da Nord a Sud e che ha cambiato faccia alla scuola.
Il dato Ipsos è di 34mila ragazzi dispersi. Sono dati spaventosi sottolinea
l’Agesc ma i numeri racchiudono tante storie. Da chi si è smarrito nella
solitudine a chi ha avuto problemi di connessione, da chi ha pagato la
lontananza dalla scuola e dai compagni fino a chi è stato “giustificato” dalla
promozione certa. Un tasso di dispersione che è raddoppiato rispetto al 2019
(27 % contro 13%).
Secondo
i dirigenti scolastici i ragazzi hanno perso motivazioni, sono caduti
nell’ansia e nella depressione e non ci sono colpe specifiche. Storie di
professori che hanno inseguito con ogni mezzo i loro alunni (chat, social) e
altri che si sono dovuti rassegnare per colpa dei genitori che non mandavano i
figli per paura del virus.
Ma
il grosso problema riguarda i ragazzi con disabilità perché i livelli di
partecipazione sono diminuiti sensibilmente, oltre il 23% (circa
70mila) non ha preso parte alle lezioni.
Tale
quota cresce nelle regioni del Sud dove si attesta al 29%. Gli altri studenti
che non partecipano costituiscono invece 1’8% degli iscritti. Anche in questo
caso si riscontrano ampie differenze territoriali: le regioni del Centro si
distinguono per la più bassa percentuale di studenti esclusi (5%) mentre nel
Sud del Paese la quota risulta quasi raddoppiata (9%). Quali i motivi: la
gravità della patologia (27%), la mancanza di collaborazione dei familiari
(20%) e il disagio socio- economico (17%). Ma perché la Dad contribuisce
all’isolamento? Perché lo spazio virtuale differisce dallo spazio fisico,
perché non vengono attivati i neuroni cerebrali, chiamati Gps, che
contribuiscono alla nostra memoria autobiografica e al nostro senso di
identità.
Ma
c’è un altro aspetto della comunicazione interpersonale, forse più sottile ed
intimo, riguardante la percezione visiva della mimica facciale e gestuale
e la percezione acustica della voce dell’altro. Attraverso la connessione
digitale esiste sempre un ritardo, per quanto minimo, tra la trasmissione e la
ricezione del segnale, quindi tra le espressioni mimiche, i gesti e l’emissione
della voce di chi parla e la relativa percezione da parte dell’interlocutore. L’Agesc
chiede di agire in fretta, con soluzioni strutturali e globali non fantasiose
(vedi i banchi a rotelle) ma in modo strutturato e globale, per garantire che
non siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa pandemia. Occorre
un grande lavoro di recupero nei prossimi anni e i testi del ministero parlano
di un lavoro da fare per cinque anni di fila. Ma sono gli stessi studenti a
sentirsi impreparati oltre che stanchi, incerti, preoccupati e ansiosi. C’è chi
spera nel Recovery Fund per la lotta alla dispersione, speriamo che il Piano
Estate abbia effetti efficaci, positivi e benefici.
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