il mistero più
profondo della nostra fede!
Carissimi sci dell'AIMC,
Vi
rivolgo con fraterno affetto l’augurio di un lieto e Santo Natale, riportando
questi pensieri, che esprimono bene il mistero di Dio che viene ad abitare tra
noi, per trasformare la nostra vita. Essi interpretano bene la fede cristiana,
nella tradizione religiosa viva fin dai primi tempi della Chiesa.
Il
mistero del Natale, dell’Incarnazione del Figlio di Dio, ci proietta all’inizio
di tutta la vicenda umana di Gesù, concepito nel grembo di Maria, nato a
Betlemme, vissuto a Nazareth nel nascondimento, annunciatore dell’avvento del
Regno di Dio nella sua persona, morto sulla croce a Gerusalemme e risorto ed
asceso al cielo.
Il
Santo Natale si può considerare anche come il punto estremo dell’abbassamento
di Dio fino al vagito di un neonato bisognoso di tutto e nello stesso tempo il
mistero più profondo per la nostra comprensione del Suo amore.
Ricordo
la conclusione della Divina Commedia: Dante contempla il mistero dell’Unità di
Dio e della Santa Trinità delle Persone; poi fissa più a lungo il secondo
cerchio trinitario (il Figlio), quello riflesso dal primo (il Padre), e al suo
interno gli appare raffigurata, con lo stesso colore della natura divina,
l’immagine di un uomo. E si concentra tutto in essa, nella persona del Cristo,
nel figlio di Maria.
Dante
non lo dice espressamente, ma ritiene che il farsi uomo del Verbo è la realtà
più alta, la sintesi della nostra fede: sente il brivido emotivo della sua
intelligenza che cerca di capire come un uomo, Cristo, si adatti al cerchio
divino e come possa trovare posto in esso: come il volto di Dio sia il volto di
Gesù di Nazareth, nato a Betlemme dal grembo di Maria, paradiso terrestre in
cui si riaccese l’amore divino per noi, morto sul Golgota sotto Ponzio Pilato,
risorto e salito al cielo dal monte degli Ulivi. Ma la sua ragione, nonostante
tutto lo sforzo, non è adeguata a comprendere: una improvvisa folgorazione, un
lampo di luce divina realizza il suo desiderio di immergersi nel mistero di
Cristo, il Verbo fatto carne, il figlio di Maria, termine estremo di tutti i
suoi desideri. Solo dopo aver essere stato folgorato dal volto umano e divino
di Cristo il poeta si sente pienamente appagato nella sua brama di conoscenza e
nella sua volontà, inserito armonicamente nella vita di Dio, come una ruota che
gira senza strappi in un moto circolare uniforme, mosso da “l’amor che muove il
sole e l’altre stelle”.
Ma
il Santo Natale non è solo un brivido per la nostra intelligenza e una
folgorazione di grazia, è anche un momento di dolcezza e di gioia interiore, un
momento di fraternità e di pace, perché ci rivela Dio che ci viene incontro,
che si abbassa fino ad un bambino che non sa parlare, che si fa carne, essere
fragile e debole, Lui che è la Parola eterna del Padre e l’Onnipotente.
Egli
viene a chiedere il nostro amore per renderci partecipi della sua vita
immortale, diventa figlio della nostra terra, per darci la vita del cielo, per
comunicarci la sua stessa natura. Possa davvero il Santo Natale essere per noi
credenti una festa che ci invita a gioire insieme nelle nostre famiglie e
comunità, a salire e scendere con la nostra intelligenza ed il nostro amore sul
Figlio dell’Uomo, su Gesù Bambino, Verbo fatto carne, che inserisce la nostra
natura e la nostra storia nel mistero trinitario dell’unico Dio!
È
passato quasi un anno dall’ultimo Congresso nazionale AIMC. È anche questa
un’occasione per valutare alla luce della fede il bilancio del positivo lavoro
svolto nelle varie iniziative culturali ed associative, per correggere i nostri
limiti, migliorando i rapporti interni con una informazione più puntuale tra
centro e periferia e viceversa, rafforzando il senso di unità dell’AIMC su
tutto il territorio nazionale. Dobbiamo rinnovare il nostro progetto cristiano
nella scuola, ascoltando il messaggio della Chiesa di oggi che ci invita
all’unità interna, alla sinodalità ed al dialogo con le altre associazioni
cristiane, al rispetto al creato, alla preparazione dell’anno santo 2025.
Questo è in sostanza il nostro carisma ecclesiale, abbozzato dai fondatori
dell’AIMC: non è un’idea, ma un evento, cioè un immergersi concretamente e
quotidianamente nell’attività educativa, al servizio degli alunni, in
particolare nelle scuole dell’infanzia e nella primaria, con la nostra
professionalità e la nostra personale e convinta testimonianza del Vangelo.
P. Giuseppe Oddone, assistente ecclesiastico
nazionale AIMC
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