- di Rocco Gumina *
Dalla lunga gestazione del DDL Zan alle infinite discussioni sulle unioni civili, dalle aggressioni omofobe alle incomprensioni causate dal termine gender, dal ruolo delle donne nella nostra società ad una falsa e spesso dannosa idea di mascolinità, in Italia si avverte il bisogno di cammini educativi rivolti a tutte le fasce d’età che permettano una comprensione profonda di tali temi. La finalità di simile operazione dovrebbe essere connessa al tentativo di far chiarezza a partire dalle fondamenta delle questioni le quali, oltre ad animare il dibattito pubblico, nella maggior parte dei casi scadono in derive ideologiche slegate dal nocciolo dell’argomento
Genere e disuguaglianze
Con il libro Fare la differenza. Educazione di genere
dalla prima infanzia all’età adulta (Il Mulino, 2019), la
professoressa Rossella Ghigi, sociologa della famiglia e delle differenze di
genere all’Università di Bologna, offre un valido contributo alle famiglie,
agli insegnanti, agli educatori, agli amministratori pubblici e a tutti i
soggetti interessati per districarsi e orientarsi in merito ad una serie di
tematiche inerenti all’educazione di genere. Proprio quest’ultima rappresenta
il cuore della ricerca dell’autrice per la quale il genere nell’educazione «fa
riferimento a un’attività consapevolmente intrapresa per sollecitare
competenze, offrire risorse, mediare la conoscenza in un’ottica di genere» (p.
9). Inutile negarlo, nella nostra società esistono veri e propri muri che
investono il mondo della famiglia, del lavoro, della cultura tanto da originare
delle diseguaglianze che l’educazione di genere può limitare e contrastare. È
chiaro che la scuola, secondo la Ghigi, ha forse più delle altre agenzie
educative il compito di «far emergere specificità e talenti, alimentare
competenze nella selezione e nel vaglio critico delle informazioni, offrire gli
strumenti per costruire una società più egualitaria e inclusiva» (p. 12).
Tuttavia non si tratta soltanto di inserire nel piano di studi l’ora di
educazione di genere bensì di rileggere globalmente tutti i contenuti
curriculari con una visione attenta al genere. Dalla storia alla letteratura,
dalla religione all’arte, dalla musica alla filosofia necessita uno studio più
interessato alle dinamiche di genere per favorire un pensiero che oggi possa
promuovere la parità fra i sessi.
L’importanza
dell’educazione di genere
Il punto di partenza dell’autrice è la funzione
dell’educazione chiamata a rivestire un ruolo indispensabile per guidare le
giovani generazioni verso una maggiore consapevolezza dell’importanza della
parità fra i generi. Il problema, ancora presente nelle nostre comunità, è
legato al fatto che siamo portati a ricondurre la maschilità e la femminilità a
caratteristiche e propensioni che nella maggior parte dei casi sono stereotipi
alimentati da alcune forme e modalità di apprendimento sociale veicolate in
famiglia o tramite la TV e i social. Ad esempio, la relegazione delle donne
alla sfera della cura domestica e familiare ha comportato la loro quasi totale
esclusione dal mondo della politica e in genere del potere pubblico e privato.
Ciò ha nutrito tutta una gamma di diseguaglianze diffuse in larghi strati della
nostra società. Invece, a parere della Ghigi, l’educazione di genere propone un
modello comunitario dove «venga dato riconoscimento alle donne lavoratrici e in
cui ci sia una più equa distribuzione del lavoro domestico» attraverso una
rinegoziazione di «significati che spesso diamo per acquisiti. Si tratta di
stimolare un punto di vista critico sull’ovvietà» (p. 46).
Biologia, cultura, differenza
I diversi studi citati dall’autrice mostrano come la gran
parte delle differenze fra uomo e donna non sono dovute al dato biologico bensì
a quello culturale pertanto occorre un investimento educativo sulle pari
opportunità che attraversi ambiti come il mercato del lavoro, la cura
domestica, l’impegno nella società. Nondimeno, la radice e la finalità di simile
opera non potrà coincidere con una mera rivendicazione dell’uguaglianza bensì
occorrerà collocare la differenza sotto una nuova luce quella del rispetto e
dell’interazione fra le reciproche diversità. Infatti, diverse esperienze di
educazione di genere mirano a riprendere «il tema del maschile come visione
parziale e non universale del mondo, e a indagare i vincoli e le rigidità della
socializzazione alla virilità, soprattutto in adolescenza» (p. 63). Inoltre è
utile ricordare che tali acquisizioni sono importanti al fine di ricomprendere
tanto l’eterosessualità quanto l’omosessualità.
Il testo di Rossella Ghigi si pone come uno strumento valido
per le comunità educanti tutte. Si tratta di una rigorosa introduzione ad una
questione che nessun segmento della nostra società potrà più eludere. Il libro
manifesta chiaramente come ogni percorso legislativo volto a favorire le pari
opportunità deve essere radicato e finalizzato in un’ottica che al contempo è
educativa e culturale. Il nostro Paese, specie al Sud, ha bisogno di una
rinnovata consapevolezza associata all’educazione di genere che oltre a
garantire uguali dignità fra donne e uomini potrebbe rappresentare un’occasione
di sviluppo sociale, economico e politico delle nostre comunità.
R. Ghigi, Fare
la differenza. Educazione di genere dalla prima infanzia all’età adulta, Il
Mulino 2019, pp. 135, 11,00 euro.
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