CI VUOLE
UN BAMBINO
PER FARE
UN VILLAGGIO
-di Italo Fiorin
Il Service-Learning non educa solo alla assunzione personale di responsabilità, ma alla collaborazione, come metodo di affronto dei problemi e come valore. Intorno ad un progetto sono convocati tanti attori, ciascuno con un proprio contributo da offrire. Il SL possiamo immaginarlo anche come un ponte, che fa incontrare non solo persone, ma anche associazioni, centri culturali, istituzioni. Conosciamo tutti il proverbio africano: Ci vuole un villaggio per educare un bambino’. Sappiamo, però, che spesso questo villaggio educativo non esisiste, che l’alleanza tra scuola e comunità sociale è andata in frantumi. L’individualismo si accompagna alla solitudine.
La scuola sente il peso di una responsabilità educativa che
troppe volte non è condivisa. Ma chiudersi dentro le quattro pareti dell’aula,
dedicarsi anima e corpo alla relazione educativa e didattica, quasi astraendosi
dal contesto sociale, come dentro un’isola felice, non ha senso, non ha
prospettiva.
I ragazzi non si
proteggono dentro il recinto di un ambiente artificiale, bisogna rovesciare la
logica.
La scuola ha una
funzione, oggi più che nel passato, di rammendo, di ricostruzione di un tessuto
logorato, di rigenerazione della comunità.
E sono proprio gli
studenti i protagonisti di questa ricostruzione.
Il Service-Learning ci
insegna che bisogna capovolgere il proverbio. Ci vuole un bambino, un ragazzo,
per educare il villaggio. Perché sono i giovani che possono prendersi cura, e
catalizzare le persone, le istituzioni, le associazioni perché si ricostruisca l’insieme,
il noi.
Il Service-Learning
supera l’idea del ‘sistema educativo’, un mondo specializzato, artificiale e
formale, per promuovere un eco-sistema educativo.
Nelle tante esperienze
realizzate vediamo la presenza di una molteplicità di soggetti, genitori,
anziani, volontari, amministratori, oratori, associazioni…, convocate
dall’iniziativa degli studenti. E tutto questo allarga di significato quello
che chiamiamo curricolo, intendendo per curricolo il percorso intenzionale di
accompagnamento degli studenti.
Il modello di
riferimento, il sogno che è necessario per far scaturire i progetti, è quello
della città educativa. La città educativa è lo spazio nel quale si incontrano,
mescolano, contaminano, apprendimenti formali e non formali, docenti,
educatori, genitori, studenti…, in un dialogo intergenerazionale e
interculturale. Si rammenda, si fa rete, si consolida e allarga la rete, la
realtà si trasforma.
Oggi comprendiamo con
maggior chiarezza che nessun soggetto educativo basta a se stesso e può operare
in solitudine.
La rivoluzione del
Service-Learning non è principalmente didattica, anche se la didattica viene
inevitabilmente rinnovata, ma, prima di tutto, è educativa.
I.Fiorin, Oltre l'aula. La proposta pedagogica del service Learning , ed. Mondadori
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