per costruire il futuro
In
vista della festa della mamma, domenica 9 maggio, Save the Children pubblica il
Rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021”, fotografando una
situazione che si è aggravata durante la pandemia e le conseguenze sulla
denatalità già vissuta dal Paese
- Debora Donnini –
C’è
un’emergenza cruciale in Italia e ha un nome: denatalità. La pandemia l’ha
aggravata ma già imperversava: le nascite in Italia continuano a calare e
relativamente all’anno scorso, il 2020, il tasso di fecondità è sceso
ulteriormente a 1,24 figli per donna. In una parola: non si garantisce il
ricambio generazionale che avrebbe bisogno di un 2,1%. Anche se si volessero
prendere in considerazione solo i dati economici, è troppo basso per il
sistema-Paese. Ma andrebbe anche rilevata la gioia che si sperimenta nella
donazione di una nuova vita che apre orizzonti di eternità.
La
questione natalità
Citati
nel Rapporto di Save the Children, sono gli stessi dati statistici
- dell’Istat, dell’Inps, di Eurostat e altri - a fotografare un’Italia dove la
maternità viene ritardata o a cui spesso si rinuncia. E sono sotto gli occhi di
tutti le varie difficoltà che contribuiscono a questo inverno demografico, come
lo stesso Papa Francesco l’ha più volte definito. Dal report
dell'Istat sugli indicatori demografici 2020, reso noto qualche giorno fa, le
nascite risultano pari a 404mila mentre i decessi raggiungono il livello
eccezionale di 746mila. Ne consegue una dinamica naturale - nascite/decessi -
negativa nella misura di 342mila unità: in sostanza, 7 neonati e 13 decessi per
mille abitanti.
Le
Equilibriste
Lo
snodo della natalità, della possibilità di crescita del Paese e di
sostenibilità di welfare e pensioni, passa inevitabilmente per un altro grande
tema dei giorni nostri: quello delle madri e del sostegno imprescindibile per
invertire la rotta. Il titolo del rapporto di Save the Children “Le
Equilibriste: la maternità in Italia 2021” fotografa già solo con la parola
“equilibriste” la condizione delle mamme italiane, che sono poco più di 6
milioni su una popolazione in calo, di 59 milioni e 259mila. Poche mamme, che
fanno sempre meno figli e hanno il primo figlio sempre più tardi - in Italia il
triste il primato delle più anziane d’Europa alla nascita del primo figlio con 32,2
anni contro una media di mamme in UE di 29,4 - e che, come emerge dai dati,
sono effettivamente poco sostenute.
Le
difficoltà
Basti
pensare che nell’anno del Covid, in Italia su 249 mila donne che nel corso del
2020 hanno perso il lavoro, ben 96 mila sono mamme con figli minori e, tra
queste, 4 su 5 hanno figli con meno di 5 anni. Una maternità ritardata o non
praticata, per l’Organizzazione, “spesso a causa dell’impossibilità di
conciliare vita familiare e lavorativa”. Ma non è solo questo. L’impatto della
pandemia ha complicato le cose. Tra lavoro, cura dei figli piccoli e didattica
a distanza, l’impegno si è moltiplicato, senza contare la dose di stress tanto
che nel rapporto si parla proprio di “stress da conciliazione” che, in
particolare, “è stato massimo tra i genitori che non hanno potuto lavorare da
casa, né fruire dei servizi (formali o informali) per la cura dei figli: si
tratta di 853 mila nuclei con figli 0-14enni”. “Le mamme in Italia hanno pagato
e continuano a pagare un tributo altissimo a queste emergenze” mette in luce
Antonella Inverno, responsabile Politiche per l’infanzia di Save
the Children, ricordando la situazione vissuta con “i bambini a casa,
il crollo improvviso del welfare familiare, dovuto alla necessità di proteggere
i nonni dal contagio, il carico di cura” e altro. “Le misure per creare
un ambiente più favorevole alle mamme possono essere molte e coinvolgere
diversi settori dell’intervento pubblico, su vari livelli di governo – spiega
l’Organizzazione nel suo Rapporto – ma devono seguire una politica organica per
essere realmente efficaci”.
Sostegno
per i figli
Lo
sguardo viene anche allargato ai provvedimenti presi dal governo in tempo di
pandemia e alla strada futura da percorrere. I decreti Cura Italia e Rilancio
(e successivamente il DL 30/2021) sono andati a sostegno dei genitori
lavoratori essenzialmente con l’introduzione di due misure: un congedo
parentale straordinario e un bonus baby-sitter. Per il congedo straordinario,
le donne che hanno fatto richiesta sono state quasi 4 su 5, il 78% dei
richiedenti. A breve, si nota ancora, nel nostro Paese verrà introdotto
l’assegno unico e universale approvato con legge delega il 30 marzo scorso, una
misura di sostegno economico per i figli a carico che rappresenta il primo
pilastro della più ampia riforma disegnata con il Family Act. “Una grande
occasione – nota l’Organizzazione - per imprimere una spinta decisiva alle
politiche a sostegno dei bambini e dei genitori, rispetto alla quale dobbiamo
scongiurare il rischio che scoraggi l’occupazione femminile. Per questo sarebbe
necessario introdurre anche una maggiorazione per il secondo reddito, che si
applicherebbe a circa 4 milioni di famiglie dove entrambi i genitori lavorano”.
Al
Nord le regioni più mother friendly
Il
Rapporto, giunto alla sesta edizione, include come ogni anno, l’Indice
delle Madri che, elaborato dall’Istat per Save the Children,
identifica le Regioni in base al loro impegno sul fronte maternità. Valutando
la condizione delle madri in tre diverse aree: quella della cura, del lavoro e
dei servizi. Anche quest’anno, sono le regioni del Nord ad essere più mother
friendly. Le Province Autonome di Bolzano e Trento seguite da Valle d’Aosta
ed Emilia-Romagna, le più virtuose, mentre fanalino di coda sono Campania,
Calabria, Sicilia e Basilicata.
Francesco aprirà gli
Stati Generali della Natalità
Proprio sul tema
dei figli, venerdì prossimo il Papa aprirà gli Stati generali della natalità,
organizzati dal Forum delle Associazioni Familiari. Interverrà anche il
presidente del Consiglio, Mario Draghi. Si svolgeranno prevalentemente on line.
Il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, presenterà dati inediti e
proiezioni sulla natalità in Italia nei prossimi decenni. Tre i tavoli
tematici: uno dedicato al mondo delle imprese, uno alle banche e alle
assicurazioni, uno al mondo dei media, sport e spettacolo. Un segno
dell’attenzione crescente per affrontare una realtà, quella della natalità, che
non si può più procrastinare.
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