- II
Domenica d’Avvento, B
- Vangelo: Mc
1, 1-8
Commento del card. GB Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme
Nei
momenti difficili, quando si attende e si spera in un aiuto che in qualche modo
verrà, c’è sempre qualcuno che vede per primo la via della salvezza.
Qualcuno
che ha affinato lo sguardo del cuore, che ha attinto da parole che vengono da
lontano e per questo solo capaci di illuminare un nuovo tratto di strada.
Costui
ha un compito preciso e fondamentale: avvisare tutti di ciò che sta avvenendo,
perché anche quelli che ancora non vedono, possano rendersi conto, aprire gli
occhi, svegliarsi dal loro torpore. Possano risvegliare l’attesa che portano in
sé.
Il
suo compito è determinante, come quello del portinaio di cui parlava il Vangelo
di domenica scorsa (Mc 13,34): vede per primo il ritorno del padrone, e avvisa
tutti quelli che sono nella casa.
La
storia della salvezza è costellata da queste figure, da questi profeti che
annunciano il ritorno di Dio che rinnova l’alleanza con il suo popolo. Spesso
non hanno vita facile, perché aprirsi alla novità richiede una presa di
coscienza profonda di ciò che ci abita, che può non essere compresa dagli
altri. Per questo molti di loro sono stati rifiutati, esclusi; alcuni anche
uccisi.
Nel
Vangelo di oggi (Mc 1, 1-8) questo “portinaio” è Giovanni. Siamo proprio
all’inizio del Vangelo di Marco, ed è un inizio che richiama il primo inizio
della storia della salvezza. La prima parola, infatti, è proprio “inizio”,
“principio” (Mc 1,1).
La
novità vera, infatti, parte sempre da un ritorno a ciò che era in principio, a
ciò che sta alle fondamenta: è questo che i profeti sono chiamati ad indicare.
Qual
è questo fondamento, su cui poi costruire tutta la casa? Il
fondamento è la Parola che Dio ha pronunciato nei secoli e che ora si compie.
Non
una parola qualsiasi, ma la combinazione di tre brani biblici evocati e
composti insieme, per dire tutta la novità che sta accadendo: c’è il Libro
dell’Esodo (Es 23,20), dove è presentato l’angelo che Dio invia al suo popolo
per accompagnarlo e guidarlo nel cammino verso la terra promessa; c’è
l’evocazione di un versetto del profeta Malachia (Ml 3,1), che ricorda che il
popolo è in cammino non solo verso la terra promessa, ma anche verso il giorno
grande e terribile del giudizio finale. E poi c’è davvero il profeta Isaia (Is
40,3), che annuncia la liberazione dalla schiavitù e l’inizio di un nuovo
esodo, che riporterà il popolo alla terra promessa.
Tutto
questo, dunque, definisce la missione di Giovanni, che deve aprire la porta ad
una novità, ad una svolta definitiva della storia di Dio con il suo popolo:
l’annuncio di libertà che è risuonato nei secoli sta per compiersi, e non
bisogna perdere l’occasione, quel “kairos” di cui parlavamo domenica scorsa.
Giovanni
deve “solo” ascoltare la Parola e farla risuonare, farsi portavoce
dell’annuncio che ha ricevuto.
Dove
fa questo? Pur
essendo di una famiglia sacerdotale, Giovanni non va a predicare nel tempio, ma
si sposta nel deserto (Mc 1,3): non i riti, non i sacrifici daranno la
salvezza, ma la nudità di un cuore che ascolta e che si pente, la fiducia di un
cuore che tutto attende da Dio.
E
se domenica scorsa la parola chiave era “casa”, oggi la parola che più ritorna
è quella che indica il sentiero, la via, la strada: in pochi versetti (Mc 1,
2-3) ritorna 3 volte.
Per
dire che l’invito del Battista è quello di rimettersi in cammino, proprio come
fanno gli abitanti della Giudea e di Gerusalemme (Mc 1, 5), che accorrono verso
il Giordano. È un cammino fisico, il loro, ma anche un cammino interiore,
quello di chi scende nel profondo del proprio cuore e scopre la necessità e la
possibilità di pentirsi.
E
forse, proprio questo pentimento è il modo per “raddrizzare” (Mc 1,3) le vie
del Signore.
Quando
in una città arrivava l’imperatore, o un personaggio importante, si preparavano
le strade e, se era necessario, se ne facevano di nuovo: e si facevano strade
dritte, non tortuose, perché il venire del re fosse più celere e più solenne.
Questo
è l’invito del Battista, che anche oggi sembra dirci: non un re, ma il Signore
stesso sta venendo.
Egli
viene non come gli altri potenti, che vengono per esigere e per prendere: Lui,
al contrario, ci donerà il suo stesso Spirito.
Preparategli
dunque le strade, sapendo che per farlo non serve operare grandi cose, ma
semplicemente ritrovare il principio, il fondamento, ovvero il dialogo con il
Signore, che viene a rivelarci la sua via di misericordia, per aprirci la via
della conversione a Lui.
Alzogliocchiversoilcielo
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